Dal Quotidiano Sanità del 29 novembre 2023
La roadmap sulla comunicazione del rischio 2023-2028 si rivolge ai decisori politici ai responsabili della comunicazione di Istituzioni, strutture del Ssn, protezione civile fino a tutti coloro che operano nella comunicazione della Pa. Un piano che fa tesoro della lezione della pandemia da Covid 19.
Disegnare un affidabile sistema di strutture formali e procedure concordare che includano quadri giuridici e politici. Pianificare a livello nazionale le attività di comunicazione del rischio da attivare in caso di emergenza nell’ambito di un più ampio piano multirischio.
Sono queste i due obiettivi del Piano nazionale di comunicazione del rischio pandemico 2023-2028, di cui anticipiamo la Bozza, realizzato dal Dg del Dipartimento di comunicazione del ministero della Salute, con il supporto di esperti del Ministero e dell‘Iss, in linea con le indicazione di Oms ed Ecdc.
Una roadmap della comunicazione del rischio, che nasce dalla necessità di governare una gestione delle informazioni che senza dubbio è sfuggita di mano durante la pandemia da Covid: tra fake news e un eccesso di notizie spesso non autorevoli e contradditorie, l’infodemia ha colpito duro.
Il Piano, richiamando la citazione del Dg dell’Oms datata 2004, riconosce alla comunicazione del rischio un ruolo fondamentale nel controllo di una epidemia che acquisisce ”la stessa importanza del laboratorio o dell’epidemiologia”. Anche perché, si sottolinea, una “comunicazione efficace aiuta a prevenire risposte inadeguate da parte della popolazione e facilità l’adozione di comportamenti corretti”.
“La comunicazione – si legge poi nella bozza di Piano – è chiamata a svolgere anche un ruolo di ‘cerniera’ tra l’incertezza iniziale di una crisi sanitaria dovuta alla scarsità di informazioni e il progressivo consolidamento della conoscenze scientifiche e anche di contrasto alla disinformazione e alle discriminazioni”.
La formula da applicare è: costruire fiducia, comunicare l‘incertezza e mantenere credibilità/fiducia quando le evidenze cambiano; coinvolgere le comunità, coordinarsi tra istituzioni, costruire messaggi su rischi reali e percepiti, avere personale, procedure e fondi dedicati. E ancora, attivare pianificazione, monitoraggio e valutazione e promuovere la relazione con social media e media tradizionali. Infine, fornire messaggi tempestivi, chiari, empatici e coerenti.
Il Piano che fornisce quindi: un elenco di azioni da attuare per potenziare la preparazione e la risposta a una crisi; un modello per l’applicazione a livello regionale e una serie di approfondimenti sulla comunicazione del rischio.
I destinatari? Si va dai decisori politici ai responsabili della comunicazione di Istituzioni, strutture del Ssn, protezione civile fino a tutti coloro che operano nella comunicazione della Pubblica amministrazione. Le parole d’ordine: potenziare gli uffici, l’efficienza delle reti di collaborazione e la formazione degli operatori.
Il documento si divide i 4 sezioni: una introduttiva che analizza la relazione tra pandemia e infodemia, la pianificazione pandemica ed alcuni aspetti concettuali della comunicazione del rischio. Segue poi una sezione dedicata alle strutture formali e procedure concordate per condurre la comunicazione del rischio e delle funzioni da attivare nelle varie fasi e una breve sintesi della strategia, strumenti e procedure di comunicazione. La terza sezione si focalizza sulle azioni necessarie per realizzare le indicazioni del Piano e rafforzare la preparazione e si chiude poi con un capitolo dedicato al monitoraggio delle sua implementazione.
Tra gli altri obiettivi da perseguire, il Piano indica: la realizzazione di una sorveglianza integrata per patogeni emergenti che possa rilevare dati da più fonti informative distinte e integrarli per fornire un quadro chiaro e il più esaustivo possibile delle allerte potenziali sul territorio nazionale; la realizzazione di un sistema strutturato di rilevazione e analisi di allerte nazionali e internazionali con dei criteri condivisi che possano fornire una valutazione del rischio tempestiva e metodologicamente strutturata; il rafforzamento/consolidamento della funzione di previsione e realizzazione di scenari epidemici/pandemici e di valutazioni di impatto sulla salute umana e sulla tenuta dei servizi sanitari in caso di emergenza di un patogeno a potenziale pandemico; la definizione di una strategia a medio-lungo termine per la gestione delle contromisure mediche necessarie per fronteggiare una eventuale pandemia/emergenze di natura infettiva su larga scala che tenga in considerazione tanto l’efficacia che la sostenibilità; la promozione della realizzazione di esercizi di simulazione per testare e migliorare i meccanismi di allerta e risposta a livello nazionale e regionale come strumento costitutivo della pratica di sanità pubblica.