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manuela

18 Dicembre 2023

Demografia. Istat: al 31 dicembre 2022 in Italia 58.997.201 residenti, in calo di 32.932 unità. Nuovo record negativo nascite (-7.000 rispetto al 2021) e speranza di vita in crescita solo per gli uomini

Dal Quotidiano Sanità del 18 dicembre 2023

Il calo della popolazione è frutto di una dinamica naturale sfavorevole, caratterizzata da un eccesso dei decessi sulle nascite, solo in parte compensata da movimenti migratori con l’estero di segno positivo. Il nuovo record di minimo delle nascite (393mila) contrapposto a un elevato numero di decessi (715mila) genera un saldo naturale della popolazione fortemente negativo, pari a circa 322mila unità in meno

Al 31 dicembre 2022 la popolazione in Italia conta 58.997.201 residenti. Rispetto al 2021 si registra una flessione pari a -32.932 individui, a sintesi di un calo significativo dovuto a una dinamica demografica ancora negativa pari a -179.416 persone e di un recupero censuario pari a + 146.484 persone. A evidenziarlo è l’Istat nel report Popolazione residente e dinamica demografica Anno 2022.

Il calo della popolazione è frutto di una dinamica naturale sfavorevole, caratterizzata da un eccesso dei decessi sulle nascite, solo in parte compensata da movimenti migratori con l’estero di segno positivo. Il nuovo record di minimo delle nascite (393mila) contrapposto a un elevato numero di decessi (715mila) genera un saldo naturale della popolazione fortemente negativo, pari a circa 322mila unità in meno. La dinamica naturale presenta valori negativi in ogni ripartizione geografica: il tasso di crescita naturale, pari al -5,5 per mille a livello nazionale, varia dal -4,8 per mille del Mezzogiorno al -6,2 per mille del Centro. Nel complesso tutte le Regioni registrano nel 2022 una crescita naturale negativa, anche nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (-0,6 per mille), tradizionalmente caratterizzata da una natalità superiore alla media.

Nuovo record negativo per la natalità

I nati residenti in Italia sono 393mila nel 2022, con un tasso di natalità del 6,7 per mille. Si rilevano quasi 7mila nascite in meno rispetto al 2021 (-1,7%), e ben 183mila in meno (-31,8%) rispetto al 2008, anno in cui il numero dei nati vivi registrò il più alto valore dall’inizio degli anni Duemila. I nati da genitori entrambi stranieri sono 53mila e costituiscono il 13,5% del totale dei nati. L’incidenza è più elevata nelle Regioni del Nord (19,3%) dove la presenza straniera è più radicata e, in misura minore, in quelle del Centro (15,1%); nel Mezzogiorno è invece inferiore (5,4%). I nati da genitori in cui almeno uno dei partner è straniero (20,9% del totale dei nati) continuano a decrescere nel 2022, attestandosi a 82mila unità.

La diminuzione delle nascite è in gran parte determinata dal calo della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni), oltre che dalla continua diminuzione della fecondità. Nel 2022 il numero medio di figli per donna è pari a 1,24, valore in lieve calo rispetto all’anno precedente (1,25) e in linea con il trend decrescente in atto dal 2010, anno in cui si registrò il massimo relativo di 1,44 figli per donna. Il Centro presenta la fecondità più bassa, pari a 1,15 figli per donna; era 1,19 nel 2021 (Figura 3). Il Nord e il Mezzogiorno registrano nel 2022 un uguale livello di fecondità (1,26), risultato di due variazioni opposte rispetto all’anno precedente: un calo nel Nord (da 1,28 nel 2021) e un aumento nel Mezzogiorno (da 1,25). Nel Nord, dove la fecondità negli anni Duemila era aumentata, i livelli di fecondità continuano la loro discesa; al contrario, il Mezzogiorno presenta nell’ultimo anno un lieve aumento, dovuto a un recupero di progetti familiari rinviati dal biennio pandemico. Il massimo valore di fecondità (1,64), si registra nella provincia autonoma di Bolzano/Bozen, mentre la Sardegna continua a detenere il valore minimo (0,95).

Per il totale delle donne residenti, l’età media al parto rimane stabile rispetto al 2021, pari a 32,4 anni, mentre l’età media alla nascita del primo figlio si attesta a 31,6 anni. L’età media al parto è più alta nel Centro e nel Nord (32,8 e 32,5) rispetto al Mezzogiorno (32,0). In quest’ultima ripartizione si rileva sia la Regione con le madri mediamente più giovani d’Italia, la Sicilia (31,4), ma anche le Regioni con quelle più mature, la Basilicata (33,1) e la Sardegna (32,9). Queste ultime registrano anche il più basso tasso di fecondità, la cui diminuzione è legata anche alla continua posticipazione dell’esperienza della maternità che si tramuta sempre più in una definitiva rinuncia. Con riferimento alla cittadinanza, si confermano le differenze tra italiane e straniere: le prime hanno in media 1,18 figli per donna e un’età media al parto pari a 32,9 anni, le seconde hanno invece una fecondità più alta (1,86) e un’età media al parto più bassa (29,5).

Prevalente la quota femminile nella popolazione residente

Le donne, superando gli uomini di 1.367.537 unità, rappresentano il 51,2% della popolazione residente. Il rapporto di mascolinità (che esprime il rapporto percentuale tra le componenti maschile e femminile della popolazione) è pari a 95,5 uomini ogni 100 donne. Il peso della componente femminile è progressivamente maggiore man mano che cresce l’età, per via della maggior longevità femminile. Se nelle classi di età più giovani (fino alla classe 35-39 anni) si registra una leggera prevalenza della componente maschile, si raggiunge l’equilibrio tra i sessi nella classe 40-44 e, progressivamente, si rileva una presenza sempre maggiore di donne a partire dalla classe 45-49 che esplode tra i grandi anziani: nella classe 80-84 anni le donne sono il 58,0%, fino ad arrivare al 69,9%, al 77,9% e all’83,3%, rispettivamente, nelle classi 90-94, 95-99 e 100 e più. Come nel 2021, tra le Regioni il rapporto di mascolinità più alto si registra in Trentino-Alto Adige (97,7), quello più basso in Liguria (92,9) che è anche la Regione con il più alto indice di vecchiaia. A livello locale il rapporto di mascolinità può risultare superiore a 100. Tale circostanza si verifica in poco più di un terzo dei Comuni (contro il 23,5% del 2011), perlopiù in piccoli e piccolissimi centri. È il caso, ad esempio, di Salza di Pinerolo che, con appena 67 residenti, ha il rapporto di mascolinità più alto di Italia (191,3).

Prosegue l’invecchiamento della popolazione

A fine 2022 l’età media è pari a 46,4 anni per il totale della popolazione (47,8 anni per le donne 44,9 anni per gli uomini). Rispetto al 2021, quando l’età media era pari a 46,2 anni si consegue un ulteriore passo in avanti nel processo di invecchiamento della popolazione. Rispetto all’anno precedente diminuisce di poco il peso percentuale degli individui in età 0-9 anni e quello degli individui in età 35-49 anni. Aumenta, invece, di poco quello degli individui in età 55-79 anni. L’invecchiamento della popolazione è un processo che accomuna tutte le realtà del territorio pur in presenza di una certa variabilità. La Campania, con un’età media di 43,9 anni (era 43,6 nel 2021), continua a essere la Regione più ‘giovane’ mentre la Liguria, con un’età media di 49,5 anni (era 49,4 nel 2021) si conferma quella più ‘anziana’.

Orta di Atella (CE) si conferma il Comune più ‘giovane’ d’Italia con un’età media di 36,9 anni (era 36,6 nel 2021), mentre Ribordone (TO), un Comune con appena 50 abitanti, è quello con l’età media più alta, pari a 65,5 anni. Il progressivo invecchiamento della popolazione, ben visibile nella piramide delle età, è ben evidenziato anche dal diretto confronto tra la numerosità degli anziani e quella dei giovani. Continua, infatti, a crescere l’indice di vecchiaia (che misura il numero persone di 65 anni e più ogni 100 giovani di 0-14 anni) che passa dal 187,6% del 2021 al 193,1% del 2022 (era pari al 148,7% nel 2011). Valori più bassi di tale indicatore afferiscono alla Campania e al Trentino-Alto Adige (rispettivamente 148,6% e 150,8%), mentre il valore più alto si registra in Liguria (270,8%).

Nel 2022 la speranza di vita alla nascita evidenzia un valore di 80,6 anni per gli uomini e di 84,8 anni per le donne a livello nazionale. Rispetto al 2021 solo gli uomini presentano progressi, grazie a un incremento di circa 4 mesi di vita in più. Per le donne, invece, il valore della speranza di vita alla nascita rimane invariato. I livelli di sopravvivenza del 2022 risultano però ancora più bassi rispetto a quelli del periodo pre-pandemico, con una speranza di vita alla nascita inferiore di circa 6 mesi rispetto al 2019, sia tra gli uomini sia tra le donne. Nel Nord la speranza di vita alla nascita è di 81,0 anni per gli uomini e di 85,2 anni per le donne; i primi recuperano circa due mesi e mezzo sul 2021, mentre le seconde ne perdono uno. La Provincia autonoma di Trento è l’area del Paese, tra le Regioni, con la più alta speranza di vita alla nascita sia tra gli uomini (82,1 anni) sia tra le donne (86,3). Le Regioni del Centro, tranne che per le donne residenti in Umbria, presentano un uniforme incremento di sopravvivenza, anche se lieve, rispetto al 2021: per gli uomini l’incremento è di circa 4 mesi, mentre per le donne di circa 2 mesi e mezzo.

Il Mezzogiorno evidenzia a sua volta incrementi sul 2021 in linea con quelli del Centro, ma rivela al suo interno una situazione più eterogenea. In alcune sue Regioni si registrano incrementi superiori al mezzo anno di vita (in Puglia e in Molise, in quest’ultimo caso limitatamente agli uomini), in altre si assiste a un peggioramento della situazione, in particolare in Sardegna, dove gli uomini perdono circa mezzo anno di vita e le donne circa uno. La Campania, con valori della speranza di vita alla nascita di 79 anni per gli uomini e di 83,1 per le donne, resta la Regione dove si vive meno a lungo

Segnali positivi si registrano per i movimenti migratori, mostrando, rispetto al 2021, incrementi moderati nei flussi migratori interni e incrementi più marcati per le iscrizioni dall’estero, cui si accompagna una riduzione dei flussi in uscita dal Paese. La differenza tra entrate (411mila) e uscite (150mila) con l’estero restituisce un saldo migratorio netto pari a +261mila, il più alto osservato negli ultimi 11 anni. Il tasso migratorio con l’estero, pari al 4,4 per mille in media nazionale, varia dal 3,2 per mille del Mezzogiorno al 5,1 per mille del Centro. I movimenti tra Comuni hanno coinvolto 1 milione 471 persone, il 3,4% in più sul 2021. Il Nord, con un saldo migratorio interno positivo di 58mila unità, conferma la propria vocazione di area più attrattiva del Paese, mentre prosegue la perdita di popolazione nel Mezzogiorno (-67mila). La popolazione di cittadinanza straniera, pari a 5 milioni e 141mila unità al 31 dicembre 2022, è in aumento di 111mila individui sull’anno precedente (+2,2%), raggiungendo un’incidenza sulla popolazione totale dell’8,7%.

Nel 2022 la dinamica naturale della popolazione straniera residente è ampiamente positiva in tutte le Regioni, ma in calo rispetto agli ultimi anni. La diminuzione, sia dei nati stranieri (53mila, -6,8% rispetto al 2021) sia dei decessi di stranieri (10mila, -1,3%), determina un saldo naturale di 43mila unità che, seppure positivo, si riduce del 7,9% rispetto al 2021 e del 22,1% rispetto al 2019. Tra gli stranieri risultano in ripresa le immigrazioni (336mila, +38,1% sul 2021) e in calo le emigrazioni (51mila, -20,9%), producendo un saldo migratorio con l’estero, ristretto ai soli cittadini stranieri, di 286mila unità. In termini di bilancio ottenuto nell’anno, le acquisizioni della cittadinanza italiana rappresentano una significativa voce in uscita per la popolazione straniera, in entrata per quella italiana: nel 2022 se ne contano 214mila, il 76,0% in più rispetto al 2021.

Decessi ancora sopra quota 700mila e speranza di vita in crescita solo per gli uomini

Nel 2022 i decessi sono stati 715mila, 342mila (il 48%) dei quali hanno interessato gli uomini e 373mila le donne (il 52%), per un tasso di mortalità complessivo pari al 12,1 per mille. Rispetto all’anno precedente il numero dei morti cresce di quasi 14mila unità con un incremento pari al 2%, in linea con l’intrinseca tendenza all’aumento, sottostante il progressivo invecchiamento della popolazione. Il più alto numero di decessi si è avuto durante i mesi più rigidi, gennaio e dicembre, e nei mesi più caldi, luglio e agosto. In questi soli quattro mesi si sono rilevati 265mila decessi, quasi il 40% del totale, dovuti soprattutto alle condizioni climatiche avverse che hanno penalizzato, nella maggior parte dei casi, individui anziani e/o fragili dal punto di vista delle condizioni di salute. Nel frattempo, infatti, cresce sempre più il processo di compressione della curva di mortalità nelle età molto anziane. Oltre 472mila deceduti, due su tre, presentano un’età maggiore o pari agli 80 anni, percentuale che nelle donne supera il 74% mentre per gli uomini si ferma al 57%. Il 47% dei decessi (333mila) si registra nel Nord. Al Centro i decessi sono 144mila (20%) e nel Mezzogiorno 237mila (33%). Rispetto al 2021 la ripartizione in cui si rileva l’incremento maggiore è il Nord (+3%); Centro e Mezzogiorno registrano aumenti, rispettivamente, del +1,2% e del +1,1%. In rapporto agli abitanti il Centro presenta una mortalità maggiore (12,3 per mille) rispetto al Nord (12,2 per mille) e al Mezzogiorno (11,9 per mille). Questa graduatoria tra ripartizioni, tuttavia, è indotta più da una diversa struttura per età delle rispettive popolazioni, più anziane quelle del Centro-nord, che da una reale diversità dei fattori di rischio che avvantaggerebbero il Mezzogiorno. Lo dimostra, nello specifico, il fatto che le condizioni generali di sopravvivenza risultano più favorevoli proprio nel Centro-nord, come testimonia l’indicatore sulla speranza di vita alla nascita.

13 Dicembre 2023

Manovra. Per finanziare il parziale dietrofront sulle pensioni il governo taglia il finanziamento del Ssn a partire dal 2033

Dal Quotidiano Sanità dell’11 dicembre 2023

Nella relazione tecnica si spiega infatti come, se fino al 2032 i maggiori oneri verranno compensati quasi totalmente dall’impatto positivo derivante dalla possibilità di trattenimento in servizio fino ai 70 anni; questi inizieranno a farsi successivamente più pesanti, fino a toccare i 500 milioni nel 2035 e salire a 1,1 miliardi nel 2043. La copertura di questi maggiori oneri arriverà sia da una progressiva riduzione del finanziamento del Ssn per oltre 3 miliardi in un decennio a partire dal 2033.

Il Governo, con l’emendamento alla manovra che abbiamo anticipato lo scorso 8 dicembre, ha fatto un parziale dietrofront sull’art. 33 che tagliava l’aliquota di indennità di specificità per i sanitari e alcune categorie del pubblico dal calcolo dei contributi versati dal 1981 al 1996, più favorevole rispetto agli altri dipendenti pubblici. Una sforbiciata che rischiava di far perdere fino al 25% dell’assegno. Per farlo, però, ha dovuto trovare adeguate coperture economiche che prevedono futuri tagli al finanziamento del Servizio sanitario nazionale per oltre 3 miliardi in un decennio a partire dal 2033.
Nella relazione tecnica allegata all’emendamento si spiega infatti come, se fino al 2032 i maggiori oneri verranno compensati quasi totalmente dall’impatto positivo derivante dalla possibilità di trattenimento in servizio fino ai 70 anni; questi inizieranno a farsi successivamente più pesanti, fino a toccare i 500 milioni nel 2035 e salire a 1,1 miliardi nel 2043. La copertura di questi maggiori oneri arriverà sia da una progressiva riduzione del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard con tagli che saranno di 84 milioni nel 2033, 180 milioni nel 2034, 293 milioni nel 2035 e 340 milioni annui a partire 2036; sia dallo stato di previsione del Mef e, più in particolare, dal programma Regolazioni contabili, restituzioni e rimborsi d’imposte del ministero dell’Economia. Qui si prevedono risorse al ribasso di 49,5 milioni destinati poi a toccare quota 165 nel 2037, 266 nel 2038, 379 nel 2039, 477 nel 2040, 578 nel 2041, 700,9 nel 2042 e ben 789 nel 2043.

29 Novembre 2023

Pronto il Piano nazionale per comunicare il rischio delle pandemie e dribblare l’infodemia

Dal Quotidiano Sanità del 29 novembre 2023

La roadmap sulla comunicazione del rischio 2023-2028 si rivolge ai decisori politici ai responsabili della comunicazione di Istituzioni, strutture del Ssn, protezione civile fino a tutti coloro che operano nella comunicazione della Pa. Un piano che fa tesoro della lezione della pandemia da Covid 19.

Disegnare un affidabile sistema di strutture formali e procedure concordare che includano quadri giuridici e politici. Pianificare a livello nazionale le attività di comunicazione del rischio da attivare in caso di emergenza nell’ambito di un più ampio piano multirischio.
Sono queste i due obiettivi del Piano nazionale di comunicazione del rischio pandemico 2023-2028, di cui anticipiamo la Bozza, realizzato dal Dg del Dipartimento di comunicazione del ministero della Salute, con il supporto di esperti del Ministero e dell‘Iss, in linea con le indicazione di Oms ed Ecdc.
Una roadmap della comunicazione del rischio, che nasce dalla necessità di governare una gestione delle informazioni che senza dubbio è sfuggita di mano durante la pandemia da Covid: tra fake news e un eccesso di notizie spesso non autorevoli e contradditorie, l’infodemia ha colpito duro.

Il Piano, richiamando la citazione del Dg dell’Oms datata 2004, riconosce alla comunicazione del rischio un ruolo fondamentale nel controllo di una epidemia che acquisisce ”la stessa importanza del laboratorio o dell’epidemiologia”. Anche perché, si sottolinea, una “comunicazione efficace aiuta a prevenire risposte inadeguate da parte della popolazione e facilità l’adozione di comportamenti corretti”.

“La comunicazione – si legge poi nella bozza di Piano – è chiamata a svolgere anche un ruolo di ‘cerniera’ tra l’incertezza iniziale di una crisi sanitaria dovuta alla scarsità di informazioni e il progressivo consolidamento della conoscenze scientifiche e anche di contrasto alla disinformazione e alle discriminazioni”.

La formula da applicare è: costruire fiducia, comunicare l‘incertezza e mantenere credibilità/fiducia quando le evidenze cambiano; coinvolgere le comunità, coordinarsi tra istituzioni, costruire messaggi su rischi reali e percepiti, avere personale, procedure e fondi dedicati. E ancora, attivare pianificazione, monitoraggio e valutazione e promuovere la relazione con social media e media tradizionali. Infine, fornire messaggi tempestivi, chiari, empatici e coerenti.

Il Piano che fornisce quindi: un elenco di azioni da attuare per potenziare la preparazione e la risposta a una crisi; un modello per l’applicazione a livello regionale e una serie di approfondimenti sulla comunicazione del rischio.

I destinatari? Si va dai decisori politici ai responsabili della comunicazione di Istituzioni, strutture del Ssn, protezione civile fino a tutti coloro che operano nella comunicazione della Pubblica amministrazione. Le parole d’ordine: potenziare gli uffici, l’efficienza delle reti di collaborazione e la formazione degli operatori.

Il documento si divide i 4 sezioni: una introduttiva che analizza la relazione tra pandemia e infodemia, la pianificazione pandemica ed alcuni aspetti concettuali della comunicazione del rischio. Segue poi una sezione dedicata alle strutture formali e procedure concordate per condurre la comunicazione del rischio e delle funzioni da attivare nelle varie fasi e una breve sintesi della strategia, strumenti e procedure di comunicazione. La terza sezione si focalizza sulle azioni necessarie per realizzare le indicazioni del Piano e rafforzare la preparazione e si chiude poi con un capitolo dedicato al monitoraggio delle sua implementazione.

Tra gli altri obiettivi da perseguire, il Piano indica: la realizzazione di una sorveglianza integrata per patogeni emergenti che possa rilevare dati da più fonti informative distinte e integrarli per fornire un quadro chiaro e il più esaustivo possibile delle allerte potenziali sul territorio nazionale; la realizzazione di un sistema strutturato di rilevazione e analisi di allerte nazionali e internazionali con dei criteri condivisi che possano fornire una valutazione del rischio tempestiva e metodologicamente strutturata; il rafforzamento/consolidamento della funzione di previsione e realizzazione di scenari epidemici/pandemici e di valutazioni di impatto sulla salute umana e sulla tenuta dei servizi sanitari in caso di emergenza di un patogeno a potenziale pandemico; la definizione di una strategia a medio-lungo termine per la gestione delle contromisure mediche necessarie per fronteggiare una eventuale pandemia/emergenze di natura infettiva su larga scala che tenga in considerazione tanto l’efficacia che la sostenibilità; la promozione della realizzazione di esercizi di simulazione per testare e migliorare i meccanismi di allerta e risposta a livello nazionale e regionale come strumento costitutivo della pratica di sanità pubblica.

20 Novembre 2023

Liste d’attesa. Sarà l’Iss a elaborare linee guida per abbatterle

Dal Quotidiano Sanità del 20 novembre 2023

Bellantone: “L’idea adesso è di rilanciare l’argomento, magari utilizzando anche le buone pratiche che sono qualcosa di un po’ più semplice, quindi convocando quanto prima una convention di tutte le società scientifiche accreditate al Ministero della Salute, per poter incentivare questo scambio di idee che dovrà portare rapidamente alla redazione di un numero cospicuo di linee guida o buone pratiche”.

L’Istituto Superiore di Sanità è al lavoro per raccogliere linee guida che supportando il medico prescrittore in vari ambiti possano avere come fine anche quello di essere di aiuto contro le prescrizioni inappropriate e quindi ridurre il fenomeno delle liste d’attesa. Lo conferma, dopo l’annuncio di qualche giorno fa del ministro della Salute Orazio Schillaci, il Commissario Straordinario dell’Iss Rocco Bellantone.

“Il lavoro – spiega Bellantone all’Ansa, a margine di un convegno all’Iss sull’antibiotico-resistenza- è iniziato già parecchi anni addietro con la legge Bianco Gelli, che attribuiva proprio all’Istituto Superiore di Sanità il compito di convalidare le proposte delle società scientifiche sulle linee guida. L’idea adesso è di rilanciare l’argomento, magari utilizzando anche le buone pratiche che sono qualcosa di un po’ più semplice, quindi convocando quanto prima una convention di tutte le società scientifiche accreditate al Ministero della Salute, per poter incentivare questo scambio di idee che dovrà portare rapidamente alla redazione di un numero cospicuo di linee guida o buone pratiche. Che servano da un lato per tutto il contenzioso che c’è sulla colpa professionale, dall’altro per implementare l’efficienza della rete ospedaliera e quindi ridurre i fenomeni perversi come le liste d’attesa”.

9 Novembre 2023

Pnrr. Su attuazione Mission 6 Salute non si registrano particolari ritardi nei tempi di attuazione. Unica eccezione l’Assistenza domiciliare. La relazione della Corte dei Conti

Dal Quotidiano Sanità del 9 novembre 2023

Nel primo semestre 2023, al Ministero competeva un solo obiettivo quantitativo europeo, che è stato conseguito nei tempi; sale così a 10 il saldo complessivo degli obiettivi europei raggiunti (9 milestone e un target), corrispondenti a circa il 36 per cento del percorso complessivo. Nel medesimo semestre 2023 erano 14 gli obiettivi intermedi di rilevanza nazionale di competenza del Ministero della salute; di essi ne risultano conseguiti 9, mentre 5 sono ancora in corso.

Per quanto concerne il Ministero della Salute il cronoprogramma delle misure di competenza, si rileva che gli obiettivi europei che il Ministero è chiamato a conseguire nell’arco temporale del PNRR sono complessivamente 28, di cui 10 milestone e 18 target. Le milestone consistono prevalentemente nell’adozione di atti o piani operativi e nell’emanazione di normativa settoriale, mentre i target sono costituiti da risultati quantitativi (intermedi e finali). Nel primo semestre 2023, al Ministero competeva un solo obiettivo quantitativo europeo, che è stato conseguito nei tempi; sale così a 10 il saldo complessivo degli obiettivi europei raggiunti (9 milestone e un target), corrispondenti a circa il 36 per cento del percorso complessivo. Nel medesimo semestre 2023 erano 14 gli obiettivi intermedi di rilevanza nazionale di competenza del Ministero della salute; di essi ne risultano conseguiti 9, mentre 5 sono ancora in corso. Lo evidenzia la Corte dei Conti nella sua nuova relazione sull’attuazione del Pnrr.

Obiettivi del primo semestre 2023

Nel periodo oggetto di esame tutti gli obiettivi assegnati al Ministero della salute si riferivano a misure d’investimento. Un solo obiettivo rientrava tra quelli concordati a livello europeo, ossia un target quantitativo finale (M6C2-14), che risulta completato, ed è relativo all’assegnazione di 1.800 borse di studio in medicina generale da erogare, rispettivamente nel 1° ciclo formativo (2021-2023; 900 borse) e nel 2° ciclo formativo (2022-2025; 900 borse). Al riguardo, per quanto concerne il primo ciclo di formazione, le risorse sono state ripartite con Decreto del Ministero della salute del 2 novembre 2021 e il concorso nazionale per l’ammissione al corso di formazione di medicina generale si è tenuto il 23 febbraio 2022; al termine della procedura sono stati individuati i candidati idonei e le attività formative sono iniziate a maggio 2022358. Per quanto concerne il secondo ciclo di formazione, il Decreto di riparto delle risorse da assegnare è stato approvato il 22 settembre 2022 e il 1° marzo 2023 si è svolto il concorso nazionale per l’ammissione al ciclo di formazione; le attività formative, in questo secondo caso, hanno avuto inizio nel mese di maggio 2023.

Nel medesimo semestre, il Ministero doveva conseguire 14 obiettivi di rilievo nazionale. Come già specificato, ne risultano conseguiti 9: due di questi (M6C1-00-ITA-6; M6C1-00-ITA7) sono obiettivi quantitativi intermedi afferenti all’investimento “Casa della Comunità e presa in carico delle persone” (M6C1I1.1), rispetto al quale l’Amministrazione ha segnalato criticità attuative connesse sia all’aumento dei costi/scarsità dei materiali che a squilibri della domanda/offerta e/o impreparazione del tessuto produttivo. Rispetto alla data del 30 giugno 2023, tuttavia, l’intervento non ha ancora registrato ritardi significativi; risultano in linea con la tempistica attesa gli impegni connessi all’approvazione di 1.350 progetti idonei da porre a gara (ne risultano approvati 1.380) e all’assegnazione dei codici CIG o convenzioni di almeno un CIG per ogni CUP per la realizzazione dei medesimi (ne risultano assegnati 1.366).

Altri due obiettivi quantitativi intermedi conseguiti (M6C1-00-ITA-34 e M6C1-00-ITA35) afferiscono all’investimento M6C1I1.3 e concernono l’approvazione di 400 progetti idonei e la conseguente assegnazione di almeno 400 codici CIG/provvedimenti di convenzione per indizione della gara per la realizzazione degli Ospedali di Comunità; rispetto ai futuri impegni connessi all’attuazione dell’intervento, l’Amministrazione ha segnalato la presenza di criticità riconducibili sia all’aumento dei costi/scarsità dei materiali che a squilibri della domanda/offerta e/o a impreparazione del tessuto produttivo. Il quinto obiettivo quantitativo conseguito (M6C1-00-ITA-21) prevedeva l’assegnazione di un codice CIG al progetto pilota per lo sviluppo degli strumenti di intelligenza artificiale a supporto dell’assistenza primaria (sub intervento d) nell’ambito della misura M6C1I1.2.2). Rispetto all’andamento complessivo dell’investimento l’Amministrazione non ha segnalato criticità attuative di particolare rilievo.
La sesta milestone che risulta conseguita (M6C2-00-ITA-2) attiene alla pubblicazione della procedura di gara per interventi antisismici connessi all’investimento “Verso un ospedale sicuro e sostenibile” (M6C2I1.2); rispetto ai risultati attesi dalla procedura ad evidenza pubblica, l’Amministrazione ha segnalato la presenza di possibili criticità attuative connesse al duplice rischio di aumento dei costi/scarsità dei materiali o all’impreparazione complessiva del tessuto produttivo di riferimento. L’Amministrazione ha comunicato il conseguimento anche della milestone M6C2-00-ITA26, che prevedeva il completamento delle procedure di iscrizione ai corsi di formazione manageriale di 4.500 unità entro il T2 2023, nell’ambito della misura “Sviluppo delle competenze tecniche-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario: Sub-misura, corso di formazione manageriale”.

In merito, l’Amministrazione ha reso noto che il decreto di riparto delle risorse relative al sub investimento è stato sottoscritto solo in data 29 marzo 2023, con annesso il relativo schema di accordo ex art. 15 della L. 241 del 7 agosto 1990, il Piano Operativo e lo schema di atto d’obbligo tra Agenas e ciascuna regione e provincia autonoma. In conseguenza di ciò, la Direzione Generale responsabile dell’intervento, considerata la dilatazione dei tempi necessari per l’attuazione del sub-investimento e in ragione della complessità dello stesso e delle nuove esigenze via via emerse nella definizione dell’iter di attuazione, ha chiesto di posticipare il termine previsto per il raggiungimento della milestone intermedia da giugno 2023 a dicembre 2023. In ogni caso, l’Amministrazione ha comunicato che nel corso del mese di luglio 2023 le Regioni e le Province Autonome hanno trasmesso le Schede di progetto, le nomine con atto deliberativo dei Referenti Unici Regionali (RUR) e l’elenco dei partecipanti al corso pilota. Il 1° agosto 2023 è stata istituita presso l’Agenas un’apposita Commissione di valutazione che ha proceduto alla revisione della documentazione. La prima edizione del corso pilota è stata programmata con data di inizio 14 settembre 2023 e le Regioni e Province autonome hanno nominato i partecipanti ed eventuali riserve per la partecipazione alle due edizioni del corso.

Per quanto concerne gli ulteriori 7 obiettivi del semestre in commento, 5 obiettivi quantitativi si riferiscono ai diversi sub investimenti della misura M6C1I1.2.2, relativa all’implementazione delle Centrali Operative Territoriali. Nello specifico, due obiettivi quantitativi (M6C1-00-ITA-19 e M6C1-00-ITA-24), si riferiscono alla sub-misura M6C1I1.2.2 a) “Realizzazione di 600 COT” e prevedono, rispettivamente, l’assegnazione di almeno 600 codici CIG entro marzo 2023 e la sottoscrizione di almeno 600 contratti per la realizzazione delle COT entro giugno 2023. Alla data del 15 settembre 2023 l’Amministrazione ha comunicato l’assegnazione di 598 CIG e la sottoscrizione di 515 contratti con gli operatori economici; di conseguenza, il primo obiettivo può considerarsi sostanzialmente completato, mentre il secondo risulta ancora in corso. In proposito occorre sottolineare che già nel giugno del 2023 l’Amministrazione aveva manifestato l’intenzione di procedere alla programmazione di nuovi incontri con le Regioni e le Province autonome al fine di garantire il necessario supporto all’attuazione degli interventi in discorso e prevenire eventuali ritardi.

Due ulteriori obiettivi quantitativi (M6C1-00-ITA-20 e M6C1-00-ITA-23) si riferiscono alla sub-misura M6C1I1.2.2 b), relativa all’“Interconnessione aziendale”. Il primo obiettivo, che doveva essere conseguito entro il 30 giugno 2023, prevedeva l’assegnazione di 70 codici CIG ai progetti di interconnessione aziendale; l’Amministrazione ha deciso di posticipare la scadenza al 30 settembre 2023 per consentire l’assegnazione di alcuni CIG che risultavano mancanti; alla data della presente rilevazione l’obiettivo in questione risulta sostanzialmente completato. Il secondo target prevedeva la stipula di 70 contratti di interconnessione aziendale; anche in questo caso, poiché al 15 settembre 2023 risultavano stipulati solo 55 contratti, l’Amministrazione ha deciso di posticipare la scadenza al 30 settembre 2023, dichiarando, al contempo, di aver avviato delle interlocuzioni puntuali con le regioni e le province autonome per assicurare il necessario supporto all’attuazione degli interventi anche attraverso il coinvolgimento dei Nuclei Tecnici dei CIS.

Risulta ancora in corso l’obiettivo italiano M6CI-00-ITA-22, che prevedeva la stipula di un contratto per gli strumenti di intelligenza artificiale a supporto dell’assistenza primaria (M6C1I1.2.2 d), la cui scadenza, originariamente prevista per il 30 giugno 2023, è stata posticipata al secondo trimestre 2024. La progettualità relativa a questo investimento prevede la realizzazione di una Piattaforma di Intelligenza Artificiale a supporto delle cure primarie che si caratterizza per l’estrema innovatività e complessità tecnica. L’Amministrazione ha reso noto che la sua realizzazione ha comportato una sostanziale impossibilità per la stazione appaltante di elaborare la soluzione tecnica più adatta, in assenza di contributi provenienti dagli operatori economici specializzati del mercato.

Per tale ragione l’Agenas, in qualità di soggetto attuatore dell’intervento, ha indetto una procedura ad evidenza pubblica di dialogo competitivo, il cui avviso di indizione è stato pubblicato il giorno 21 ottobre 2022 e la scadenza per la presentazione delle candidature è stata fissata al 16 dicembre 2022. Come noto, la procedura di dialogo competitivo si compone di 3 fasi: la fase I, “Ammissione alla procedura dei candidati in possesso dei requisiti”, si è conclusa il 21 marzo 2023 con l’invio delle lettere di ammissione/esclusione dei candidati alla gara; la fase II “Dialogo con i candidati ammessi finalizzato all’ individuazione e alla definizione dei mezzi più idonei a soddisfare le necessità e gli obiettivi di AGENAS”, si trova ancora in corso di svolgimento; solo a conclusione di quest’ultima potrà aprirsi la fase III “Valutazione delle offerte finali e aggiudicazione della procedura”, a conclusione della quale sarà individuato il soggetto affidatario del contratto.

Risulta non completato e interessato da un forte slittamento (dal 30 giugno 2023 al 31 marzo 2024), anche il target M6C1-6-ITA-1, correlato alla misura M6C1I1.2.1, “Casa come primo luogo di cura”. Il target nazionale prevedeva la presa in carico di 292.000 nuovi pazienti over 65 in Assistenza domiciliare entro il T2 2023, mentre il dato consolidato all’interno del flusso SIAD alla data del 15 maggio 2023 ha attestato l’avvenuta presa in carico di un numero di pazienti molto inferiore, pari a 193.891 nuovi assistiti (ossia il 66 per cento del numero incrementale degli assistiti rispetto al target ITA previsto). Preso atto del mancato conseguimento della misura (rispetto alla quale, tuttavia, l’Amministrazione non ha segnalato particolari criticità attuative), il Ministero ha emanato una circolare per esortare la definizione di un Piano Operativo Regionale (POR) da parte di ciascuna regione e provincia autonoma al fine di recuperare i ritardi accumulati e sensibilizzare i soggetti attuatori al rispetto delle nuove scadenze assegnate al target. Inoltre, il 18 aprile 2023 l’Amministrazione ha acquisito 21 Piani operativi, che sono stati valutati da una Commissione tecnica appositamente costituita presso AGENAS; quest’ultima ha poi trasmesso a ciascuna Amministrazione e Provincia autonoma le osservazioni e le eventuali raccomandazioni da recepire nei rispettivi Piani.
È stato anche predisposto uno schema di decreto di modifica al DI 23 gennaio 2023, che risulta attualmente in corso di valutazione con il MEF, per garantire l’erogazione a titolo di anticipazione anche del 50 per cento delle risorse previste per l’annualità 2023 (erogazione subordinata all’adozione dei suddetti Piani operativi da parte delle regioni e delle province autonome) per dotare queste ultime delle risorse necessarie per dare impulso alle attività prodromiche al conseguimento del target riferito all’annualità 2023. L’ultimo target non conseguito (M6C2-00-ITA-10), connesso alla misura M6C2I1.3.2 “Rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione (Potenziamento, modello predittivo, SDK …)”, prevedeva l’adozione, entro giugno 2023, di due nuovi fluissi informativi nazionali (riabilitazione territoriale e consultori familiari), nell’ambito del progetto di “Reingegnerizzazione del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS) a livello locale”.

L’Amministrazione, con nota DGSISS nr. 2404 del 23/06/2023, ha espresso la necessità di riprogrammare il target da T2 2023 a T3 2023 in quanto l’esame degli schemi di decreto disciplinanti la reingegnerizzazione dei flussi informativi sono stati esaminati dal Garante per la protezione dei dati personali solo nella seduta del 22 giugno 2023, all’esito, peraltro, di una lunga e laboriosa interlocuzione tra la medesima e la DGSISS. Dopo aver ottenuto il parere del Garante nel mese di giugno 2023, anche il parere favorevole della Conferenza Stato Regioni è stato acquisito nella seduta del 2 agosto 2023; il 7 agosto 2023 il Ministero della salute ha sottoscritto i decreti e i Disciplinari Tecnici relativi all’istituzione dei primi due nuovi flussi informativi previsti dalla sub-linea di investimento relativamente al flusso SICOF e SIAR.

Obiettivi del secondo semestre 2023

Entro la fine del 2023 il Ministero della salute dovrà conseguire un solo target europeo (M6C1-8): si tratta di un obiettivo quantitativo intermedio connesso all’investimento M6C1I1.2.3 “Telemedicina per un migliore supporto ai pazienti cronici”, che prevede l’elaborazione e l’approvazione di almeno un progetto di Telemedicina per regione. L’obiettivo risulta attualmente in corso di svolgimento e l’Amministrazione non ha segnalato particolari criticità attuative; infatti, il 21 luglio 2022 l’Agenas ha approvato le linee guida contenenti i requisiti funzionali e i livelli di servizio per la progettazione dei servizi di telemedicina da parte di Regioni e Province Autonome; queste ultime sono state chiamate a compilare un Piano Operativo contenente i fabbisogni per i servizi di telemedicina, che sono stati poi valutati da una Commissione tecnica dell’Agenas. A seguito della pubblicazione nella GU n. 298 del 22/12/22 del DM del 30/09/22, è stata attivata una Piattaforma dedicata all’acquisizione dei Piani Operativi Regionali (il cui format è stato adottato attraverso il sopracitato decreto), che saranno utilizzati per la definizione dei capitolati di gara da parte delle Regioni capofila (Puglia e Lombardia), in qualità di stazioni appaltanti.

I bandi di gara per i servizi minimi di Telemedicina e gli atti regionali e provinciali che definiscono il modello organizzativo regionale dei Servizi di Telemedicina da parte della Regioni, attesi entro giugno 2023, sono stati pubblicati dalla regione Lombardia (con scadenza il 13 settembre 2023) e della regione Puglia (con scadenza 6 novembre 2023). Inoltre, il Decreto di riparto delle risorse alle Regioni/PP.AA. per la realizzazione dei progetti attraverso le procedure di gara espletate dalle Regioni capofila, con parere positivo acquisito dalla Conferenza Stato Regioni nella seduta del 21 settembre 2023 è stato sottoscritto dal Ministro della salute in data 28 settembre 2023 ed è stato trasmesso agli organi di controllo prima della pubblicazione in GU361 .

A quanto riportato nel precedente paragrafo, vanno aggiunti 4 obiettivi intermedi di rilevanza nazionale previsti in scadenza nel semestre oggetto di analisi; di essi (3 target e un milestone), ne risulta conseguito solo uno, ossia il traguardo M6C2-00-ITA 27, che prevedeva la pubblicazione del decreto annuale del Governo che assegna alle Regioni le risorse economiche per finanziare le borse di studio per i medici, nell’ambito della misura M6C2I2.2.A “Sviluppo delle competenze tecniche-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario”. Le risorse per la formazione dei medici di medicina generale – ciclo formativo 2023/2026, per un totale di 33.991.002 euro, sono state assegnate con d.m. del Ministero della salute del 14 luglio 2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale nr. 209 del 7 settembre 2023. Rispetto agli obiettivi a rilevanza nazionale non ancora conseguiti, il primo (M6C1-00- ITA-8) afferisce alla stipula dei contratti per la costruzione di 1.350 Case della Comunità (M6C1I1.1); l’obiettivo risulta essere ancora in corso e in base all’ultimo monitoraggio da sistema ReGis la misura risulta essere in ritardo, posto che al 30 giugno 2023 risultavano sottoscritti solo 96 contratti con gli operatori economici selezionati per la realizzazione delle Case di Comunità.

Il secondo obiettivo (M6C1-00-ITA-36) prevedeva la stipula di almeno 400 obbligazioni giuridicamente rilevanti per la realizzazione degli Ospedali della Comunità (M6C1I1.3); il sistema ReGis segnala che l’intervento è ancora in corso e presenta un rallentamento rispetto al cronoprogramma originario, posto che alla data del 30 giugno 2023 risultavano stipulate solo 24 su 400 obbligazioni. L’ultimo target quantitativo a rilevanza nazionale (M6C2-2-ITA-1) afferisce alla misura M6C2I2.1, “Rafforzamento e potenziamento della ricerca biomedica del SSN” e prevede il finanziamento di 50 progetti di ricerca su tumori e malattie rare. In merito, l’Amministrazione ha segnalato che l’obiettivo risulta ancora in via di definizione, in quanto il secondo avviso per le tematiche “proof of concept”, “tumori rari”, “malattie rare”, “malattie croniche non trasmissibili ad alto impatto sui sistemi sanitari e socio-sanitari” “innovazione in campo diagnostico e innovazione in capo terapeutico, “malattie croniche non trasmissibili ad alto impatto sui sistemi sanitari e socio-sanitari”, “fattori di rischio e prevenzione ed eziopatogenesi e meccanismi di malattia” è stato pubblicato solo nell’aprile del 2023. A tale fase seguirà quella di accreditamento, stesura e validazione dei progetti da parte dei destinatari istituzionali (originariamente prevista per il 30 giugno 2023), la fase di valutazione dei progetti (30 novembre 2023), l’elaborazione e stesura delle graduatorie (31 dicembre 2023).

3 Novembre 2023

Ministero della Salute. Via libera definitivo del CdM al nuovo regolamento. Tornano i Dipartimenti. Ecco tutte le novità

Dal Quotidiano Sanità del 30 ottobre 2023

Arrivata questa mattina l’approvazione definitiva da Palazzo Chigi. Tra le novità la nascita della Dg delle Emergenze Sanitarie e la Direzione sui corretti stili di vita. Mentre vengono soppresse le Direzioni delle Relazioni internazioni e dei Sistemi informativi. Per i Capi dipartimenti si applicherà lo spoil system. Via libera anche al Dpcm per la riorganizzazione degli Uffici di diretta collaborazione.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato questa mattina il nuovo regolamento del Ministero della Salute. Poche le modifiche al testo apportate a seguito dell’esame da parte del Consiglio di Stato. Il Ministero della Salute si articolerà in 4 dipartimenti e 12 direzioni generali. Ogni Dipartimento sovraintenderà e controllerà l’operato di 3 direzioni generali.
Tra le novità la nascita della Dg delle Emergenze Sanitarie e la Direzione sui corretti stili di vita. Desta qualche perplessità la scomparta della DG per le relazioni europee e internazionali, ridotta a Ufficio di II fascia del Dipartimento della salute umana, della salute animale e dell’ecosistema e dei rapporti internazionali. Soppressione anche della direzione dei sistemi informativi. Infatti, le funzioni di quest’ultima ora sono state affidate al Dipartimento dell’amministrazione generale, delle risorse umane e del bilancio e, in particolare, all’Unità di missione di livello dirigenziale generale per l’attuazione degli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza.

I Dipartimenti e le nuove Direzioni generali:

– Dipartimento dell’amministrazione generale, delle risorse umane e del bilancio

Nel Dipartimento vi sono la Direzione generale delle risorse umane e del bilancio, la Direzione generale della comunicazione, la Direzione generale della vigilanza sugli Enti e degli organi collegiali.

-Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie

Nel Dipartimento vi sono la Direzione generale della Prevenzione, la Direzione generale della ricerca e dell’innovazione in sanità, la Direzione generale delle Emergenze sanitarie

-Dipartimento della Programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Ssn

Nel Dipartimento vi sono la Direzione generale della Programmazione e dell’edilizia sanitaria, la Direzione generale delle professioni sanitarie e delle politiche in favore del Ssn, la Direzione generale dei Dispositivi medici e del farmaco

-Dipartimento della salute umana, della salute animale e dell’ecosistema (One Health) e dei rapporti internazionali

Nel Dipartimento sono ricomprese la Direzione generale dei corretti stili di vita e dei rapporti con l’ecosistema, la Direzione generale dell’igiene e della sicurezza alimentare e la Direzione generale della salute animale.

Rimane infine l’Unità per la Missione 6 Salute del Pnrr.

Inoltre, per coordinare il lavoro presso il Ministero opera la Conferenza permanente dei Capi dipartimento che si dovrà riunire in via ordinaria ogni due mesi o in via straordinaria su richiesta di almeno un dipartimento. Qualora non sia presente il Ministro la Conferenza viene presieduta dal Capo di Gabinetto. Scompare la figura del Segretario Generale.

I capi dei Dipartimenti, il cui incarico è conferito con Decreto del Presidente della Repubblica previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro (saranno sottoposti a spoil system), svolgono compiti di coordinamento, direzione e controllo degli uffici di livello dirigenziale generale compresi nel Dipartimento e sono responsabili dei risultati complessivamente raggiunti in attuazione degli indirizzi del Ministro.

Entro 90 giorni dall’entrata in vigore del regolamento, con decreto del Ministero della Salute, si provvederà all’individuazione degli uffici di livello dirigenziale non generale del Ministero, nonché alla definizione dei relativi compiti. Ogni due anni, l’organizzazione del Ministero potrà essere sottoposta a verifica per accertarne funzionalità ed efficienza anche ai fini della sua eventuale revisione.

Fino al conferimento degli incarichi dirigenziali, ciascun nuovo ufficio si avvale dei preesistenti uffici dirigenziali, in relazione alle rispettive competenze. La conclusione del conferimento dei nuovi incarichi comporta la decadenza degli incarichi dirigenziali e non dirigenziali conferiti anteriormente alla data di entrata in vigore del regolamento. Entro 120 giorni dalla conclusione delle procedure di conferimento dei nuovi incarichi, sono ricostituiti gli organi collegiali nei quali è prevista la presenza, come componenti di diritto, dei dirigenti generali preposti ai Dipartimenti e alle Direzioni Generali.
Tra le novità la nascita della Dg delle Emergenze Sanitarie e la Direzione sui corretti stili di vita. Desta qualche perplessità la scomparta della DG per le relazioni europee e internazionali, ridotta a Ufficio di II fascia del Dipartimento della salute umana, della salute animale e dell’ecosistema e dei rapporti internazionali. Soppressione anche della direzione dei sistemi informativi. Infatti, le funzioni di quest’ultima ora sono state affidate al Dipartimento dell’amministrazione generale, delle risorse umane e del bilancio e, in particolare, all’Unità di missione di livello dirigenziale generale per l’attuazione degli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza.

Approvato anche il nuovo regolamento riguardante gli Uffici di diretta collaborazione del Ministro della Salute.

Il Ministro della salute è “l’organo di direzione politica del Ministero della salute e avvalendosi degli uffici di diretta collaborazione, ne determina gli indirizzi e gli obiettivi, verificando la rispondenza ai medesimi dei risultati e dei metodi dell’azione amministrativa e della gestione”.

Per quanto riguarda gli uffici di Gabinetto, si specifica che il capo di Gabinetto “è scelto fra magistrati ordinari, amministrativi o contabili, avvocati dello Stato, consiglieri parlamentari, personale della carriera direttiva della Presidenza della Repubblica o della Corte costituzionale, dirigenti di ruolo di livello generale delle pubbliche amministrazioni, nonché fra professori universitari di ruolo nell’area delle scienze giuridiche, – ovvero fra soggetti, anche estranei alla pubblica amministrazione, in possesso di capacità tecniche e professionali di elevato grado, adeguate alle funzioni da svolgere, avuto riguardo ai titoli professionali, culturali e scientifici e alle esperienze maturate”. Il Ministro potrà poi nominare, con proprio decreto, fino a due vice capi di Gabinetto, di cui uno con funzioni vicarie, scelti tra i consiglieri ed esperti giuridici.

Quanto alle segreterie, il capo della segreteria, oltre a dirigere e coordinare la segreteria, coadiuva e assiste il Ministro negli organismi cui partecipa e assolve, su suo mandato, compiti specifici riguardanti l’attività istituzionale e i rapporti politici del medesimo. Il segretario particolare ha invece il compito di curare l’agenda e la corrispondenza del Ministro, nonché i rapporti personali dello stesso nello svolgimento dei compiti politici ed istituzionali connessi al suo incarico. Il capo della segreteria e il segretario particolare sono scelti fra persone, anche estranee alla pubblica amministrazione, sulla base di un rapporto fiduciario con il Ministro.

Il capo della segreteria tecnica, che assicura al Ministero il supporto tecnico necessario per l’elaborazione e il monitoraggio delle linee di indirizzo e delle politiche riguardanti le attività del Ministro, è scelto tra soggetti, anche estranei alla pubblica amministrazione, in possesso di comprovati titoli professionali e culturali.

Il capo dell’ufficio legislativo è scelto fra magistrati ordinari, amministrativi o contabili, avvocati dello Stato, consiglieri parlamentari e di altri organi costituzionali, dirigenti delle pubbliche amministrazioni, professori universitari di ruolo – nell’area delle scienze giuridiche, avvocati e altri operatori professionali del diritto, anche estranei alla pubblica amministrazione, in possesso di adeguata capacità ed esperienza nel campo della consulenza giuridica e legislativa e della progettazione e produzione normativa. Il Ministro può nominare, con proprio decreto, un vice capo dell’ufficio legislativo scelto tra i consiglieri ed esperti giuridici. Il capo dell’ufficio legislativo si raccorda con il consigliere del Ministro per gli affari giuridici, ove nominato.

Il capo dell’ufficio stampa è scelto fra giornalisti professionisti, in possesso di comprovata esperienza maturata nel campo della comunicazione istituzionale o dell’editoria. Il Ministro può nominare un portavoce, che, in collaborazione con l’ufficio stampa, cura i rapporti di carattere politico-istituzionale con gli organi di informazione.

Le segreterie dei Sottosegretari di Stato operano alle dirette dipendenze dei rispettivi Sottosegretari, garantendo il necessario raccordo con gli altri uffici di diretta collaborazione e con gli uffici del Ministero.

A ciascuna segreteria dei Sottosegretari di Stato sono assegnate, al di fuori del contingente complessivo, oltre al capo della segreteria, fino a un massimo di otto unità di personale, compreso il segretario particolare se individuato dal Sottosegretario, scelte tra dipendenti del Ministero ovvero di altre pubbliche amministrazioni, in posizione di aspettativa, comando, fuori ruolo o in altre analoghe posizioni previste nei rispettivi ordinamenti.

Il contingente di personale degli uffici di diretta collaborazione è stabilito complessivamente in centoventi unità.

Viene infine disciplinato sia il trattamento economico per questo personale che la funzionalità dell’Organismo indipendente di valutazione della performance.

26 Ottobre 2023

Arriva il Fascicolo sanitario elettronico 2.0. Dai vaccini alle prescrizioni fino alle cartelle cliniche. Ecco quali dati conterrà

Dal Quotidiano Sanità del 26 ottobre 2023

Pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto di Salute, Mef e Innovazione tecnologica che definisce lo step in avanti del Fse dove troverà spazio il cosiddetto Profilo sanitario sintetico che è il documento socio-sanitario informatico redatto e aggiornato dal MMG/PLS che riassume la storia clinica dell’assistito e la sua situazione corrente conosciuta.

Dalle vaccinazioni effettuate, passando per le prescrizioni specialistiche e farmaceutiche, i verbali di pronto soccorso fino alle misure di privacy e molto altro ancora. Saranno queste alcune delle numerose informazioni che saranno contenute nel Fascicolo sanitario elettronico 2.0 e che sono previste dal decreto di Salute, Mef e Innovazione tecnologica appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Il FSE contiene i seguenti dati e documenti, riferiti anche alle prestazioni erogate al di fuori del Servizio sanitario nazionale: a) dati identificativi e amministrativi dell’assistito (esenzioni per reddito e patologia, contatti, delegati); b) referti c) verbali pronto soccorso; d) lettere di dimissione; e) profilo sanitario sintetico; f) prescrizioni specialistiche e farmaceutiche; g) cartelle cliniche; h) erogazione farmaci a carico SSN e non a carico SSN; 8 i) vaccinazioni; j) erogazione di prestazioni di assistenza specialistica; k) taccuino personale dell’assistito, di cui all’articolo 5; l) dati delle tessere per i portatori di impianto; m) lettera di invito per screening.

Nel Fse troverà spazio il cosiddetto Profilo sanitario sintetico che è il documento socio-sanitario informatico redatto e aggiornato dal MMG/PLS che riassume la storia clinica dell’assistito e la sua situazione corrente conosciuta

Inoltre, vi sarà anche il taccuino personale dell’assistito che rappresenta una sezione riservata del FSE all’interno della quale esclusivamente l’assistito, o un suo delegato, può inserire, modificare ed eliminare dati, anche generati dai dispositivi medici e/o wearable, e documenti personali relativi ai propri percorsi di cura, oltre a informazioni integrative inserite direttamente dal cittadino.

Altra novità riguarda l’accesso in emergenza ad una struttura sanitaria. In caso di impossibilità fisica, incapacità di agire o incapacità di intendere o di volere dell’interessato e di rischio grave, imminente ed irreparabile per la salute o l’incolumità fisica dell’interessato che non abbia espresso il consenso alla consultazione dei dati del proprio FSE, gli operatori del SSN e dei servizi socio-sanitari regionali nonché gli esercenti le professioni sanitarie possono accedere prioritariamente al profilo sanitario sintetico del medesimo interessato e, ove necessario, agli ulteriori dati e documenti del FSE, ad eccezione dei dati e documenti per i quali l’assistito abbia richiesto l’oscuramento, solo dopo averne verificato l’incapacità fisica o giuridica di esprimere il consenso, per il tempo strettamente necessario ad assicurare allo stesso le indispensabili cure e, in ogni caso, fino a quando l’interessato non sia nuovamente in grado di esprimere la propria volontà al riguardo.

Soggetti che concorrono alla alimentazione del FSE

Concorrono alla corretta alimentazione e all’aggiornamento del FSE con i dati e documenti riferiti all’assistito, nei limiti di responsabilità e dei compiti loro assegnati: a) le aziende sanitarie locali, le strutture sanitarie pubbliche del SSN e dei servizi socio-sanitari regionali e i SASN, attraverso le diverse articolazioni organizzative; b) le strutture sanitarie accreditate con il SSN e i servizi socio-sanitari regionali; c) le strutture sanitarie autorizzate; d) gli esercenti le professioni sanitarie, anche convenzionati con il SSN, quando operano in autonomia.

Chi può accedere al Fse 2.0

Può accedere in consultazione al FSE per la finalità di cura, fermo restando il rispetto dei diritti dell’assistito, il personale sanitario secondo i ruoli e i profili di autorizzazione e, in particolare: a) il MMG/PLS, per la durata dell’assistenza, o il medico sostituto, per la durata della sostituzione; b) il medico, diverso dalla precedente lettera a), avente in cura l’assistito per visite o esami o per il ricovero, limitatamente al tempo in cui si articola il processo di cura, previa dichiarazione che tale processo di cura è in atto al momento della consultazione del FSE e assunzione della relativa responsabilità da parte del medesimo personale sanitario; c) l’infermiere/ostetrica, limitatamente al tempo in cui si articola il processo di cura, previa dichiarazione che tale processo di cura è in atto al momento della consultazione del FSE e assunzione della relativa responsabilità da parte del medesimo personale sanitario; 16 d) il farmacista; e) il personale amministrativo, limitatamente alle sole informazioni amministrative strettamente necessarie per assolvere le funzioni cui è preposto.

L’accesso al FSE è sempre escluso per i soggetti operanti in ambito sanitario che non perseguono finalità di cura quali periti, compagnie di assicurazione, datori di lavoro, associazioni o organizzazioni scientifiche, organismi amministrativi anche operanti in ambito sanitario, personale medico nell’esercizio di attività medico legale quale quella per l’accertamento dell’idoneità lavorativa o per il rilascio di certificazioni necessarie al conferimento di permessi o abilitazioni.

I dati e i documenti presenti nel FSE sono sempre consultabili, oltre che dall’assistito, dai soggetti che li hanno prodotti.

17 Ottobre 2023

Manovra. Ok del Cdm. Meloni: “Per la sanità 3 mld in più per abbattere liste d’attesa”. Per cittadini extra comunitari pagamento di 2 mila euro annui per iscriversi volontariamente al Ssn

Dal Quotidiano sanità del 16 ottobre 2023

La presidente del Consiglio: “Abbattimento delle liste d’attesa è una priorità che intendiamo perseguire con due misure: rinnovo del contratto comparto (2,3 mld) e detassazione straordinari e dei premi risultato legati all’obiettivo per abbattere liste d’attesa”. E poi afferma: “Chi dice che Governo taglia sanità dice bugie: con quasi 136 mld nel 2024 fondo il più alto investimento mai raggiunto per la sanità”.

“Sulla sanità ci sono 3 mld in più rispetto a quanto previsto e sono tutti destinati ad una priorità: l’abbattimento delle liste d’attesa ed è una priorità che intendiamo perseguire con due misure: rinnovo del contratto comparto (2,3 mld) e detassazione straordinari e dei premi risultato legati all’obiettivo per abbattere liste d’attesa”. È quanto annunciato in Conferenza stampa dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni al termine del Consiglio dei Ministri che ha approvato la Manovra.
Meloni poi si è tolta qualche sassolino dalla scarpa: “Sul tema del fondo sanitario nei giorni scorsi ho sentito un po’ di tutto. Vedo molte polemiche sul fatto che noi avremmo tagliato i fondi alla sanità ma mi corre l’obbligo di segnalare che Con quasi i 136 mld di euro che raggiunge quest’anno il fondo raggiungiamo il più alto investimento mai raggiunto per la sanità. Noi mettiamo quasi 136 mld. Per capirci nel 2019 prima del Covidi il fondo era di 115 mld (20 mld in meno). Negli anni del Covid il fondo viaggiava tra 122 e 127 mld vaccini compresi. E quindi mi sembra un po’ forte sostenere che con 136 mld questo governo taglia la sanità. Poi certo si può fare il giochetto di dire che scende in rapporto al pil perché ci sono stati anni precedenti in cui il pil scendeva e adesso fortunatamente il pil sale e c’è un’incidenza diversa. Ma è una buona notizia che adesso il pil sale. E quindi le bugie che hi sentito non corrispondono alla realtà delle cose”.

Queste le misure previste nell’indice contenuto nella bozza di manovra esaminata questa mattina in Consiglio dei Ministri.

Per la sanità, oltre al potenziamento del Fondo sanitario nazionale già anticipato in conferenza stampa dal presidente Meloni, so trova anche una rimodulazione dei tetti di spesa per la farmaceutica oltre ad una modifica riguardo le modalità di distribuzione dei farmaci.
Si confermano poi le misure indirizzate all’abbattimento delle liste d’attesa annunciate da Meloni. Tra queste si prevede l’aggiornamento del tetto di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da privati. Viene prorogato il finanziamento delle quote premiali in sanità ed è stato inserito un finanziamento per l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza.

Infine, nell’indice si prevedono non meglio precisate ulteriori misure in materia di potenziamento del servizio sanitario nazionale e dell’assistenza territoriale.

Inoltre previsto per i residenti stranieri, cittadini di Paesi non aderenti all’Unione europea, si prevede la possibilità di iscrizione negli elenchi degli aventi diritto alle prestazioni del SSN, versando un contributo di 2.000 euro annui. L’importo del contributo è ridotto per gli stranieri titolari di permesso di soggiorno per motivi di studio o per quelli collocati alla pari. La misura riguarda quindi particolari categorie che oggi già pagano per iscriversi volontariamente al Ssn. Mentre nulla cambia per chi ha diritto d’ufficio all’iscrizione al Ssn come per esempio richiedenti asilo o chi è in attesa del permesso di soggiorno o per esempio colf e badanti soggiornanti in Italia e con regolare contratto.

“Per la sanità previsto uno stanziamento aggiuntivo pari a 3 miliardi l’anno 2024 (al quale devono aggiungersi le risorse PNRR e i 300 mln riconosciuti alla Regione Sicilia) e 4,2 miliardi a decorrere dall’anno 2026. Tra le misure previste l’introduzione di indennità per medici e altro personale sanitario impegnati nella riduzione dei tempi delle liste di attesa. Si stanziano risorse pari a 250 milioni di euro per l’anno 2025 e 350 milioni di euro a decorrere dal 2026 per il potenziamento dell’assistenza territoriale anche con riferimento a nuove assunzioni di personale sanitario. Sono circa 2,5 miliardi destinati al personale medico sanitario per il rinnovo del contratto”, si legge nota del Mef.

12 Ottobre 2023

Diabete di tipo 2. In Italia ne soffrono quasi 4 mln di persone, con un trend in progressivo aumento. La Relazione al Parlamento

Dal Quotidiano Sanità del 12 ottobre 2023

Colpisce il 21% degli over 75. La prevalenza cresce con l’età (è del 2% nelle persone con meno di 50 anni e sfiora il 9% fra quelle di 50-69 anni). È più frequente fra gli uomini che fra le donne (5,1% vs 4,2%) e nelle fasce di popolazione socio-economicamente più svantaggiate per istruzione o condizioni economiche. Meno di un paziente su tre ha effettuato il controllo dell’emoglobina glicata

Gli italiani affetti da diabete tipo 2 sono circa il 6% della popolazione, cioè quasi 4 milioni di persone. Si stima, tuttavia, che a questo numero possa aggiungersi circa 1,5 milione di persone affette da malattia non ancora diagnosticata.
Questa in estrema sintesi la fotografia scattata dalla Relazione al Parlamento 2022 sullo stato delle conoscenze e delle nuove acquisizioni in tema di diabete mellito, elaborata dal Ministero della Salute, come previsto dalla legge 16 marzo 1987, n. 115, e trasmessa al Parlamento il 28 luglio scorso.

Le persone affette da diabete, si legge nella Relazione, presentano un rischio elevato di complicanze macrovascolari, ovvero di malattie cerebro e cardio-vascolari, rispetto alla popolazione non diabetica e, in generale, hanno un’aspettativa di vita ridotta, qualunque sia l’età di esordio della malattia, rispetto alla popolazione non affetta. Fra le complicanze microvascolari, la retinopatia diabetica rappresenta la maggiore causa di cecità tra gli adulti e la nefropatia diabetica è la principale causa di insufficienza renale cronica e dialisi.

Il diabete, come altre malattie croniche, pur essendo in parte prevenibile è più diffuso tra i gruppi socialmente sfavoriti, poiché fattori legati al contesto socioeconomico, alle condizioni di vita e di lavoro nonché fattori psicosociali assumono un ruolo rilevante nella storia naturale della patologia.

E la genesi delle diseguaglianze, avverte il Ministero, va ricercata già nell’età infantile, in un progressivo e cumulativo squilibrio tra fattori di protezione e fattori di danno per la salute come l’adozione di stili di vita non salutari, quali l’inattività fisica e la sedentarietà, la scorretta alimentazione, il tabagismo, il consumo dannoso e rischioso di alcol.

La grande diffusione del diabete, evidenzia la Relazione, determina quindi la necessità di porre sempre maggiore attenzione alle tematiche della prevenzione primaria e secondaria (attraverso la diagnosi precoce) e alla necessità di migliorare le conoscenze e la consapevolezza delle persone per arginare l’epidemia di diabete nel mondo

I dati italiani. In Italia, nel 2021, in base ai dati Istat si stima una prevalenza del diabete noto pari al 6,3% (6.6% negli uomini, 6.1% nelle donne). In cifre oltre 3,5 milioni di persone, con un trend in progressivo aumento negli ultimi anni.

La prevalenza aumenta al crescere dell’età fino a un valore del 21% nelle persone con età uguale o superiore a 75 anni. La prevalenza è mediamente più bassa nelle Regioni del Nord-ovest (5,6%), del Nord-est (5,4%) e del Centro (5,9%), rispetto a quelle del Sud (7,9%) e delle Isole (7,2%).

Secondo i dati del sistema di sorveglianza Passi 2020-2021, il 4,7% della popolazione adulta di 18-69 anni ha una diagnosi di diabete. La prevalenza del diabete cresce con l’età (è del 2% nelle persone con meno di 50 anni e sfiora il 9% fra quelle di 50-69 anni), è più frequente fra gli uomini che fra le donne (5,1% vs 4,2%), nelle fasce di popolazione socio-economicamente più svantaggiate per istruzione o condizioni economiche (sfiora il 16% fra chi non ha alcun titolo di studio e raggiunge l’8% fra le persone con molte difficoltà economiche).

Nella popolazione con diabete è presente un’alta prevalenza di fattori di rischio cardiovascolare: il 90,6% non segue la regola del 5-a-day (assunzione di 5 porzioni al giorno tra frutta e verdura), il 70,0% è in eccesso ponderale, il 52,9% è iperteso, il 42,3% ha alti livelli di colesterolo, il 46,9% è sedentario e il 21,4% fumatore.
Nei 12 mesi precedenti l’indagine del Pass, la pressione arteriosa è stata misurata dall’89,9% delle persone e il colesterolo dall’81,2%. L’89,7% è in trattamento farmacologico per ipertensione arteriosa e il 67,2% assume farmaci per il trattamento dell’ipercolesterolemia.

Il 63% delle persone con diabete nei 12 mesi precedenti ha effettuato il controllo dell’emoglobina glicata (parametro utile sia per la diagnosi sia per il monitoraggio della gestione della malattia), ma meno di un paziente su tre (31%), fra quelli che conoscono il significato e l’importanza di questo esame, hanno controllato l’emoglobina glicata nei 4 mesi precedenti. Sebbene migliori nel tempo la conoscenza di questo esame quasi il 23% dei diabetici non lo conosce o non ne conosce il significato.

I dati internazionali Secondo l’Oms la prevalenza del diabete mellito è in continuo aumento. Nel 2000, la stima globale di adulti con diabete era pari a 151 milioni. Nel 2009 era cresciuta a 285 milioni. La mortalità nelle persone con diabete è 1,9 volte quella dei non diabetici e per le donne il rapporto sale a 2,6. Il diabete è, inoltre, responsabile di circa il 60% delle amputazioni non traumatiche della gamba secondarie, nell’85% dei casi, alle ulcerazioni del piede, determinate sia dalla vasculopatia micro e macrovascolare sia alle neuropatie periferiche tipiche della patologia, sulle quali si innestano traumi intercorrenti.

L’International Diabetes Federation (Idf), nel 2021, calcola che, nel mondo, 537 milioni di persone tra 20 e 79 anni, circa 1 adulto su 10, siano diabetiche e che un ulteriore 1,2 milioni di bambini e adolescenti (0-19 anni) abbia il diabete di tipo 1. Il numero di adulti con diabete è, inoltre, destinato ad aumentare a 643 milioni nel 2030 e 783 milioni nel 2045. Nel 2021, le morti attribuibili al diabete nel mondo, tra 20 e 79 anni, sono state 6,7 milioni, il 32,6% del totale nei soggetti di età inferiore ai 60 anni.

Nella Regione europea dell’Oms, quasi 62 milioni di persone convivono con il diabete. La prevalenza di questa malattia è in crescita in tutta la Regione, arrivando, in alcuni Stati, a tassi del 10-14%.

Nel 2021, in Europa, oltre 1,1 milioni di decessi sono stati causati dal diabete, che rappresenta la quarta causa di morte nell’Unione Europea. Sempre l’Idf ha calcolato una spesa sanitaria a livello globale per il diabete di 966 miliardi di dollari nel 2021, pari a circa 1.840 dollari per persona, che potrebbe arrivare a circa 1.054 miliardi nel 2045.

Gran parte dei costi sono dovuti al trattamento delle comorbidità e alle ospedalizzazioni. Per di più, il rischio di morte per diabete appare essere maggiore tra gli individui con minori risorse economiche.

2 Ottobre 2023

Il Nobel per la Medicina a Katalin Karikó e Drew Weissman per i loro studi sul Rna che hanno permesso lo sviluppo dei vaccini Covid

Dal Quotidiano Sanità del 2 ottobre 2023

“Attraverso le loro scoperte rivoluzionarie, che hanno cambiato radicalmente la nostra comprensione di come l’mRna interagisce con il nostro sistema immunitario, i vincitori hanno contribuito al ritmo senza precedenti di sviluppo di vaccini durante una delle più grandi minacce alla salute umana dei tempi moderni”, si legge nella spiegazione pubblicata sul sito dei Nobel.

Il Premio Nobel per la Medicina 2023 è stato assegnato all’ungherese Katalin Karikò e all’americano Drew Weissman per gli studi sull’acido ribonucleico (Rna) applicati ai vaccini per la lotta al Covid.
“Attraverso le loro scoperte rivoluzionarie, che hanno cambiato radicalmente la nostra comprensione di come l’mRna interagisce con il nostro sistema immunitario, i vincitori hanno contribuito al ritmo senza precedenti di sviluppo di vaccini durante una delle più grandi minacce alla salute umana dei tempi moderni”, si legge nella spiegazione pubblicata sul sito dei Nobel.

I vaccini prima della pandemia
La vaccinazione stimola la formazione di una risposta immunitaria verso un particolare agente patogeno. Ciò dà al corpo un vantaggio nella lotta contro le malattie in caso di esposizione successiva. Da tempo sono disponibili vaccini basati su virus uccisi o indeboliti, come nel caso dei vaccini contro la poliomielite, il morbillo e la febbre gialla. Nel 1951, Max Theiler ricevette il Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina per aver sviluppato il vaccino contro la febbre gialla.

Grazie ai progressi della biologia molecolare negli ultimi decenni, sono stati sviluppati vaccini basati su singoli componenti virali, piuttosto che su virus interi. Parti del codice genetico virale, che solitamente codificano per le proteine presenti sulla superficie del virus, vengono utilizzate per produrre proteine che stimolano la formazione di anticorpi che bloccano il virus. Ne sono un esempio i vaccini contro il virus dell’epatite B e il papillomavirus umano. In alternativa, parti del codice genetico virale possono essere spostate in un virus portatore innocuo, un “vettore”. Questo metodo viene utilizzato nei vaccini contro il virus Ebola. Quando vengono iniettati i vaccini vettori, la proteina virale selezionata viene prodotta nelle nostre cellule, stimolando una risposta immunitaria contro il virus bersaglio.

La produzione di vaccini a base di virus, proteine e vettori interi richiede colture cellulari su larga scala. Questo processo ad alta intensità di risorse limita le possibilità di una rapida produzione di vaccini in risposta a epidemie e pandemie. Pertanto, i ricercatori tentano da tempo di sviluppare tecnologie vaccinali indipendenti dalla coltura cellulare, ma ciò si è rivelato impegnativo.

Vaccini a mRNA: un’idea promettente

Nelle nostre cellule, le informazioni genetiche codificate nel Dna vengono trasferite all’Rna messaggero (mRna), che viene utilizzato come modello per la produzione di proteine. Durante gli anni ’80 furono introdotti metodi efficienti per produrre mRNA senza coltura cellulare, chiamati trascrizione in vitro . Questo passo decisivo ha accelerato lo sviluppo delle applicazioni della biologia molecolare in diversi campi. Anche l’idea di utilizzare le tecnologie dell’mRNA per scopi vaccini e terapeutici ha preso piede, ma davanti a sé si profilavano ostacoli. L’mRna trascritto in vitro era considerato instabile e difficile da fornire, richiedendo lo sviluppo di sofisticati sistemi lipidici trasportatori per incapsulare l’mRna. Inoltre, in vitroL’mRna prodotto ha dato origine a reazioni infiammatorie. L’entusiasmo per lo sviluppo della tecnologia dell’mRNA per scopi clinici è stato quindi inizialmente limitato.

Questi ostacoli non scoraggiarono la biochimica ungherese Katalin Karikó, che si dedicò allo sviluppo di metodi per utilizzare l’mRNA a scopo terapeutico. All’inizio degli anni ’90, quando era assistente professore presso l’Università della Pennsylvania, rimase fedele alla sua visione di realizzare l’mRna come terapeutico, nonostante incontrasse difficoltà nel convincere i finanziatori della ricerca dell’importanza del suo progetto. Un nuovo collega di Karikó nella sua università era l’immunologo Drew Weissman. Il suo interesse era rivolto alle cellule dendritiche, che svolgono importanti funzioni nella sorveglianza immunitaria e nell’attivazione delle risposte immunitarie indotte dai vaccini. Spronata da nuove idee, presto iniziò una fruttuosa collaborazione tra i due, concentrandosi su come i diversi tipi di Rna interagiscono con il sistema immunitario.

La svolta
Karikó e Weissman hanno notato che le cellule dendritiche riconoscono l’mRna trascritto in vitro come una sostanza estranea, il che porta alla loro attivazione e al rilascio di molecole di segnalazione infiammatoria. Si chiedevano perché l’mRna trascritto in vitro fosse riconosciuto come estraneo mentre l’mRNA proveniente da cellule di mammifero non dava luogo alla stessa reazione. Karikó e Weissman si sono resi conto che alcune proprietà critiche devono distinguere i diversi tipi di mRna.

L’Rna contiene quattro basi, abbreviate A, U, G e C, corrispondenti ad A, T, G e C nel Dna, le lettere del codice genetico. Karikó e Weissman sapevano che le basi nell’RNA delle cellule di mammifero sono spesso modificate chimicamente, mentre l’mRna trascritto in vitro non lo è. Si sono chiesti se l’assenza di basi alterate in vitroL’RNA trascritto potrebbe spiegare la reazione infiammatoria indesiderata. Per indagare su questo, hanno prodotto diverse varianti di mRna, ciascuna con alterazioni chimiche uniche nelle loro basi, che hanno consegnato alle cellule dendritiche. I risultati sono stati sorprendenti: la risposta infiammatoria è stata quasi abolita quando le modifiche delle basi sono state incluse nell’mRna. Si è trattato di un cambiamento paradigmatico nella nostra comprensione di come le cellule riconoscono e rispondono a diverse forme di mRna. Karikó e Weissman capirono immediatamente che la loro scoperta aveva un profondo significato per l’uso dell’mRna come terapia. Questi risultati fondamentali sono stati pubblicati nel 2005, quindici anni prima della pandemia di Covid.

In ulteriori studi pubblicati nel 2008 e nel 2010, Karikó e Weissman hanno dimostrato che la consegna di mRna generato con modifiche di base ha aumentato notevolmente la produzione di proteine rispetto all’mRna non modificato. L’effetto era dovuto alla ridotta attivazione di un enzima che regola la produzione delle proteine. Attraverso la scoperta che le modifiche di base riducono le risposte infiammatorie e aumentano la produzione di proteine, Karikó e Weissman hanno eliminato gli ostacoli critici sulla strada verso le applicazioni cliniche dell’mRna.

I vaccini a mRNA hanno realizzato il loro potenziale
L’interesse per la tecnologia dell’mRna iniziò a crescere e nel 2010 diverse aziende stavano lavorando allo sviluppo del metodo. Sono stati perseguiti i vaccini contro il virus Zika e MERS-CoV; quest’ultimo è strettamente correlato al Sars-CoV-2. Dopo lo scoppio della pandemia di Covid, due vaccini a base di mRna modificati che codificano per la proteina di superficie Sars-CoV-2 sono stati sviluppati a velocità record. Sono stati segnalati effetti protettivi di circa il 95% ed entrambi i vaccini sono stati approvati già a dicembre 2020.

L’impressionante flessibilità e velocità con cui i vaccini mRNA possono essere sviluppati aprono la strada all’utilizzo della nuova piattaforma anche per vaccini contro altre malattie infettive. In futuro, la tecnologia potrebbe essere utilizzata anche per fornire proteine terapeutiche e trattare alcuni tipi di cancro.

Sono stati rapidamente introdotti anche diversi altri vaccini contro la Sars-CoV-2, basati su metodologie diverse, e insieme sono state somministrate più di 13 miliardi di dosi di vaccino Covid a livello globale. I vaccini hanno salvato milioni di vite e prevenuto malattie gravi in molte altre, consentendo alle società di aprirsi e tornare a condizioni normali. Attraverso le loro scoperte fondamentali sull’importanza delle modifiche di base nell’mRNA, i premi Nobel di quest’anno hanno contribuito in modo critico a questo sviluppo trasformativo durante una delle più grandi crisi sanitarie del nostro tempo.