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manuela

12 Aprile 2023

Ecco come funzionerà la nuova Aifa. Pronto il decreto attuativo sulle modalità di nomina del presidente, Cda, direttore amministrativo e tecnico scientifico

Dal Quotidiano Sanità dell’11 aprile 2023

La bozza di provvedimento che Quotidiano Sanità è in grado di anticipare è ora all’esame dei Ministri di Economia e Funzione Pubblica e quando avrà il loro concerto sarà trasmessa alla Conferenza Stato-Regioni che dovrà esprimere l’intesa entro il 30 giugno. Nel provvedimento si definisce la nuova organizzazione dell’Agenzia del farmaco dopo l’abolizione della figura del Dg, la nascita della Commissione Unica nonché le figure del direttore amministrativo e del direttore tecnico-scientifico.

È pronto il decreto attuativo che renderà la riforma dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) una realtà, dando all’autority di regolamentazione dei medicinali italiani una nuova organizzazione, articolata in una serie di nuove figure e nella ‘ristrutturazione’ di preesistenti organi interni, come le commissioni tecniche che vengono assorbite in un’unica Commissione.

Ma il cardine su cui si basa la riforma di ‘Aifa 2.0’ definita dal Dl Nato-Calabria di fine 2022 è certamente la soppressione della figura del direttore generale, che aveva tutti i poteri di gestione dell’Agenzia e ne dirigeva l’attività (l’ultimo Dg Aifa come si ricorderà è stato Nicola Magrini e oggi è Annarosa Marra come facente funzioni). E il Presidente dell’Aifa, carica oggi ricoperta da Giorgio Palù, diventa rappresentate legale dell’Agenzia.

La bozza di provvedimento, che Quotidiano Sanità ha potuto visionare è stata licenziata dal dicastero di Lungotevere Ripa e dovrà essere ora bollinata da Funzione Pubblica e Mef per poi essere trasmessa alla Conferenza Stato Regioni che dovrà esprimere l’intesa. Il timing è fissato entro il 30 giugno. Attraverso il decreto sono individuate non più solo le funzioni, ma anche le modalità di nomina dello stesso presidente di Aifa, nonché del direttore amministrativo e del direttore tecnico-scientifico, due figure istituite dalla riforma dell’ex ministra della Salute Giulia Grillo nel 2019 ma ad oggi mai nominate. Ed è disciplinata la composizione della nuova commissione ‘unica’ scientifica ed economica del farmaco (Cse) che andrà a sostituire i due consessi tecnici finora attivi: Cts (Commissione tecnico-scientifica) e Cpr (Comitato prezzi e rimborsi).

Partiamo dal Cda, esso è “costituito dal Presidente – si legge nel testo – nominato con decreto del Ministro della salute, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, e da quattro componenti, di cui uno designato dal Ministro della salute, uno dal Ministro dell’economia e delle finanze e due dalla predetta Conferenza, tutti scelti tra persone di comprovata esperienza in materia sanitaria”.

Il presidente dell’Aifa. Secondo la bozza “è nominato con decreto del Ministro della Salute, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome”. E questi sono i suoi poteri: “Il Presidente – riporta il decreto – ha la rappresentanza legale dell’Agenzia, e cura l’espletamento dei compiti e l’esercizio delle funzioni”, in particolare il presidente “a) convoca e presiede il Consiglio di amministrazione, stabilendone l’ordine del giorno a seguito delle proposte dei Direttori; b) coordina, avvalendosi delle Direzioni, il complesso delle attività dell’Agenzia le Aree e gli Uffici nonché con l’organo di controllo; c) cura, sulla base degli indirizzi del Consiglio di amministrazione, i rapporti con gli Istituti di ricerca pubblici e privati, le società scientifiche, le associazioni industriali e le associazioni dei consumatori e dei pazienti e con le organizzazioni e organismi internazionali, ivi comprese le agenzie degli altri Paesi e con l’EMA; d) provvede ai fini della stipulazione della convenzione; e) assicura, con il supporto del Direttore amministrativo, la predisposizione del bilancio preventivo e consuntivo e della documentazione ad essi allegata; f) in caso di urgenza, adotta provvedimenti di competenza del Consiglio di amministrazione, da sottoporre a ratifica nella prima riunione successiva del Consiglio stesso; g) trasmette al Ministro della salute, dopo l’approvazione del Consiglio di amministrazione, i periodici rapporti informativi; h) mantiene i rapporti con le Agenzie degli altri Paesi, con l’EMA e gli altri organismi internazionali; i) esercita ogni altra funzione attribuitagli dal presente regolamento”.

Ancora sul presidente, “In caso di assenza o di legittimo impedimento del Presidente le sue funzioni sono temporaneamente svolte dal Consigliere di Amministrazione designato dal Ministro della salute”. Non può essere nominato Presidente “e, se nominato decade dal suo ufficio, l’interdetto, l’inabilitato, il fallito o chi è stato condannato ad una pena che comporta l’interdizione anche temporanea da pubblici uffici o l’incapacità di esercitare uffici direttivi”. Viene poi specificato che il “rapporto di lavoro del Presidente è esclusivo e comporta il divieto di svolgere altre attività professionali pubbliche e private, anche occasionali” Con la stessa procedura prevista per la nomina, il Presidente può essere revocato dall’incarico dal Ministro della salute per comprovate irregolarità nell’esercizio dell’attività svolta, per i risultati negativi della gestione o per il mancato raggiungimento degli obiettivi a lui affidati”.
Veniamo ora alla prima figura nuova prevista dalla riforma dell’Aifa: il direttore amministrativo. Il decreto prevede che: “l’incarico di Direttore amministrativo è conferito con decreto del Ministro della salute a persona in possesso di diploma di laurea magistrale o specialistica, ovvero di laurea conseguita in base al previgente ordinamento, in materia giuridica od economica, o titoli equipollenti od equiparati, secondo le disposizioni vigenti in materia e di requisiti di comprovata professionalità ed esperienza gestionale e organizzativa”.

Il Direttore amministrativo, in particolare: a) supporta il Presidente ai fini della predisposizione per la deliberazione da parte del Consiglio di amministrazione: i) dei programmi triennali e annuali di attività dell’Agenzia accompagnati dai rispettivi documenti di bilancio previsionale e di rendicontazione; ii) degli schemi di regolamenti interni necessari per assicurare il funzionamento dell’Agenzia; iii) sulla dotazione organica complessiva e la ripartizione tra le aree funzionali delle relative risorse umane, materiali ed economico-finanziarie; b) per la stipula dei contratti e le convenzioni secondo gli indirizzi strategici impartiti dal Consiglio di amministrazione; c) fissa, sentito il Direttore tecnico-scientifico per i profili di competenza, gli obiettivi delle aree funzionali e degli uffici dirigenziali, ne stabilisce i livelli di responsabilità ed attua le modalità di incentivazione economica per il conseguimento degli obiettivi e dei risultati; d) attua la ripartizione tra gli uffici di direzione generale delle relative risorse umane, materiali ed economico-finanziarie; e) adotta gli atti ed i provvedimenti amministrativi e gli atti di gestione necessari per il conseguimento degli obiettivi dell’Agenzia ed esercita i relativi poteri di spesa, con possibilità di specifica delega ai dirigenti delle aree funzionali e degli uffici dirigenziali; f) cura gli affari legali e il contenzioso, nonché le attività inerenti la qualità delle procedure, le funzioni di segreteria degli organismi collegiali operanti presso l’Agenzia, nonché le attività relative ai sistemi informativi dell’Agenzia”.

La seconda nuova figura è quella del direttore tecnico-scientifico. L’incarico di Direttore tecnico-scientifico è conferito sempre “con decreto del Ministro della salute a persona in possesso di diploma di laurea magistrale o specialistica, ovvero di laurea conseguita in base al previgente ordinamento, in discipline sanitarie o titoli equipollenti od equiparati, secondo le disposizioni vigenti in materia e di requisiti di comprovata professionalità ed esperienza sul piano tecnico-scientifico nel settore dei farmaci”.

Il Direttore tecnico-scientifico svolge e dirige l’attività tecnico-scientifica dell’Agenzia avvalendosi delle Aree e degli Uffici Il Direttore tecnico-scientifico, in particolare: a) attua le misure idonee ad assicurare le funzioni di cui all’articolo 48, comma 5, lettere a), b), g), h), i) ed l) del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito dalla legge 24 novembre 2003, n. 326; b) formula proposte ai fini della predisposizione della lista di cui all’articolo 6, comma 3, lettera i) del presente regolamento; c) cura il coordinamento con le attività dell’EMA. 3. Il Direttore tecnico-scientifico cura, altresì, in raccordo con il Direttore amministrativo, le attività di cui all’art. 10, comma 2-bis, del presente regolamento. Il trattamento giuridico ed economico del Direttore tecnico-scientifico è disciplinato con un contratto di lavoro di diritto privato stipulato con il Ministro della salute. Esso ha una durata di cinque anni ed è rinnovabile”.

Infine, la nuova commissione scientifica ed economica del farmaco (Cse): “La Commissione scientifica ed economica del farmaco – fissa il decreto – svolge le funzioni già attribuite alla Commissione consultiva tecnico-scientifica e al Comitato prezzi e rimborso. Essa adotta le proprie determinazioni con autonomia sul piano tecnico-scientifico e sanitario e svolge, altresì, attività di consulenza tecnico-scientifica”.

La Commissione scientifica ed economica del farmaco è nominata con decreto del Ministro della salute ed è “composta da 10 membri, di cui il direttore tecnico-scientifico dell’Agenzia e il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, o un suo delegato, quali membri di diritto, sei membri designati dal Ministro della salute, tra persone di comprovata e documentata competenza tecnico-scientifica nazionale e internazionale, almeno quinquennale nel settore della valutazione dei farmaci e nel settore della metodologia di determinazione del prezzo dei farmaci, della farmaco economia, uno dei quali con funzioni di presidente, uno designato dal Ministro dell’economia e delle finanze e uno dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano”.

I componenti non di diritto durano in carica tre anni, rinnovabili consecutivamente per una sola volta. A ciascun componente non di diritto della Commissione spetta un’indennità annua lorda di euro 25.000.

5 Aprile 2023

Punti nascita. In Affari Sociali approvate 5 risoluzioni bipartisan che impegnano il governo su una loro migliore distribuzione

Da Quotidiano Sanità del 5 aprile 2023

Queste impegnano il governo su diversi punti, tra i quali, valutare nuovi standard di sicurezza per garantire elevati standard operativi, tecnologici e di sicurezza dei punti nascita; definire il fabbisogno del personale sanitario; favorire l’umanizzazione dei percorsi nascita; favorire la continuità dell’assistenza e l’integrazione tra ospedale e territorio; rimuovere ogni ostacolo che possa danneggiare l’assistenza delle donne e famiglie migranti nei punti nascita.

La commissione Affari Sociali della Camera nella giornata di ieri ha impegnato il governo su una migliore distribuzione dei punti nascita approvando cinque risoluzioni bipartisan.
Diversi in realtà i punti sui quali le mozioni impegnano l’esecutivo, tra queste anche valutare nuovi standard di sicurezza per garantire elevati standard operativi, tecnologici e di sicurezza dei punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti annui per i quali vengano avanzate richieste di mantenimento delle loro attività da parte delle regioni; definire il fabbisogno del personale sanitario, medico e ostetrico del punto nascita, uniformemente su tutto il territorio nazionale; favorire l’umanizzazione dei percorsi nascita; favorire la continuità dell’assistenza e l’integrazione tra ospedale e territorio, adottando iniziative di competenza volte a sviluppare la rete dei consultori familiari (Cf) quali servizi territoriali.

E ancora, si invita a valutare la possibilità di avviare screening per l’individuazione delle donne a rischio di sviluppare depressione post partum; verificare e monitorare nei punti nascita, garantendone la diffusione, l’esistenza di tutte le procedure assistenziali, farmacologiche e non, per il controllo del dolore il corso di travaglio-parto; rafforzare il percorso nascita attraverso la valorizzazione della figura professionale dell’ostetrica e dell’ostetrico; e rimuovere ogni ostacolo che possa danneggiare l’assistenza delle donne e famiglie migranti nei punti nascita e nei consultori, avendo cura di assicurare la necessaria mediazione culturale.

29 Marzo 2023

Stanziato 1,1 mld per ripiano payback dispositivi medici, stretta ai ‘gettonisti’ e nuove misure per contrastare la violenza contro i sanitari. Ecco tutte le misure per la sanità contenute nel Dl Bollette approvato dal Cdm

Da Quotidiano Sanità del 28 marzo 2023

Più paletti per il ricorso ai gettonisti e previsto anche un incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive nei servizi di emergenza-urgenza. I medici in formazione specialistica, su base volontaria e al di fuori dall’orario dedicato alla formazione, potranno assumere incarichi libero-professionali. Anticipo indennità pronto soccorso al 1° giugno 2023. Al personale del comparto sanità, al di fuori dell’orario di servizio non si applicheranno le incompatibilità. Scatta anche la procedibilità d’ufficio per chi commette violenze contro i sanitari. Ecco tutte le novità.

Via libera dal Cdm al Decreto Bollette che però contiene numerose misure per la sanità annunciate dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci. In primis arrivano circa 1,1 miliardi per limitare l’impatto dei 2,2 miliardi di payback previsti a carico delle imprese produttrici di dispositivi medici.
Inoltre, le aziende e gli enti del SSN, per l’anno 2023, possono ricorrere alle cosiddette “prestazioni aggiuntive” (tipologie di attività libero professionale intramuraria) per le quali la tariffa oraria fissata dal CCNL di settore (pari a euro 60,00), può essere aumentata sino a euro 100 lordi, nei limiti delle risorse disponibili, di cui si prevede tuttavia un incremento per ciascuna regione.

Per sopperire alla carenza di organico, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale possono affidare a terzi i servizi medici ed infermieristici esclusivamente nei servizi di emergenza-urgenza ospedalieri, per un massimo di 12 mesi e senza possibilità di proroga. Inoltre, non può richiedere la ricostituzione del rapporto di lavoro con il Servizio sanitario nazionale il personale sanitario che interrompa volontariamente il rapporto di lavoro dipendente con una struttura pubblica per prestare la propria attività presso un operatore economico privato che fornisce i servizi medici ed infermieristici alle aziende e gli enti dell’SSN.

Anticipata poi al 1° giugno 2023 l’operatività del fondo destinato all’erogazione dell’indennità di pronto soccorso per il personale della dirigenza medica e del comparto sanità. E ancora fino al 31 dicembre 2025 si ammette a partecipare ai concorsi per l’accesso alla dirigenza medica del SSN nella disciplina di Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza, ancorché non in possesso di alcun diploma di specializzazione, il personale medico che abbia maturato tre anni di servizio anche non continuativo, con contratti a tempo determinato, contratti di collaborazione coordinata e continuativa o altre forme di lavoro flessibile

Altra novità attraverso l’introduzione di una misura sperimentale volta a consentire che i medici in formazione specialistica, su base volontaria e al di fuori dell’orario dedicato alla formazione, possano assumere incarichi libero-professionali presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri fino a 8 ore settimanali.

Si consente poi al personale, dipendente e convenzionato, operante nei servizi di emergenza-urgenza delle aziende ed enti del Servizio sanitario nazionale in possesso dei requisiti per il pensionamento anticipato di chiedere la trasformazione del rapporto di lavoro da impegno orario pieno a impegno orario ridotto o parziale, in deroga ai contingenti previsti dalle disposizioni vigenti, fino al raggiungimento del limite di età previsto dall’ordinamento vigente.

Si elimina poi il vincolo di esclusività per personale infermieristico e ostetriche (a legislazione vigente è consentita la deroga per un massimo di 8 ore settimanali fino al 31 dicembre 2023).

Previsto anche che la facoltà riconosciuta alle aziende e agli enti del Servizio sanitario nazionale, nonché alle strutture sanitarie private accreditate appartenenti alla rete formativa di assumere con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato, con orario a tempo parziale in ragione delle esigenze formative coloro che, a partire dal terzo anno del corso di formazione specialistica – medici, medici veterinari, odontoiatri, biologi, chimici, farmacisti, fisici e psicologi – regolarmente iscritti si siano utilmente collocati nella graduatoria separata in esito alle procedure concorsuali per l’accesso alla dirigenza del ruolo sanitario, non sia più sottoposta al termine del 31 dicembre 2025. Si prevede che il contratto non possa avere durata superiore al corso di formazione specialistica.

Si consente, fino al 31 dicembre 2025, di far ricorso al reclutamento temporaneo di medici, infermieri, operatori sociosanitari ecc. in possesso di titoli conseguiti in Paesi dell’Unione Europea ed extraeuropei, ma non ancora riconosciuti validi per l’esercizio della relativa attività sanitaria in Italia da parte del Ministero della Salute.

Si prevede poi la procedibilità d’ufficio del reato di lesioni personali qualora commesso in danno dei professionisti sanitari indipendentemente dalla gravità delle lesioni. Infine, si modifica il codice penale inasprendo la sanzione per le lesioni personali quando la persona offesa è esercente una professione sanitaria o sociosanitaria nell’esercizio o a causa delle funzioni o del servizio.

Ecco nel dettaglio tutte le misure previste di interesse sanitario contenute nella bozza entrata in Cdm

Articolo 6 (Contributo statale per il ripiano del superamento del tetto di spesa dei dispositivi medici)
Per superare il problema legato al payback dei dispositivi medici si prevede l’istituzione di un fondo per il 2023 il cui importo è di circa 1,1 miliardi per limitare l’impatto dei 2,2 miliardi previsti a carico delle imprese che da mesi stanno protestando e denunciando le storture della norma.
Gli importi della quota del fondo assegnati a ciascuna Regione potranno essere utilizzati per gli equilibri dei servizi sanitari regionali dell’anno 2022. Le aziende fornitrici di dispositivi medici, che non hanno attivato contenzioso o che rinunciano al contenzioso eventualmente attivato, versano a ciascuna regione e provincia autonoma, entro il 30 giugno 2023, la restante quota rispetto a quella determinata dai provvedimenti regionali. Per le aziende fornitrici di dispositivi medici che non rinunciano al contenzioso attivato, resta fermo l’obbligo del versamento della quota integrale a loro carico, come determinata dai richiamati provvedimenti regionali o provinciali.

Per esigenze di liquidità connesse all’assolvimento dell’obbligo di ripiano le piccole e medie imprese possono richiedere finanziamenti a banche, istituzioni finanziarie nazionali e internazionali e ad altri soggetti abilitati all’esercizio del credito in Italia.

Articolo 7 (Iva su payback dispositivi medici)
In relazione ai versamenti effettuati dalle aziende produttrici dispositivi medici ai fini del contenimento della spesa per dispositivi medici a carico del Servizio sanitario nazionale, considerato che i tetti regionali e nazionale sono calcolati al lordo dell’Iva, i commi 2 e 5 dell’articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, si interpretano nel senso che per i versamenti effettuati ai fini del ripiano dello sforamento dei tetti della spesa per dispositivi medici, le aziende produttrici dispositivi medici possono portare in detrazione l’Iva determinata scorporando la medesima, secondo le modalità indicate dall’articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, dall’ammontare dei versamenti effettuati.

Articolo 8 (Disposizioni in materia di appalto, di reinternalizzazione dei servizi sanitari e di equità retributiva a parità di prestazioni lavorative, nonché di avvio di procedure selettive comprensive della valorizzazione dell’attività lavorativa già svolta)
Arriva qui una stretta per i medici a gettone. Si prevede infatti che le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, per fronteggiare lo stato di grave carenza di organico del personale sanitario, potranno affidare a terzi i servizi medici ed infermieristici solo in caso di necessità e urgenza, in un’unica occasione e senza possibilità di proroga, a seguito della verificata impossibilità di utilizzare personale già in servizio, di assumere gli idonei collocati in graduatorie concorsuali in vigore, nonché di espletare le procedure di reclutamento del personale medico e infermieristico autorizzate.

Questi servizi potranno essere affidati esclusivamente nei servizi di emergenza-urgenza ospedalieri (area critica), per un periodo non superiore a dodici mesi, ad operatori economici che si avvalgono di personale medico ed infermieristico in possesso dei requisiti di professionalità contemplati dalle disposizioni vigenti per l’accesso a posizioni equivalenti all’interno degli enti del Servizio sanitario nazionale e che dimostrano il rispetto delle disposizioni in materia d’orario di lavoro.

Per favorire l’economicità dei contratti e la trasparenza delle condizioni di acquisto e di garantire l’equità retributiva a parità di prestazioni lavorative, con decreto del Ministro della salute, sentita l’Anac, da adottarsi entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, dovranno essere elaborate linee guida recanti le specifiche tecniche, i prezzi di riferimento e gli standard di qualità dei servizi medici ed infermieristici oggetto degli affidamenti.

L’inosservanza di queste disposizioni verrà valutata anche ai fini della responsabilità del dirigente della struttura sanitaria appaltante il servizio per danno erariale. Il personale sanitario che interrompe volontariamente il rapporto di lavoro dipendente con una struttura sanitaria pubblica per prestare la propria attività presso un operatore economico privato che fornisce i servizi in regime di esternalizzazione, non potrà chiedere successivamente la ricostituzione del rapporto di lavoro con il Servizio sanitario nazionale.

Le aziende, al fine di reinternalizzare i servizi appaltati, in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni di personale, avviano le procedure selettive per il reclutamento del personale da impiegare per l’assolvimento delle funzioni precedentemente esternalizzate, prevedendo la valorizzazione, anche attraverso una riserva di posti non superiore al 50% di quelli disponibili, del personale impiegato in mansioni sanitarie e socio-sanitarie corrispondenti nelle attività dei servizi esternalizzati che abbia garantito assistenza ai pazienti per almeno sei mesi di servizio. Non possono partecipare alle procedure selettive coloro che in precedenza, in costanza di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con il Ssn, si siano dimessi dalle dipendenze dello stesso.

Articolo 9 (Incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive nei servizi di emergenza-urgenza)
Per l’anno 2023 le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, per affrontare la carenza di personale medico presso i servizi di emergenza – urgenza ospedalieri e al fine di ridurre l’utilizzo delle esternalizzazioni, possono ricorrere alle prestazioni aggiuntive di cui all’articolo 115, comma 2, del Ccnl dell’Area sanità del 19 dicembre 2019, per le quali la tariffa oraria, in deroga alla contrattazione, può essere aumentata fino ad una cifra che al momento non è stata ancora esplicitata nella bozza.

Articolo 10 (Misure per il personale dei servizi di emergenza-urgenza)
Fino al 31 dicembre 2025, allo scopo di garantire la continuità nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza e valorizzare l’esperienza professionale acquisita, il personale medico, che alla data di pubblicazione del presente decreto, nel periodo intercorrente tra il 1° gennaio 2013 ed il 30 giugno 2023, abbia maturato, presso i servizi di emergenza-urgenza del Servizio sanitario nazionale, almeno tre anni di servizio, anche non continuativo, con contratti a tempo determinato, con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, con contratti di convenzione o altre forme di lavoro flessibile, ovvero abbia svolto un documentato numero di ore di attività, equivalente ad almeno tre anni di servizio del personale medico del Ssn a tempo pieno, anche non continuative, presso i predetti servizi, è ammesso a partecipare ai concorsi per l’accesso alla dirigenza medica del Ssn nella disciplina di Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza, ancorché non in possesso di alcun diploma di specializzazione. Il servizio prestato dovrà essere certificato, su istanza dell’interessato, dalla struttura presso la quale è stato svolto, entro 30 giorni dal ricevimento della domanda.

Fino al 31 dicembre 2025, in via sperimentale, i medici in formazione specialistica regolarmente iscritti al relativo corso di studi possono assumere, su base volontaria e al di fuori dall’orario dedicato alla formazione, incarichi libero-professionali, anche di collaborazione coordinata e continuativa, presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del servizio sanitario nazionale, per un massimo di 8 ore settimanali.

L’attività libero-professionale che i medici in formazione specialistica possono svolgere dovrà essere coerente con l’anno di corso di studi superato e con il livello di competenze e di autonomia raggiunto dallo specializzando. Per tali attività è corrisposto un compenso orario, che integra la remunerazione prevista per la formazione specialistica, pari a 40 euro lordi comprensivi di tutti gli oneri fiscali, previdenziali e di ogni altro onere eventualmente previsto a carico dell’azienda o dell’ente che ha conferito l’incarico.

L’attività svolta sarà valutabile nell’ambito del curriculum formativo e professionale nei concorsi per dirigente medico del Servizio sanitario nazionale e costituisce requisito utile per i concorsi.

Fino al 31 dicembre 2025 il personale, dipendente e convenzionato, operante nei servizi di emergenza-urgenza degli enti del Servizio sanitario nazionale in possesso dei requisiti per il pensionamento anticipato previsti dall’ordinamento vigente, può chiedere la trasformazione del rapporto di lavoro da impegno orario pieno a impegno orario ridotto o parziale, in deroga ai contingenti previsti dalle disposizioni vigenti, fino al raggiungimento del limite di età previsto dall’ordinamento vigente, ferma rimanendo l’autorizzazione degli enti del Servizio sanitario nazionale competenti.

Articolo 11 (Misure per gli operatori delle professioni sanitarie di cui all’articolo 1 della legge 1° febbraio 2006, n. 43)
Alle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione appartenenti al personale del comparto sanità, al di fuori dell’orario di servizio non si applicheranno le incompatibilità.

Articolo 12 (Modifiche all’articolo 1, comma 548-bis, legge 30 dicembre 2018, n. 145)
Viene qui cancellato il termine previsto del 31 dicembre 2025 nella previsione per le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, nonché le strutture sanitarie private accreditate, appartenenti alla rete formativa, nei limiti delle proprie disponibilità di bilancio e nei limiti di spesa per il personale previsti dalla disciplina vigente, di assumere con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato con orario a tempo parziale in ragione delle esigenze formative di coloro che sono utilmente collocati nella graduatoria, fermo restando il rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea relativamente al possesso del titolo di formazione specialistica.

Il contratto non può avere durata superiore alla durata residua del corso di formazione specialistica, fatti salvi, per i medici specializzandi, i periodi di sospensione previsti dall’articolo 24, commi 5 e 6, primo periodo, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, potrà essere prorogato fino al conseguimento del titolo di formazione specialistica.

Articolo 13 (Disposizioni in materia di esercizio temporaneo di attività lavorativa in deroga al riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie conseguite all’estero)

Al fine di fronteggiare la grave carenza di personale sanitario e socio-sanitario che si riscontra nel territorio nazionale, fino al 31 dicembre 2025 è consentito l’esercizio temporaneo, nel territorio nazionale, dell’attività lavorativa in deroga a coloro che intendono esercitare presso strutture sanitarie o socio sanitarie pubbliche o private o private accreditate, una professione sanitaria o l’attività prevista per gli operatori di interesse sanitario in base ad una qualifica professionale conseguita all’estero.

Entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge con intesa da adottarsi in sede di Conferenza Stato Regioni verrà definita la disciplina per l’esercizio temporaneo dell’attività lavorativa.

Articolo 14 (Disposizioni in materia di contrasto agli episodi di violenza nei confronti del personale sanitario)
Si modifica l’articolo 583 del codice penale aggiungendo il seguente periodo: “Se la persona offesa è esercente una professione sanitaria o sociosanitaria nell’esercizio o a causa delle funzioni o del servizio, nonché chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, nell’esercizio o a causa di tali attività”. In questo modo chi aggredisce un operatore sanitario va incontro ad una pena che prevede la reclusione da tre a sette anni.

23 Marzo 2023

Vaccini. Dopo il confronto tra Ministero e Regioni arriva la nuova versione del Piano nazionale 2023-2025. Dal nuovo calendario al rafforzamento del territorio ecco tutte le novità

Dal Quotidiano Sanità del 23 marzo 2023

Torna all’attenzione della Stato Regioni, in versione aggiornata, il provvedimento che ridisegna le strategie vaccinale per il prossimo triennio. Come già anticipato su Quotidiano Sanità, tra le novità spiccano un Calendario vaccinale “distinto e facilmente aggiornabile” e la riorganizzazione dei servizi territoriali con la regia dei Dipartimenti di prevenzione delle Asl e il rafforzamento della Rete dei Mmg, pediatri, farmacie e personale preposto alle vaccinazioni.

Mantenere lo status polio-free, eliminare morbillo e rosolia e rafforzare la prevenzione del cancro della cervice uterina e delle malattie correlate all’Hpv. E ancora, raggiungere e mantenere le coperture vaccinali target rafforzando Governance, Reti e percorsi di prevenzione vaccinale. Promuovere interventi vaccinali nei gruppi di popolazione ad alto rischio per patologia andando incontro alle esigenze del cittadino/paziente. E poi, ingranare la marcia dell’informatizzazione per le anagrafi vaccinali regionali mettendo quindi a regime l’anagrafe vaccinale nazionale. Infine, migliorare la sorveglianza delle malattie prevenibili da vaccino, ridurre le diseguaglianze esistenti, rafforzare la comunicazione e promuovere nei professionisti sanitari la cultura delle vaccinazioni e la formazione in vaccinologia.

Sono questi alcuni degli obiettivi del nuovo Piano nazionale di Prevenzione Vaccinale 2023-2025, che ritorna sul tavolo della Conferenza Stato Regioni in una versione aggiornata rispetto a quella presentata nel mese di gennaio e anticipata da Quotidiano Sanità.

Il nuovo testo presentato dal ministero della Salute, tiene infatti conto delle modifiche concordate in riunione con i tecnici delle Regioni. Tra le molte richieste le Regioni avevano indicato la necessità di evidenziare un percorso di condivisione con l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali e di dare maggior rilevanza alla “governance” dell’offerta vaccinale nazionale e regionale, indicando che ”la funzione di programmazione, monitoraggio e coordinamento è garantita dai Dipartimenti di Prevenzione o dalle Strutturazione di Sanità Pubblica previste”.

Sono state inoltre riviste la periodicità e le procedure di aggiornamento del Calendario nazionale vaccinale (novità di questo Piano) che si presenta come “documento distinto e, pertanto, facilmente aggiornabile in base ai futuri scenari epidemiologici, alle evidenze scientifiche e alle innovazioni in campo biomedico”.

Tra le novità inserite nel nuovo testo c’è quella sul vaccino contro il meningococco B (Men B) che viene raccomandato dal 2° al 5 mese di vita, e l’offerta al compimento dei 11-12 anni (tra i 12 e i 18 anni) della vaccinazione Men B che può essere integrata, alla luce della situazione epidemiologica della singola Regione/PA, per età, con ciclo in base al tipo di vaccino utilizzato.

Sono stati inoltre cancellati dagli obiettivi di copertura vaccinale previsti nel Calendario nazionale vaccinale, quelli a medio e breve termine e riviste anche le fasce di età entro le quali somministrare le dosi vaccinali.

Per il resto, il testo del Pnpv è rimasto sostanzialmente invariato, rispetto a quello anticipato. Tra i Punti di forza del nuovo Piano 2023-2025 spicca la riorganizzazione dei servizi vaccinali che fa tesoro dell’esperienza maturata durante la pandemia, la quale ha messo in luce le molte criticità del sistema. Tra le tante: la disomogeneità tra le procedure e l’offerta vaccinale in ogni Regione e Pa; il mancato raggiungimento dei valori target delle coperture vaccinali; le difformità nell’organizzazione e gestione del processo vaccinale (inclusa la registrazione delle vaccinazioni effettuate sul territorio nazionale) e le difformità logistiche e organizzative delle amministrazioni sanitarie locali necessarie a garantire l’erogazione e la piena fruibilità delle vaccinazioni inserite nel calendario vaccinale.

Punto cardine del nuovo Pnpv è il Calendario vaccinale, oltre a presentare l’offerta vaccinale attivamente e gratuitamente prevista per fascia d’età, contiene le vaccinazioni raccomandate a particolari categorie a rischio (per condizione medica, per esposizione professionale, per eventi occasionali, per vulnerabilità sociali ed economiche)”.

Riorganizzazione dei servizi e la rete Hub&Spoke
L’obiettivo sul fronte della riorganizzazione dei servizi è “raggiungere e mantenere le coperture vaccinali target rafforzando governance, reti e percorsi di prevenzione vaccinale”.

La riorganizzazione, si sottolinea quindi nel Piano, “deve condurre ad una unitarietà e una omogeneità dell’attività vaccinale sull’intero territorio nazionale, in ottemperanza coi Lea, per evitare disparità tra Regioni/PA e/o all’interno della medesima Regione/PA attraverso un’appropriata allocazione ai Servizi vaccinali di strutture idonee e di risorse umane adeguate sia sanitarie che non sanitarie”.

Il ruolo di regista è affidato ai Dipartimenti di Prevenzione che “garantiscono sul territorio le competenze specialistiche in tema vaccinale e la governance di tutte le offerte e i programmi di vaccinazione in ragione del loro ruolo a tutela della salute pubblica e al fine di perseguire gli obiettivi di copertura, omogeneità, accessibilità, equità e qualità nell’offerta vaccinale”.

Anche il monitoraggio degli obiettivi del Pnpv assume un ruolo strategico per la sua implementazione. E quindi, si sottolinea nel testo, sarà sviluppato separatamente per permetterne un facile aggiornamento “Un piano di monitoraggio che tenga conto degli indicatori già presenti nel Pno e nei Lea”. E sarà istituita presso la Direzione Generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute una Cabina di regia ad hoc – composta da un numero ristretto di rappresentanti delle istituzioni coinvolte e delle Regioni – con il compito di coordinare e monitorare l’implementazione del Piano, e mettere atto percorsi congiunti per superare le eventuali criticità che si potrebbero presentare.

7 Marzo 2023

Tumori. In Europa calano i tassi di mortalità (Italia compresa) ma per le donne rischio aumento casi di cancro al pancreas e al polmone

Da Quotidiano Sanità del 6 marzo 2023

Secondo le previsioni, tra il 2018 e il 2023, i tassi di mortalità sono in calo del 6,5% negli uomini e del 3,7% nelle donne nell’Ue e nel Regno Unito. Ma ci sono criticità per il tumore al pancreas e al polmone nelle donne over 65 anni con un aumento rispettivamente un aumento del 3,4% e dell’1%. Calano invece i tassi di mortalità per il colon-retto e lo stomaco. I risultati dello studio coordinato dall’Università di Milano con l’Università di Bologna e sostenuto da Fondazione Airc, pubblicati sulla rivista Annals of Oncology.

Diminuiscono in generale i decessi per tumore. Tra il 2018 e il 2023 si stima un calo del 6,5% nei tassi di mortalità per tumore negli uomini e del 3,7% nelle donne. Anche se le previsioni per alcuni tumori nelle donne dell’Ue non fanno ben sperare: si stima infatti un aumento del 3,4% per il tumore al pancreas e dell’1% per quello del polmone.
Comunque, nel 2023 nell’Unione Europea (UE) i decessi attesi per tumore dovrebbero essere circa 1.262.000, nel Regno Unito circa 172.300.

Sono queste le stime di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori internazionali guidati da Carlo La Vecchia, docente di epidemiologia presso l’Università Statale di Milano con la collaborazione dell’Università di Bologna e il sostengo della Fondazione Airc, I cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Annals of Oncology.

I ricercatori hanno analizzato i tassi di mortalità per tumore nell’Ue (la Repubblica di Cipro è stata esclusa dalle analisi a causa dell’eccessiva mancanza di dati) e nei suoi cinque Paesi più popolosi (Francia, Germania, Italia, Polonia e Spagna), e nel Regno Unito. Sono stati studiati per entrambi i sessi i dati di mortalità per i diec principali tumore, ossia stomaco, intestino, pancreas, polmone, mammella, utero, ovaio, prostata, vescica e leucemie. Per arrivare all‘analisi dettagliata è stata utilizzata la certificazione dei decessi per cancro e i dati sulla popolazione dell’Oms e quelli dei database Eurostat per il periodo 1970-2018. Le previsioni sono pubblicate per il tredicesimo anno consecutivo.

Per il 2023 si prevedono quindi andamenti favorevoli per i tassi di mortalità nei dieci siti tumorali più comuni in gran parte dei Paesi europei, anche se sottolineano i ricercatori il numero assoluto di decessi aumenterà a causa dell’invecchiamento della popolazione, questo perchè “una maggiore proporzione di anziani nella popolazione comporta un maggior numero di persone con un elevato rischio di sviluppare un tumore”.

Rispetto al picco di mortalità per cancro del 1988, i ricercatori stimano che, grazie agli andamenti favorevoli osservati e previsti tra il 1989 e il 2023, nell’UE saranno stati evitati circa 5,9 milioni di morti e circa 1,24 milioni nel Regno Unito.

“Se l’attuale tendenza favorevole dei tassi di mortalità per tumore dovesse continuare – commenta La Vecchia – un’ulteriore riduzione del 35% entro il 2035 sarebbe possibile. La cessazione del consumo di tabacco ha contribuito a questi andamenti. Per mantenerli nel tempo sono necessari ulteriori sforzi per controllare l’epidemia di sovrappeso, obesità e diabete, limitare il consumo di alcol, migliorare l’utilizzo degli screening per diagnosi precoce e le terapie, e controllare le infezioni virali per le quali esistono vaccini e terapie”.

Il controllo del tabagismo si riflette nella diminuzione della mortalità per tumore al polmone. “Ci sono ancora ampi margini di miglioramento, in particolare tra le donne, per le quali i tassi di mortalità per tumore del polmone continuano ad aumentare – ha dichiarato Eva Negri, docente di Medicina del Lavoro al dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche all’Università di Bologna, responsabile dello studio e del relativo sostegno da parte della Fondazione AIRC – contrariamente a quanto notato per gli uomini, durante il periodo tra il 1989 e il 2023, nelle donne non risultano morti evitate per tumore al polmone nell’UE. Un’altra neoplasia che non mostra miglioramenti tra gli uomini e aumenta nelle donne è il tumore al pancreas. Tra un quarto e un terzo di queste morti può essere attribuito al tabagismo, e le donne, soprattutto nei gruppi di età più avanzata, non hanno smesso di fumare.”

Nel 2023 nei Paesi dell’UE è stato stimato un tasso di mortalità standardizzato per tutti i tumori di 123,8 per 100mila uomini e 79,3 per 100mila donne. Nel Regno Unito i tassi corrispondenti saranno 106,5 e 83,5 per 100mila rispettivamente per uomini e donne.

Gli andamenti dei tassi di mortalità scenderanno per le sedi tumorali considerate sia negli uomini dell’UE sia in entrambi i sessi del Regno Unito. È previsto, invece, nelle donne dell’Ue un aumento del 3,4% per il tumore al pancreas e dell’1% per quello del polmone. Nonostante il calo previsto del 13,8%, le donne del Regno Unito continueranno ad avere un tasso di mortalità per tumore al polmone più elevato che nell’UE, dovuto a una maggior diffusione del fumo nelle donne anziane.

Nei cinque Paesi dell’UE considerati sono previsti aumenti di mortalità per il tumore polmonare nelle donne del 14% in Francia, del 5,6% in Italia e del 5% in Spagna. Esaminando nel dettaglio le fasce d’età delle donne, si prevede una diminuzione nel tasso tra i 25 e i 64 anni, mentre si riscontra un aumento nelle ultrasessantacinquenni.

“Questo è dovuto al fatto che le donne attualmente con età compresa tra i 45 e i 64 anni, nate negli anni ‘60 e ‘70, hanno fumato meno e hanno smesso prima rispetto a quelle nate negli anni ‘50, che erano ventenni negli anni ‘70, quando il fumo tra le giovani donne era maggiormente diffuso”, afferma Matteo Malvezzi, ricercatore presso l’Università di Milano.

Il tumore al colon-retto sarà la terza causa di mortalità neoplastica per le donne sia nell’UE che nel Regno Unito con tassi di mortalità rispettivamente pari a 8 e 10 per 100mila donne. Negli uomini il cancro alla prostata sarà la terza causa, con tassi previsti di 9,5 e 11,2 per 100mila uomini nell’UE e nel Regno Unito.

I ricercatori evidenziano il ruolo del sovrappeso e dell’obesità come fattore di rischio per i tumori alla mammella in post-menopausa, endometrio (utero), stomaco e colon-retto. Sebbene i tassi di mortalità per cancro allo stomaco siano in calo, grazie a una migliore conservazione degli alimenti, diete più sane e la diminuzione delle infezioni da Helicobacter pylori, circa un terzo dei tumori allo stomaco si verifica oggi nel cardias, che è associato al sovrappeso e all’obesità e, di conseguenza, al reflusso gastro-esofageo, noto fattore di rischio per questo tumore.

I tassi di mortalità per il cancro del colon-retto sono in calo nell’UE, mentre nel Regno Unito hanno mostrato andamenti meno favorevoli. “Gli aumenti registrati sia nell’incidenza che nella mortalità per il tumore al colon-retto tra le giovani donne nel Regno Unito sono un dato preoccupante. Questo può essere in parte spiegato dalla prevalenza di sovrappeso e obesità e dal consumo di alcol e tabacco”, afferma Eva Negri.

I ricercatori puntualizzano che le stime prodotte non tengono conto della pandemia di Covid-19, verificatasi successivamente al periodo per i quali i dati di mortalità erano disponibili: “Il Covid-19 potrebbe avere avuto un effetto sulla mortalità per cancro, per i rallentamenti causati nei servizi di salute pubblica, influenzando sia la prevenzione secondaria che il trattamento e la gestione delle patologie tumorali”.

2 Marzo 2023

La spesa pubblica nella UE. Italia tra i Paesi con la quota più alta per la “protezione sociale” ma siamo sempre sotto la media per la “salute”

Da Quotidiano Sanità del 28 febbraio

I dati illustrati oggi da Eurostat. Nel 2021 la spesa pubblica nella UE si è attestata al 51,5% del Pil, una percentuale inferiore a quella del 2020 ma solo perché il Pil è aumentato. La spesa pubblica è infatti cresciuta in valori assoluti del 5,1% rispetto all’anno precedente. Tra le principali funzioni la “protezione sociale” in tutta la UE è rimasta la voce di spesa più importante, con un peso pari al 20,5% del PIL. La “salute” viene subito dopo con un peso dell’8,1% (Italia al 7,6%).

Nel 2021 la spesa totale delle amministrazioni pubbliche nell’Unione Europea è stata pari al 51,5% del prodotto interno lordo (PIL) ed è stata ancora influenzata dalla pandemia di COVID-19 e dalle misure governative per mitigarne gli effetti.

La diminuzione del rapporto rispetto all’anno precedente (52,8%) è stata principalmente una conseguenza dell’aumento del PIL, mentre è stata ancora osservata una crescita della spesa totale (7.475 EUR nel 2021 rispetto a 7.111 miliardi di EUR nel 2020; un aumento di 364 miliardi, in crescita del 5,1% rispetto al 2020).

Lo sottolinea oggi Eurostat sulla base dei dati recentemente pubblicati sulla spesa delle amministrazioni pubbliche per funzione.

La percentuale più alta della spesa pubblica va alla protezione sociale e alla sanità
Tra le principali funzioni della spesa delle amministrazioni pubbliche nell’UE, la “protezione sociale” è rimasta la più importante nel 2021, con un peso pari al 20,5% del PIL. Le successive aree più importanti sono state la “salute” (8,1%), gli “affari economici” (6,3%) e i “servizi pubblici generali” (6,0%), che comprendo affari esteri e transazioni del debito pubblico, e poi “istruzione” (4,8%).

Le funzioni ‘ordine pubblico e sicurezza’ (1,7%), ‘difesa’ (1,3%), ‘ricreazione, cultura e religione’ (1,2%), ‘tutela ambientale’ (0,8%) e ‘abitazioni e servizi per la collettività’ (0,6 %) sono quello con un peso minore.

Forti aumenti della protezione sociale, degli affari economici e della salute guidati dalla pandemia di COVID-19
A livello dell’UE, la spesa totale delle amministrazioni pubbliche è aumentata per tutte le principali funzioni. Tuttavia, gli aumenti si sono concentrati su “salute” (+103 miliardi di euro), “affari economici” (+96 miliardi di euro) e “protezione sociale” (+41 miliardi di euro, con un calo di 50 miliardi di euro per le spese per il contrasto alla “disoccupazione” che sono state riassorbite dall’incremento di altre voci come “vecchiaia” e da altre funzioni dettagliate nell’ambito della protezione sociale).

Rapporto tra la spesa per la protezione sociale più alto in Francia e Finlandia, più basso in Irlanda (Italia sopra la media UE)
La “protezione sociale” ha rappresentato nel 2021 l’area di spesa pubblica più importante per tutti i membri dell’UE. La spesa pubblica per la protezione sociale in percentuale del PIL variava tra gli Stati membri dall’8,7% in Irlanda, 11,0% a Malta, 12,5% a Cipro e 13,1% in Ungheria, a quasi un quarto in Francia (24,8%), Finlandia (24,6%) e Italia (23,4%).

La spesa pubblica per la sanità è più alta in Austria e Cechia (Italia sotto la media UE) per gli affari economici la più alta è in Grecia, per l’istruzione in Svezia
Nel 2021, Austria (10,1%), Repubblica Ceca (9,8%), Danimarca e Francia (entrambe 9,2%) hanno registrato i più alti rapporti tra spesa pubblica e PIL dedicati alla salute tra i membri dell’UE. L’Italia si colloca invece sotto la media UE con una percentuale del 7,6%.

I rapporti più elevati tra spesa pubblica e PIL per gli affari economici nel 2021 sono stati registrati in Grecia (10,7%), Austria (9,3%) e Ungheria (9,2%), davanti a Malta (9,0%).

I rapporti più elevati tra spesa pubblica e PIL per i servizi pubblici generali sono stati osservati in Italia e Finlandia (entrambe 8,1%), Ungheria (8,0%) e Grecia (7,9%).

Per quanto riguarda l’istruzione, i rapporti più elevati rispetto al PIL sono stati registrati in Svezia (6,7%), seguita da Belgio (6,3%) e Danimarca (6,0%).

20 Febbraio 2023

Giornata nazionale del personale sanitario. “Uniti per sostenere Ssn”. Schillaci: “Il capitale umano è la leva principale dei servizi sanitari. Pronti a dare al più presto risposte concrete”

Da Quotidiano Sanità del 20 febbraio 2023

Le 11 Federazioni e Consigli nazionali degli Ordini delle Professioni sociosanitarie – medici e odontoiatri, infermieri, farmacisti, medici veterinari, professionisti dell’area tecnica, della riabilitazione e della prevenzione, ostetriche, chimici e fisici, fisioterapisti, psicologi, biologi, assistenti sociali – hanno celebrato oggi la Giornata alla presenza del Ministro della Salute Orazio Schillaci e del Vice Presidente del Senato Maurizio Gasparri.

“Noi, professionisti sanitari e socio-sanitari, dedichiamo questa giornata a chi ha sofferto, a chi soffre e a tutte le persone che, con la loro attenzione e partecipazione, hanno aiutato ad arginare la pandemia con comportamenti coscienziosi e virtuosi. Siamo rimasti uniti, come lo siamo oggi per celebrare ‘insieme’ questa Giornata. E insieme è l’avverbio scelto per caratterizzare la comunicazione di questo evento, perché riteniamo che sostenere, nella sua interezza e complessità, il nostro Sistema salute, e garantire il nostro Servizio sanitario nazionale sia possibile solo con un impegno costante, competente, multidisciplinare e sinergico”.

È stata scelta una donna, Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi, per dare voce alle 11 Federazioni e Consigli nazionali degli Ordini delle Professioni sociosanitarie che hanno celebrato insieme, a Roma, la Giornata nazionale del personale sanitario, socio-sanitario, socio-assistenziale, alla presenza del Ministro della Salute Orazio Schillaci e del Vice Presidente del Senato Maurizio Gasparri.

Una scelta non casuale, ma nata dalla volontà di “rappresentare la componente femminile del Ssn, ormai maggioritaria all’interno dello scenario socio-assistenziale italiano”, ha sottolineato la presidente aprendo le celebrazioni della terza edizione di questa Giornata, voluta per onorare la dedizione il lavoro, l’impegno, di tutto il personale e del volontariato nel corso della pandemia, alla quale non ha potuto partecipare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a causa di un impedimento della ultim’ora.

La giornata del “grazie”, del “ricordo” e delle “professioni”
“Per noi – ha detto Mangiacavalli nel suo discorso di apertura – è il giorno del ‘grazie” per il lavoro quotidiano delle nostre colleghe e dei nostri colleghi, che non si è mai fermato, prima, durante e dopo l’ondata pandemica. È il giorno del ‘ricordo’ di chi, nelle prime fasi della lotta al Covid-19, ha messo il bene comune e la salute pubblica davanti al proprio interesse personale, prima dei suoi affetti più cari, talvolta sacrificando la vita. E usiamo non a caso la parola ricordo al posto di memoria, perché è qualcosa che ancora ‘ci tocca’”.
Soprattutto, ha aggiunto la Presidente Fnopi, questa è la Giornata delle professioni “un termine che deriva dal latino professus, vale a dire la persona che ha dichiarato apertamente, e si connette al verbo profiteor, che rimanda a concetti quali dichiarare, riconoscere, confessare, impegnarsi, offrire, insegnare, esercitare”.

E tutelare queste professionalità, per il ministro Schillaci, è una priorità.
“Il capitale umano è la leva principale dei servizi sanitari – ha detto il ministro nel suo intervento – e il lavoro dei professionisti sanitari e socio-sanitari è essenziale per la piena tutela del diritto fondamentale alla salute, sancito dalla nostra Costituzione. Riconoscere i meriti e l’importanza degli operatori sanitari e sociosanitari vuol dire attivarsi per valorizzare al meglio la loro professionalità, dando risposte concrete a tutte le urgenze oggi più che mai attuali. E questa è una mia priorità”.

Per Schillaci, bisogna quindi affrontare la criticità della carenza di personale “emergenza nazionale”, restituendo attrattività al Ssn , che è uno dei migliori al mondo. Le leve sulle quali agire, sono “la rivalutazione del trattamento economico di chi ogni giorno è impegnato nel servizio sanitario pubblico”, i vincoli di spesa per il personale, per “permettere alle Regioni di potenziare gli organici e rafforzare i servizi sanitari regionali”. Ma bisogna anche investire su formazione e sviluppo delle competenze “sia specialistiche, che trasversali, legate a nuovi modelli di organizzazione del lavoro multidisciplinare e integrato”. Ecco perché, ha aggiunto il ministro, “occorre aumentare il numero di iscritti nelle Università e colmare la carenza di figure specialistiche”. L’esperienza della pandemia, ha poi aggiunto, ha insegnato a tutti noi quanto ”la salute pubblica sia cruciale, ha fatto emergere le eccellenze delle professionalità impegnate nel servizio sanitario nazionale ma, ha acceso un faro sulle criticità del sistema, da affrontare con la massima determinazione e urgenza”.

Non bisogna dimenticare, questo il monito.
“L’emergenza non è stata solo con il Covid, per voi l’emergenza è ogni giorno e il personale sanitario non può essere omaggiato solo nei momenti rituali” ha detto il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri ricordato che l’attività della scienza è fondamentale: “Anche se non è più a livello di due o tre anni fa la Pandemia c’è ancora. Le vaccinazioni devono proseguire – ha sottolineato – e ringrazio quanti si sono presi cura di tutti noi, come le farmacie che con la loro presenza capillare sul territorio hanno garantito vicinanza ai cittadini”.

“Attenti all’Alzheimer culturale”, ha ammonito monsignor Francesco Savino Vicepresidente della CEI. “Fare memoria consente di raccogliere il senso della storia e porgersi con maggiore responsabilità di fronte al futuro – ha aggiunto – la salute è un bene inviolabile per la Chiesa e per la società tutta”.

Soprattutto, ha detto rivolgendosi al ministro Schillaci e alle istituzioni “è indispensabile allocare maggiori risorse per la salute di tutti”. Per Vicepresidente della CEI sono tre le direzioni verso le quali procedere: potenziare in alcune Regioni la rete ospedaliera per dare a tutti la possibilità di accedere all’alta qualità delle cure; riequilibrare l’ospedale e la medicina di prossimità in particolare con i servizi domiciliari alla persona e infine potenziare l’offerta di servizi e strutture a carattere socio assistenziale in favore delle persone più fragili, rimettendo in particolare al centro la figura degli anziani.

No alla violenza contro gli operatori sanitari
Questa terza giornata delle personale sanitario è stata anche un’occasione per puntare i riflettori sulle aggressioni che i professionisti della sanità continuano a subire. Un tema sul quale si è soffermato il ministro Schillaci: “Considero indifferibile mettere in atto tutte le iniziative necessarie a tutelare l’incolumità del personale sanitario e sociosanitario, alla luce degli episodi di aggressione fisica e verbale che si ripetono con sconcertante frequenza, in particolare contro le donne. Da subito mi sono attivato per efficientare le attività di monitoraggio e prevenzione dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie e a breve – ha annunciato – partirà anche il tavolo dedicato ai pronto soccorso, dove si verificano con più frequenza i casi di aggressioni”.

“A tutte le professioni sanitarie, socio-sanitarie, socio-assistenziali e del volontariato rivolgo la mia vicinanza e profonda gratitudine – ha concluso il Ministro – mai come adesso prenderci cura di chi si prende cura di noi è una priorità assoluta, nella consapevolezza che la salvaguardia e la valorizzazione di chi lavora in sanità è essenziale per assicurare a ogni persona le migliori condizioni di prevenzione, cura e assistenza”.

E sulle aggressioni al personale sanitario, ancora una volta, i Presidenti hanno voluto mettere al primo posto le donne. Durante la mattinata, infatti, le letture di brevi testi di scienziate e scienziati, poeti e poetesse si sono alternate con esecuzioni musicali della Red Shoes Women Orchestra, diretta dal Maestro Dominga Damato e composta da sole musiciste donne. “La scelta di privilegiare un’orchestra al femminile – hanno ricordato i presidenti delle 11 Federazioni – nasce dalla comune volontà di lanciare un segnale di attenzione per contrastare la violenza e gli episodi che la cronaca continua a registrare e che, purtroppo, sempre più spesso sono perpetrati, in particolare contro le donne e contro i professionisti sociosanitari a prescindere dal genere”.

“Insieme per garantire la salute di tutti” è stato lo slogan scelto per la giornata di oggi, come hanno testimoniato i presidenti delle Federazioni degli Ordini professionali.

“Il benessere della psiche non è un ‘interesse della collettività’? Sempre più cittadini si pongono questa domanda dopo una pandemia che ha amplificato i problemi ma anche le sensibilità. Creare servizi e strategie nuove per questi bisogni, potenziare le capacità del sistema di avere uno sguardo più integrato alle persone e non solo ai loro corpi è importante non solo per gli psicologi ma per la qualità del lavoro complessivo di tutte le professioni della salute. Che sempre più vogliono e cercano di lavorare insieme” ha sostenuto David Lazzari, Presidente del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi (Cnop).

“Insieme le professioni hanno sfilato il 2 giugno in occasione della Festa della Repubblica e insieme hanno scelto di camminare fianco a fianco: oggi ribadiamo quanto sia importante il reciproco dialogo e la collaborazione” ha affermato Nausicaa Orlandi
 Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici (Fncf) sottolineando la necessità che il paese investa nella prevenzione e nella tutela della salute “avvalendosi di tutti i professionisti formati e delle loro competenze”.

“Spesso i nostri iscritti operano nell’ombra e questa giornata serve ad accendere un faro sulla loro caparbia dedizione al lavoro” ha sototlineato Pasquale Piscopo, presidente Federazione Ordini dei Biologi (Fnob) ricordando in particolare alle tre biologhe che, tra le prime in Europa, hanno isolato il virus del Covid-19 nel laboratorio dell’Istituto Spallanzani, Rosaria Capobianchi, Francesca Colavita e Concetta Castilletti.

“Due sono i valori importantissimi che vengono ad essere sublimati in questo giorno: l’essere umano e la salute dei cittadini. Oggi qui, insieme, convintamente, riaffermiamo il diritto del cittadino alla salute, intesa come “stato di benessere psico-fisico”: un diritto primario e, non certo a caso, diritto per il quale la Carta Costituzionale riserva l’aggettivo ‘fondamentale’.

Se lo Stato non riconosce e non garantisce il diritto alla salute per tutti i cittadini, senza alcuna distinzione, non c’è libertà, non c’è democrazia, non c’è Stato di Diritto” ha detto Piero Ferrante Presidente della Federazione Nazionale Ordini Fisioterapisti (Fnovi).

“Le professioni emergono sempre di più come fondamentali, ma dobbiamo fare un cambio di passo importante sostenere il Ssn e le sue strutture: bisogna invertire il paradigma puntando sulle professioni sanitarie” ha detto Filippo Anelli Presidente Fnomceo, ringraziando il presidente Mattarella per la vicinanza dimostrata in questi anni.

“È necessario un nuovo approccio al sistema salute, abbiamo appreso che non c’è più spazio per ricerche semplicistiche, servono risposte concrete. La salute dei cittadini non può essere di appannaggio delle singole professioni ma di tutte. La multiprofessionalità è necessaria e in questi tre anni tutti abbiamo operato sinergicamente e nessuno di noi ormai potrebbe tornare indietro” Un agire interconnesso” ha affermato Barbara Mangiacavalli Presidente Fnopi, Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche

“Crediamo realmente che stare insieme sia strategico” ha sostenuto Teresa Calandra Presidente Fno Tsrm e Pstrp, Federazione Nazionale degli Ordini dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione, che ha ringraziato tutte le professioni sanitarie, tutte le anime che compongono la Federazione Fno Tsrm e Pstrp, e anche l’ex ministro Speranza “per la vicinanza al personale sanitario durante la pandemia”.

“Una giornata per ricordare questi 3 anni in cui la sanità ha avuto un ruolo determinante. Senza salute non c’è libertà, non c’è socialità. Una giornata particolare in cui ovviamente ricordiamo tutte le vittime che hanno dato la loro vita per curare i malati. Ma anche una giornata per capire cosa fare per rimettere in moto il Ssn: potenziare gli ospedali, riformare l’assistenza territoriale nella quale i farmacisti sono stati protagonisti come lo sono stati in ospedale” ha affermato il presidente della Fofi, Andrea Mandelli che ha voluto ringraziare tutte le farmaciste e i farmacisti e gli operatori sanitari che in questi tre anni “hanno dimenticato loro stessi e le loro famiglie per essere da parte di chi ha bisogno e degli ammalati”

“Mi piace pensare che le nostre professioni possano ritrovarsi il 20 febbraio del 2024 per parlare dell’universalità dei nostri valori e della accessibilità alle cure per tutti. Il diritto alla salute non è declinabile localmente, come non lo sono i nostri contratti di lavoro” ha detto Gaetano Penocchio Presidente della Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani (Fnovi) ricordando che la salute è unica: “Quella degli animali e degli esseri umani è strettamente interconnessa e lo spillover insegna. Tra medicina animale e umana non ci sono linee di demarcazione esiste un solo sistema dove tutti siamo immersi”.

15 Febbraio 2023

Agenas e AgID firmano un accordo per la valorizzazione di soluzioni innovative in ambito sanitario

Da Quotidiano Sanità del 14 febbraio 2023

L’intesa si inserisce in un quadro sistemico di iniziative atte a promuovere l’adozione degli appalti innovativi da parte delle amministrazioni pubbliche. Agenas e l’Agenzia per l’Italia digitale metterano a sistema le specifiche competenze, per acquisire soluzioni tecnologiche innovative in sanità a supporto dei professionisti sanitari e della popolazione, nell’ambito degli obiettivi e degli investimenti Pnrr.

È stato sottoscritto da Agenas e Agenzia per l’Italia digitale (AgID) un accordo quadro per la realizzazione di appalti innovativi nel settore della sanità.
Agenas, ente pubblico nazionale con attività di ricerca e di supporto nei confronti del Ministro della salute, Regioni e Pa, con decreto legge 27 gennaio 2022 n. 4 ha assunto anche il ruolo di Agenzia nazionale per la sanità digitale (ASD) con l’obiettivo di guidare e assicurare il potenziamento della digitalizzazione dei servizi e dei processi in sanità. La sinergia con AgID nel settore della ricerca scientifica e del trasferimento tecnologico si pone quindi l’obiettivo di implementare e innovare i servizi sanitari attraverso la sanità digitale.

In particolare, spiega una nota, le due amministrazioni collaboreranno mettendo a sistema le specifiche competenze, per acquisire soluzioni tecnologiche innovative in sanità a supporto dei professionisti sanitari e della popolazione, nell’ambito degli obiettivi e degli investimenti Pnrr. Inoltre, le parti si impegnano in attività di ricerca, formazione, valutazione, studio e analisi per promuovere la trasformazione digitale in ambito sanitario, con particolare riguardo alla diffusione della telemedicina e all’applicazione dell’intelligenza artificiale a supporto dell’assistenza primaria. L’Accordo è aperto ad altre iniziative strategiche che le parti potranno avviare attraverso la realizzazione di interventi e progetti di innovazione.

Con l’accordo, infine, AgID mette a disposizione di Agens la piattaforma broker dedicata agli acquisti d’innovazione delle Pubbliche amministrazioni italiane.

9 Febbraio 2023

Gli adolescenti italiani e il post Covid. Per 1 su 2 i rapporti con i famigliari sono migliorati, ma per 2 su 5 la pandemia ha impattato negativamente sulla propria salute mentale. La fotografia dell’Iss

Da Quotidiano Sanità del 8 febbraio 2023

In calo l’abitudine alla prima colazione e sull’attività fisica quotidiana siamo lontani dalla realizzazione delle raccomandazioni dell’Oms. Cresce l’uso problematico dei social media. I risultati della VI rilevazione 2022 del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia dell’Iss condotta 89mila ragazzi e ragazze di 11, 13, 15 anni e, per la prima volta, di 17 anni.

I giovani hanno una discreta percezione della loro qualità di vita, ma la percentuale di ragazzi che si reputano in buona salute è sensibilmente diminuita rispetto al 2017/2018. E più crescono e più la percezione di ‘buona’ salute diminuisce, soprattutto tra le ragazze
Nel complesso, gli adolescenti italiani si sentono supportati da amici e compagni di classe, si fidano degli insegnanti ma sono spesso stressati dagli impegni scolastici. Un adolescente su due ha dichiarato un impatto positivo della pandemia sui propri rapporti familiari e due su cinque sul rendimento scolastico. Ma per due adolescenti su cinque, la propria salute mentale e la propria vita in generale ne hanno risentito negativamente. E ancora una volta sono le ragazze le più colpite.

A scattare la fotografia dei comportamenti degli adolescenti italiani nel periodo post pandemia è la VI rilevazione 2022 del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità insieme alle Università di Torino, Padova e Siena, con il supporto del ministero della Salute, la collaborazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito e tutte le Regioni e Aziende Sanitarie Locali.

La ricerca – presentata oggi nell’Aula Pocchiari dell’Iss alla presenza dei referenti regionali e aziendali, Società Scientifiche, Federazioni e Ordini professionali che da anni si occupano della salute dei ragazzi e delle ragazze – viene condotta ogni quattro anni e permette un confronto con lo stato di salute di un gruppo analogo di adolescenti nel 2017/2018 consentendo così una stima degli effetti sul loro stato di salute e sui comportamenti ad esso legati.

Coinvolto un campione rappresentativo in tutte le Regioni di giovani di 11, 13, 15 e, per la prima volta quest’anno, di 17 anni. Per un totale di oltre 89mila ragazzi e ragazze, più di 6mila classi e più di 1.800 istituti scolastici. I dati raccolti consentono all’Italia di essere rappresentata nel network internazionale HBSC, patrocinato dall’Oms, che conta più di 50 Paesi tra l’Europa e il Nord America.

“La sorveglianza degli stili di vita dei nostri ragazzi e ragazze è, oggi, particolarmente preziosa – afferma Silvio Brusaferro, Presidente dell’Iss – perché ci aiuta ad intercettare fenomeni nuovi, come il cyberbullismo legato all’uso dei social media, dai quali dipendono in modo significativo la loro salute e la loro qualità di vita “.

Dalla ricerca in sinstesi è emerso come il consumo quotidiano della prima colazione diminuisca al crescere dell’età, specie tra le ragazze, e meno di un giovane su 10 svolge attività fisica tutti i giorni. Quasi tutti si relazionano tra loro attraverso i social media, un fenomeno in crescita ma non esente da criticità: il 17% delle ragazze (che arrivano al 20% tra le 15enni, quindi una su cinque) e il 10% dei ragazzi ne fanno un uso problematico con conseguenze negative sul loro benessere fisico e psicologico. Permangono comportamenti a rischio, quali l’assunzione di alcol, in aumento tra le ragazze (una su cinque tra le 15enni si è ubriacata almeno due volte nella vita), l’abitudine al fumo di sigaretta che vede ancora prevalere le ragazze (29% vs 20% dei ragazzi di 15 anni) e la propensione al gioco d’azzardo, che invece è un fenomeno prettamente maschile (il 47,2% dei ragazzi e il 21,5% delle ragazze 15enni hanno scommesso o giocato del denaro almeno una volta nella vita).

Vediamo nello specifico i dati rilevati.

Salute e benessere La percentuale di ragazzi che si reputano in buona salute è sensibilmente in calo rispetto al 2017/2018. In entrambi i generi, la percezione di ‘buona’ salute diminuisce all’aumentare dell’età, risultando più bassa tra le ragazze rispetto ai coetanei maschi sin dagli 11 anni: 91% vs 93% in femmine e maschi undicenni, rispettivamente, fino a 75% vs 89% nei quindicenni. Analogamente, meno della metà delle ragazze di 13 e 15 anni pensa di avere un buon benessere psicologico (43% e 32%, rispettivamente), a fronte del 73% e 64% dei coetanei maschi.
Il 49% dei ragazzi e il 74% delle ragazze riferisce di presentare almeno due dei seguenti sintomi – mal di testa, di stomaco, di schiena, sentirsi giù di morale, irritabilità, nervosismo, giramenti di testa e difficoltà nell’addormentamento – più di una volta a settimana negli ultimi sei mesi, dato in crescita rispetto ai dati 2017/2018. Le ragazze riferiscono più sintomi rispetto ai coetanei con un andamento crescente per età. Complessivamente, il 62% dei ragazzi dichiara di aver fatto ricorso a farmaci per almeno uno dei sintomi riferiti, e tra le ragazze il loro utilizzo cresce all’aumentare dell’età.

Alimentazione e stato ponderale Sulla base di quanto auto-dichiarato, il 18,2% dei ragazzi di 11, 13 e 15 anni è in sovrappeso e il 4,4% obeso; l’eccesso ponderale diminuisce lievemente con l’età, è maggiore nei maschi e nelle Regioni del Sud. Rispetto alla precedente rilevazione, effettuata nel 2017/2018, tali valori risultano in aumento per entrambi i generi (17% sovrappeso e 3% obeso).

Tra i comportamenti alimentari scorretti, permane l’abitudine di non consumare la colazione nei giorni di scuola, con prevalenze che vanno dal 21% a 11 anni, al 27,9% a 13 anni e al 29,6% a 15 anni; tale percentuale è maggiore nelle ragazze in tutte le fasce d’età considerate ed è sostanzialmente stabile rispetto al passato.

Solo un terzo dei ragazzi consuma frutta almeno una volta al giorno (lontano dalle raccomandazioni) con valori migliori tra le ragazze e nella fascia d’età degli1 1enni. Il consumo di verdura almeno una volta al giorno è raggiunto da solo un adolescente su quattro ed è maggiore nelle ragazze. Le bibite zuccherate/gassate sono consumate più dai maschi in tutte e tre le fasce d’età considerate (le consumano almeno una volta al giorno: il 14,4% degli undicenni; il 14,5% dei tredicenni; il 12,6% dei quindicenni). Il trend, in discesa dal 2010 al 2018, subisce un arresto in quest’ultima rilevazione.

Attività fisica e sedentarietà Siamo lontani dalla realizzazione delle raccomandazioni dell’Oms per cui i giovani tra i 5 e i 17 anni dovrebbero svolgere quotidianamente almeno 60 minuti di attività motoria moderata-intensa, svolgere almeno tre volte a settimana attività fisica intensa e contemporaneamente ridurre i livelli di sedentarietà.
Dai dati emerge che meno di un adolescente su 10 svolge almeno 60 minuti al giorno di attività motoria moderata-intensa e questa abitudine diminuisce all’aumentare dell’età. In ogni classe di età si rilevano differenze di genere rispetto all’attività motoria moderata-intensa, con frequenze maggiori nei maschi.

Rispetto alla rilevazione del 2017/2018 si evidenzia una lieve riduzione della percentuale di giovani che svolge ogni giorno almeno 60 minuti di attività fisica moderata-intensa (8,2% vs 10%). La metà dei giovani – in maggioranza ragazzi – svolge, almeno tre volte a settimana, attività fisica intensa. Relativamente ai comportamenti sedentari, con l’aumentare dell’età sia ragazzi che ragazze passano più tempo sui social network e a guardare DVD in TV e video su TV e You Tube, mentre dai 13 ai 15 anni diminuisce il tempo dedicato ai videogiochi. Le ragazze, in ogni fascia d’età, trascorrono meno tempo a giocare ai videogiochi rispetto ai loro coetanei maschi, ma dedicano più tempo ai social media.

Fumo, alcol, cannabis e gioco d’azzardo La quota di adolescenti che dichiara di aver fumato almeno un giorno nell’ultimo mese aumenta con l’età, passando dall’1% a 11 anni, all’8% a 13, al 24% a 15 anni. Le ragazze di 15 anni fumano di più rispetto ai coetanei maschi: il 29% delle ragazze (erano il 32% nel 2017/2018) rispetto al 20% dei ragazzi (25% nel 2017/2018) ha fumato almeno un giorno nell’ultimo mese.
L’11% dei 15enni (16% nel 2017/2018) e il 10% delle coetanee femmine dichiara di aver fatto uso di cannabis nel corso degli ultimi 30 giorni.
Per quanto riguarda il fenomeno di abuso di sostanze alcoliche, si evidenzia un aumento rispetto al passato tra le ragazze di 15 anni che dichiarano di essersi ubriacate almeno due volte nella vita: nel 2022 la quota raggiunge il 21% fra le femmine e scende al 16% fra i maschi, laddove lo aveva riportato il 16% delle 15enni sia nel 2017/2018 che nel 2014, e il 19 e 20%, rispettivamente, dei coetanei maschi).

Il gioco d’azzardo si conferma un fenomeno prevalentemente maschile. La quota di quindicenni che ha dichiarato di aver scommesso o giocato del denaro almeno una volta nella vita è pari al 47,2% dei ragazzi rispetto al 21,5% delle ragazze. La percentuale di giocatori d’azzardo negli ultimi 12 mesi è del 37,5% dei ragazzi rispetto al 14% delle ragazze. Risultati in netta riduzione per i ragazzi rispetto al 2017/2018 quando il 62,5% aveva giocato una volta nella vita e il 50,3% aveva giocato una volta negli ultimi 12 mesi.

Il rapporto tra pari, il contesto scolastico, il bullismo e il cyberbullismo La maggioranza degli adolescenti non ama la scuola. Solo il 13% dei ragazzi, con proporzioni leggermente maggiori per le ragazze e per i più piccoli, dichiara di apprezzare la scuola. Percentuale che scende drammaticamente al 6% tra i 15enni. All’incirca il 75% dei ragazzi si sente accettato dai propri insegnanti ma solo la metà si fida molto di loro (55%) e percepisce da parte dei professori un vero interesse nei propri confronti (49%), con un trend in riduzione al crescere delle età. Di contro, circa la metà degli 11enni si sente molto stressato dagli impegni scolastici per crescere al 60% e al 78% rispettivamente nei ragazzi e nelle ragazze di 15 anni. In merito ai rapporti con i pari, il 60% dei giovani dichiara di avere amici disponibili e circa il 70% di sentirsi accettato per come è.

Nei comportamenti relazionali più critici, invece, il bullismo sembra mantenere le sue peculiarità senza importanti variazioni. La sua occorrenza si colloca intorno al 15% complessivamente e decresce con l’aumentare dell’età, con proporzioni del 19% tra gli undicenni, il 16% nei tredicenni e poco più del 9% tra i 15enni. Analoghe proporzioni si osservano per il cyberbullismo, più frequente nelle ragazze (17% contro 13%) e nelle età più giovani: 19% a 11 anni, 16% a tredici e 10% a 15 anni.

Il contesto familiare I dati evidenziano che i nuclei familiari maggiormente presenti sono le famiglie di tipo tradizionale, che rappresentano l’82% e l’81% delle famiglie rispettivamente nelle regioni del Nord e del Sud, mentre sono leggermente inferiori nelle regioni del Centro (79%).

Per quanto riguarda la comunicazione all’interno della famiglia, i dati HBSC confermano che al crescere dell’età diminuisce la facilità con cui i ragazzi si aprono ad entrambi i genitori. Le ragazze 13enni e 15enni, rispetto ai ragazzi coetanei, hanno una maggiore difficoltà a parlare con la figura paterna. In generale la madre rappresenta la figura di riferimento con cui i ragazzi e le ragazze comunicano maggiormente.

Si fanno più difficili i rapporti in famiglia. Il 68% dei ragazzi e il 60% delle ragazze percepisce una famiglia capace di sostenerli ed aiutarli nel prendere decisioni, di dare loro un supporto emotivo quando ne hanno bisogno, e di prestare ascolto ai loro problemi. Negli adolescenti 15enni però questa percentuale scende al 52% nelle ragazze ed al 61% nei ragazzi, evidenziando un trend negativo rispetto alla rilevazione del 2017/18 (67% nelle ragazze e 70% nei ragazzi).

L’uso problematico dei social media La diffusione e l’uso dei social media richiede un’attenzione particolare. Se è vero che un uso responsabile può avere degli effetti positivi, l’uso problematico comporta conseguenze negative sul benessere fisico e psicologico dei giovani. I risultati mostrano che i giovani che fanno uso problematico dei social media sono il 16,9% delle ragazze e il 10,3% dei ragazzi. Tra le ragazze di 15 anni, la prevalenza arriva a superare il 20%.
Rispetto ai dati del 2017/2018, si può osservare un incremento di tale uso, soprattutto tra le ragazze, per cui la prevalenza aumenta del 5% (da 11,8% a 16,9%, rispetto ai ragazzi che passano dal 7,8% al 10,3%).

Le abitudini sessuali Il 20% dei 15enni (21,6% maschi vs 18,4% femmine) dichiara di aver avuto rapporti sessuali completi. Il 66% dei ragazzi e delle ragazze che hanno avuto rapporti sessuali completi hanno dichiarato di aver usato il condom come contraccettivo, l’11,9% la pillola e il 56,3% il coito interrotto. Il 12,6% dichiara essere ricorso alla contraccezione di emergenza. La sezione riguardante le abitudini sessuali è stata rivolta solamente alla fascia dei 15enni e dei 17enni.

Gli adolescenti e il post Covid
Tra le novità dell’indagine 2022 vi è l’inserimento di una sezione dedicata all’impatto che la pandemia di Covid-19 ha avuto su vari aspetti della vita dei ragazzi e delle ragazze, quali sono state le loro principali fonti di informazione relative al Covid-19 e le misure di protezione adottate.
Il questionario ha indagato l’impatto che le misure di distanziamento quali lockdown, chiusure scolastiche, apprendimento a distanza (DAD), chiusura di palestre/piscine/centri sportivi dovute alla pandemia, hanno avuto sulla vita dei giovani. I dati mostrano un effetto positivo sui rapporti dei ragazzi e delle ragazze con le loro famiglie e sul rendimento scolastico, mentre negativo sulla vita nel suo insieme e sulla loro salute mentale (gestione delle emozioni, stress).

Il 54% degli adolescenti dichiara un impatto positivo della pandemia sui rapporti famigliari e il 42% sul rendimento scolastico, mentre il 41% ritiene che la propria salute mentale ne abbia risentito negativamente, così come il 37% la propria vita in generale. In particolare, l’effetto positivo sulle relazioni familiari decresce con l’età, dal 67% degli undicenni al 45% dei diciassettenni, e tra gli undici e i quindici anni è prevalentemente maschile, mentre nei più grandi non si osservano differenze di genere. Anche sull’impatto positivo del rendimento scolastico si registra lo stesso andamento per età, dal 50% dei più giovani al 37% dei diciassettenni, senza sostanziali differenze tra maschi e femmine.

L’effetto negativo è invece un fenomeno soprattutto femminile e crescente con l’età. Riguardo la domanda sulla propria salute mentale, il 52% delle ragazze dichiara un impatto negativo a fronte del 31% dei ragazzi, e si osserva tale risposta nel 29% degli undicenni (33% delle femmine e 25% dei maschi) e nel 53% dei diciassettenni (66% e 41%, rispettivamente).

Le principali fonti di informazione sulla pandemia sono state giornali e TV (55%), la famiglia (47%) e i social media (47%).

Tra le misure di prevenzione igienico-sanitarie, l’87% degli intervistati ha dichiarato di aver utilizzato spesso o sempre la mascherina (91% delle ragazze e 83% dei ragazzi) e il 73% di essersi lavato regolarmente le mani (78% vs 68%), mentre tra le misure di distanziamento sociale prevalgono l’essere rimasti a casa in presenza di sintomi (75%) e l’aver evitato contatti a rischio (66%). Eccetto che per i contatti a rischio, per tutte le altre misure di prevenzione si evidenzia una diminuzione dell’adesione con il crescere dell’età.

17 enni (novità raccolta dati 2022) I ragazzi e le ragazze di 17 anni sono stati coinvolti per la prima volta nella rilevazione HBSC 2022 poiché il DPCM del maggio 2017 ha esteso la sorveglianza sugli adolescenti anche a questa fascia d’età che, per competenze relazionali e cognitive nonché differenze legate allo sviluppo corporeo, si differenzia notevolmente dai ragazzi di 11, 13 e 15 anni. Per tale motivo, spiegano gli autori, la descrizione delle loro caratteristiche e dei loro stili di vita è stata volutamente trattata separatamente.

L’eccesso ponderale a questa età è pari al 19,3% (15,9% sovrappeso e 3,9% obesità) ed è sensibilmente maggiore nei maschi (maschi sovrappeso e obesi: 19,8% e 3,9% vs femmine: 11,7% e 2,8%). Circa un diciassettenne su due consuma tutti i giorni la prima colazione con valori lievemente inferiori tra le ragazze. Le ragazze consumano, più dei ragazzi, frutta e verdura almeno una volta al giorno (32% consumo di frutta e 36% consumo di verdura vs frutta 29% e verdura 24%).

L’attività fisica quotidiana è nettamente maggiore tra i maschi (7,1% vs 3%); per contro le ragazze a questa età passano più tempo davanti agli schermi.
Circa un ragazzo su tre e due ragazze su cinque hanno dichiarato di aver fumato almeno un giorno negli ultimi 30 giorni. Il consumo di alcol almeno una volta negli ultimi 30 giorni (7 ragazzi/e su 10) ha differenze di genere meno marcate.
L’83% delle ragazze e il 78% dei ragazzi dichiara di non aver mai fumato cannabis negli ultimi 30 giorni.

La percezione del proprio stato di salute come “eccellente/buono” è maggiore tra i maschi (86,7%) rispetto alle ragazze (72,6%). Il 39,3% ha giocato d’azzardo almeno una volta nella vita con marcate differenze di genere (maschi 57,6% vs femmine 20,2%).

Rispetto ai comportamenti sessuali, il 43% ha dichiarato di aver avuto rapporti sessuali completi (42,5% maschi e 43,6% femmine). Il 61% dei ragazzi e delle ragazze che hanno avuto rapporti sessuali completi hanno dichiarato di aver usato il condom come contraccettivo, il 15,9% la pillola e il 57% il coito interrotto. Il 9% dichiara essere ricorso alla contraccezione di emergenza.

2 Febbraio 2023

Ricerca clinica. Ogni anno benefici dagli studi per 40mila pazienti. Foce: “Finalmente allineati al Regolamento europeo”. Schillaci: “Italia sempre al centro della ricerca scientifica”

Da Quotidiano Sanità del 1 febbraio 2023

Ogni anno investiti 750 mln di euro in sperimentazioni. E i 4 decreti del Ministro Schillaci adeguano il nostro sistema. “Un cambiamento epocale”, ha detto il Presidente Cognetti, nel corso di un evento dedicato alla ricerca. Schillaci: “Ricerca volano importante per la crescita socioeconomica del paese”

Settecentocinquanta milioni di euro ogni anno. È la cifra investita in sperimentazioni in Italia. Risorse fondamentali sia per il “sistema Paese” che per i pazienti. Ogni anno, infatti, sono circa 40mila i cittadini coinvolti in studi clinici, che possono beneficiare di trattamenti innovativi con grande anticipo rispetto alla loro disponibilità e, quindi, di maggiori possibilità di guarigione. Da oggi tutte le sperimentazioni devono essere sottomesse secondo i nuovi standard stabiliti dal Regolamento europeo 536 del 2014, che ha armonizzato il processo di valutazione e autorizzazione di uno studio clinico condotto in più Stati membri.

E l’Italia, dopo lunghi ritardi, si è finalmente adeguata alla normativa comunitaria, grazie ai quattro decreti firmati dal Ministro della Salute il 30 gennaio 2023. Sono stati ridotti a 40 i Comitati etici territoriali, garantendo l’indipendenza degli studi e l’assenza di conflitti di interesse.
Al cambiamento epocale negli studi clinici, che vede il nostro Paese in linea con quanto previsto in Europa, è dedicata la conferenza stampa virtuale organizzata oggi da Foce la Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi, che ha visto l’intervento del Ministro della Salute, Orazio Schillaci.

“Con la firma di questi 4 decreti in materia di comitati etici viene compiuto un passo decisivo atteso dal 2014 verso una piena implementazione nel nostro ordinamento del Regolamento europeo, in materia di sperimentazione clinica – ha detto Orazio Schillaci – e questo dà grande impulso alla ricerca sanitaria e consente di avere una maggiore disponibilità di alternative terapeutiche. È quindi un volano molto importante per la crescita socioeconomica di un importante settore produttivo della nostra nazione”.

La ricerca, ha sottolineato ancora il Ministro, ha fornito nuove armi terapeutiche contro tante malattie, prime tra tutte quelle per malati oncologici e i provvedimenti firmati sono quindi fondamentali per l’iter regolatorio di approvazione delle sperimentazioni. “Questo è anche frutto di uno sforzo che è stato condiviso con le Regioni e con le amministrazioni interessate – ha aggiunto – il nuovo assetto migliorerà infatti le performance dell’Italia nel settore delle sperimentazioni cliniche: avremo una minore burocrazia senza però rinunciare a quel rigore scientifico imprescindibile per garantire farmaci e dispositivi medici sicuri e uno sviluppo complessivo del sistema e del tessuto industriale di riferimento. Inoltre – ha concluso – conoscendo la qualità dei nostri ricercatori, sono certo che i decreti faciliteranno il loro lavoro e metteranno ancora di più l’Italia al centro della ricerca scientifica. Dobbiamo valorizzare i tanti giovani che si dedicano alla ricerca e all’attività sanitaria che rappresentano anche la parte più importante cui guardare con attenzione”.

“Ringraziamo il Ministro Schillaci per aver accolto l’appello dei clinici – ha detto Francesco Cognetti, Presidente FOCE -. La comunità scientifica plaude alla piena implementazione nel nostro ordinamento del Regolamento Europeo, che consentirà alla ricerca italiana di restare ai vertici nel mondo. Nel 2019, nel nostro Paese, sono state autorizzate 672 sperimentazioni, 516 profit e 156 no profit. E i due terzi interessano complessivamente proprio le neoplasie, le malattie ematologiche e cardiovascolari, che tra l’altro producono i due terzi della mortalità annuale. In questi mesi, abbiamo più volte sollecitato le Istituzioni, facendo presente i rischi del mancato adeguamento al Regolamento europeo. I primi segnali erano davvero preoccupanti.

Da gennaio a ottobre 2022, sono state presentate 428 domande di avvio di studi (clinical trial application), di cui solo 87 hanno coinvolto l’Italia rispetto alle 142 della Francia, 132 della Spagna e 116 della Germania. In assenza dell’adeguamento normativo, è stato stimato un vero e proprio dimezzamento, cioè sarebbero stati persi circa 300 studi rispetto ai 672 del 2019, con gravi conseguenze per i pazienti e il ‘sistema Paese’. I decreti del Ministro Schillaci hanno scongiurato un danno serissimo ai circa 40mila pazienti italiani che trovano un beneficio dal trattamento precoce con farmaci e strategie innovative, oltre a portare vantaggio nella formazione di professionisti di altissimo livello”.

“Lo sviluppo di nuovi farmaci determina utilità sociale, allungamento della vita media dei cittadini e costituisce un investimento di qualità sul lungo termine – spiega Giorgio Palù, Presidente Aifa – La ricerca clinica è un motore di sviluppo economico e sociale che può offrire un contributo importante, grazie alle potenzialità di partnership tra pubblico e privato. Uno dei punti cruciali per l’adeguamento alla normativa comunitaria, realizzato con il decreto ministeriale, è stato la riduzione dei Comitati etici territoriali da 90 a 40, oltre ai 3 a valenza nazionale, anche grazie alla virtuosa sinergia sviluppata fra Ministero, Aifa e Regioni. Tutto questo si traduce in accelerazione delle decisioni e meno vincoli burocratici. Fondamentale anche il decreto del Ministro che regola la fase transitoria relativa alle attività di valutazione e alle modalità di interazione tra il centro di coordinamento, i Comitati etici territoriali, quelli a valenza nazionale e l’Aifa.

“Per 8 anni il nostro Paese non ha messo in atto gli adempimenti legislativi necessari per adeguarsi e consentire ai centri di iscriversi e partecipare agli studi clinici organizzati con il nuovo modello – sottolinea Paolo Corradini, Presidente SIE (Società Italiana di Ematologia) -. Da oggi cambia lo scenario. Vanno considerati anche i risparmi rappresentati dai costi e benefici per il Servizio Sanitario Nazionale per i farmaci sperimentali e le prestazioni interamente a carico delle aziende sponsor. È stato stimato, soltanto nell’area dell’oncoematologia, un risparmio potenziale di circa 400 milioni di euro ogni anno e, quindi, valutabile per alcuni miliardi per tutto il sistema. Non solo. Vanno considerati anche l’effetto positivo sull’occupazione, con l’impiego di personale di elevata specializzazione e, quindi, l’indotto e le ricadute economiche positive per i fornitori di servizio, con un valore aggiunto di 2-2,5 euro per ogni euro investito in sperimentazioni cliniche”.

Il ‘Clinical Trial Information System’, il portale unico continentale, diventa il punto di accesso unico per la presentazione, l’autorizzazione e la supervisione delle domande di sperimentazione clinica nell’Unione Europea e nei Paesi dello Spazio economico europeo (SEE). “Fino a oggi, gli sponsor dovevano presentare le domande separatamente alle autorità nazionali competenti e ai comitati etici di ciascun Paese per ottenere l’approvazione regolatoria – spiega Guido Rasi, Past Executive Director dell’Ema e Professore Ordinario di Microbiologia all’Università di Tor Vergata di Roma -. Il 2022 è stato il primo anno di validità del Regolamento, in cui gli sponsor hanno esercitato l’opzione di decidere se sottomettere le nuove sperimentazioni seguendo gli standard precedenti o in accordo con quelli aggiornati. Da oggi tutte le sperimentazioni devono essere sottomesse secondo i nuovi standard. L’Italia ha rischiato di perdere il nuovo treno della ricerca clinica. Ora possiamo di nuovo attrarre investimenti in questo settore, continuando a collaborare con i grandi centri di respiro internazionale. I lavori scientifici italiani sono tra i più citati al mondo”.

“Nell’ottica della semplificazione amministrativa, è fondamentale anche la determinazione della tariffa unica per gli studi clinici, attesa da lungo tempo – afferma Saverio Cinieri, Presidente Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -. Dopo queste importanti decisioni, ci auguriamo che la ricerca scientifica diventi una priorità dell’agenda governativa. Chiediamo anche più risorse. Pur avendone poche a disposizione, gli studi condotti in Italia hanno cambiato la pratica clinica a livello internazionale in diversi tipi di tumori, portando alla modifica di linee guida e raccomandazioni. Siamo di fronte a una vera e propria epidemia di cancro. Nel 2022, in Italia, sono state stimate 390.700 nuove diagnosi. In due anni, l’incremento è stato di 14.100 casi. Ricerca e prevenzione devono essere i capisaldi dell’impegno di clinici e Istituzioni contro le neoplasie”.

“Siamo di fronte alla revisione dell’intero sistema della ricerca in Italia – conclude Pasquale Perrone Filardi, Presidente SIC Società Italiana di Cardiologi) -. Da un lato la riduzione dei Comitati etici territoriali, dall’altro l’individuazione delle modalità per tutelare l’indipendenza degli studi e garantire l’assenza di conflitti di interesse. Il Regolamento europeo, infatti, richiede che le persone incaricate di convalidare e valutare la domanda non abbiano conflitti d’interesse, siano indipendenti dal promotore, dal sito di sperimentazione clinica e dagli sperimentatori coinvolti nonché dai finanziatori, e siano esenti da qualsiasi indebito condizionamento. In questo senso, uno dei decreti ministeriali armonizza la normativa che disciplina, in particolare, le funzioni dei Comitati etici e la loro composizione, anche al fine di garantirne l’indipendenza”.