Categoria

News

19 Giugno 2023

Medici di famiglia: parte la rivoluzione? Dalla specializzazione universitaria alla dipendenza arriva il Piano del Ministero della Salute

Dal Quotidiano Sanità del 18 giugno 2023

Lo anticipa il quotidiano La Stampa che riporta come “il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, sta mettendo a punto un piano” con cui “si rivoluzionerà il modo di lavorare dei medici di famiglia”. I giovani mmg infatti diventeranno dipendenti. Previsto anche l’aumento delle ore per gli specialisti ambulatoriali e l’impiego delle ex guardie mediche per le visite domiciliari. Il tutto con l’obiettivo di rendere effettive le Case della Comunità.

Specializzazione universitaria e rapporto di lavoro a dipendenza. Per la medicina generale si prepara una vera e propria rivoluzione che se confermata rischia di scatenare un putiferio sulla categoria che ha sempre avversato ogni ipotesi in tal senso. Ad anticipare il tutto è il quotidiano La Stampa che racconta dell’esigenza del Ministero della Salute guidato da Orazio Schillaci di riempire di personale le Case della Comunità previste dal Pnrr. Un piano che secondo il quotidiano “presto vedrà la luce sotto forma di qualche decreto”.

E che per prima cosa, “rivoluzionerà il modo di lavorare dei medici di famiglia. Quelli più giovani passerebbero dalla convenzione, che lascia ai dottori ampia libertà sull’apertura dei loro studi, a un rapporto di dipendenza dentro le Case della salute, dove lavorerebbero le loro otto ore al giorno in team con gli specialisti ambulatoriali delle Asl” che verrebbero tutti portati al massimale orario di 38 ore a settimana.

In sostanza quindi chi uscirà dal percorso formativo in medicina generale diventerà dipendente del Ssn e lavorerà nelle Case della Comunità. Agli attuali medici di famiglia sarà data la possibilità di scegliere se passare alla dipendenza o se rimanere in convenzione. Convenzionati che andrebbero a quel punto ad esaurimento fino a scomparire.
Il Piano prevede poi come ai medici di continuità assistenziale (ex guardie mediche) che sono circa 10 mila verrà affidato il compito di effettuare le visite a domicilio.

Come già annunciato dallo stesso Schillaci presto arriveranno novità anche nella formazione dei medici di famiglia, che diventerebbe una specializzazione universitaria, mentre oggi ci si specializza dopo la laurea con corsi triennali regionali.

14 Giugno 2023

UE verso approvazione legge su intelligenza artificiale: regole diverse per livelli di rischio. Sarà la prima al mondo in questo settore

Dal Quotidiano Sanità del 13 giugno 2023

Le nuove regole stabiliscono obblighi per fornitori e utenti a seconda del livello di rischio dell’IA. Molti sistemi di intelligenza artificiale comportano un rischio minimo, ma devono essere valutati.

Come parte della sua strategia digitale, l’UE intende regolamentare l’intelligenza artificiale (IA) al fine di garantire garantire migliori condizioni per lo sviluppo e l’uso di questa innovativa tecnologia.
Ne dà conto una nota del Parlamento Europeo che sottolinea come l’IA possa portare molti benefici, ad esempio una migliore assistenza sanitaria, trasporti più sicuri e puliti, una produzione più efficiente e un’energia più conveniente e sostenibile ma possa anche essere origine di rischi per un suo cattivo uso.

Nell’aprile 2021, la Commissione UE ha proposto il primo quadro normativo dell’UE sull’IA. La norma propone che i sistemi di intelligenza artificiale utilizzabili in diverse applicazioni siano analizzati e classificati in base al rischio che rappresentano per gli utenti. I diversi livelli di rischio comporteranno una maggiore o minore regolamentazione. Una volta approvate, queste saranno le prime regole al mondo sull’IA.

Quali sono gli obiettivi della normativa sull’IA del Parlamento
La priorità per il Parlamento è quella di assicurarsi che i sistemi di intelligenza artificiale utilizzati nell’UE siano sicuri, trasparenti, tracciabili, non discriminatori e rispettosi dell’ambiente. I sistemi di intelligenza artificiale dovrebbero essere supervisionati da persone, anziché da automazione, per evitare conseguenze dannose.
Il Parlamento vuole anche stabilire una definizione tecnologicamente neutra e uniforme per l’IA che potrebbe essere applicata ai futuri sistemi di intelligenza artificiale.

La legge sull’intelligenza artificiale: regole diverse per diversi livelli di rischio
Le nuove regole stabiliscono obblighi per fornitori e utenti a seconda del livello di rischio dell’IA. Molti sistemi di intelligenza artificiale comportano un rischio minimo, ma devono essere valutati.

Rischio inaccettabile
I sistemi di intelligenza artificiale sono considerati a rischio inaccettabile, e pertanto vietati, quando costituiscono una minaccia per le persone.

Questi comprendono:

• manipolazione comportamentale cognitiva di persone o gruppi vulnerabili specifici: ad esempio giocattoli attivati vocalmente che incoraggiano comportamenti pericolosi nei bambini
• classificazione sociale: classificazione delle persone in base al comportamento, al livello socio-economico, alle caratteristiche personali
• sistemi di identificazione biometrica in tempo reale e a distanza, come il riconoscimento facciale

Alcune eccezioni potrebbero tuttavia essere ammesse: per esempio, i sistemi di identificazione biometrica a distanza “post”, in cui l’identificazione avviene dopo un significativo ritardo, saranno consentiti per perseguire reati gravi e solo previa autorizzazione del tribunale.

Alto rischio
I sistemi di intelligenza artificiale che influiscono negativamente sulla sicurezza o sui diritti fondamentali saranno considerati ad alto rischio e saranno suddivisi in due categorie:

1) I sistemi di intelligenza artificiale utilizzati in prodotti soggetti alla direttiva dell’UE sulla sicurezza generale dei prodotti. Questi includono giocattoli, aviazione, automobili, dispositivi medici e ascensori.

2) I sistemi di intelligenza artificiale che rientrano in otto aree specifiche dovranno essere registrati in un database dell’UE:

• identificazione e categorizzazione biometrica di persone naturali
• gestione e funzionamento di infrastrutture critiche
• istruzione e formazione professionale
• occupazione, gestione dei lavoratori e accesso all’autoimpiego
• accesso e fruizione di servizi privati essenziali e servizi pubblici e vantaggi forze dell’ordine
• gestione delle migrazioni, asilo e controllo delle frontiere
• assistenza nell’interpretazione e applicazione legale della legge.

Tutti i sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio saranno valutati prima di essere messi sul mercato e durante tutto il loro ciclo di vita.

AI generativa
L’IA generativa, come ChatGPT, dovrà rispettare requisiti di trasparenza:

• rivelare che il contenuto è stato generato da un’intelligenza artificiale

• progettare il modello in modo da impedire la generazione di contenuti illegali

• pubblicare riepiloghi dei dati con diritti d’autore utilizzati per l’addestramento.

Rischio limitato
I sistemi di intelligenza artificiale a rischio limitato dovrebbero rispettare requisiti minimi di trasparenza che consentano agli utenti di prendere decisioni informate. Dopo aver interagito con le applicazioni, l’utente può decidere se desidera continuare a utilizzarle. Gli utenti dovrebbero essere informati quando interagiscono con l’IA. Questo include i sistemi di intelligenza artificiale che generano o manipolano contenuti di immagini, audio o video (ad esempio deepfake).

Prossime tappe
Il Parlamento definirà la propria posizione negoziale durante la sessione plenaria di giugno 2023, dopodiché inizieranno i negoziati con i Paesi dell’UE in Consiglio per la stesura finale della legge.

L’obiettivo, conclude la nota del Parlamento UE, è quello di raggiungere un accordo entro la fine di quest’anno.

5 Giugno 2023

Visco (Banca d’Italia): “Su sanità divari rispetto alla media europea e ampie differenze territoriali”

Dal Quotidiano Sanità del 1 giugno 2023

Lo ha detto il Governatore della Banca d’Italia nelle sue considerazioni finali presentando la Relazione annuale. Per Visco insieme alla sanità occorre innalzare la qualità dei servizi anche nell’istruzione e nella giustizia.

Per il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco uno dei tasselli fondamentali per il rafforzamento della nostra economia è “l’innalzamento della qualità della pubblica amministrazione”.
E questo vale in tutti i comparti, “istruzione, sanità, giustizia, dove si riscontrano – ha detto nelle sue Considerazioni finali alla Relazione annuale della Banca d’Italia presentata ieri – oltre ai divari rispetto alla media europea, ampie differenze territoriali”.

“Per ridurle e conseguire i necessari miglioramenti – spiega il Governatore – occorrono sistemi di monitoraggio e strumenti efficaci per intervenire laddove non si raggiungono standard minimi di qualità”.

Per Visco “sui risultati incidono i ritardi nell’uso delle tecnologie digitali, l’elevata età media del personale, l’insufficiente dotazione di competenze specialistiche” e “il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) può stimolare progressi significativi nella digitalizzazione delle amministrazioni”.

Inoltre, ha aggiunto, “l’accentuazione del turnover già in atto nel pubblico impiego offre l’occasione di acquisire risorse umane con un livello professionale adeguato rispetto ai servizi che lo Stato si impegna a fornire”. “Oltre a essere un obiettivo del Piano, il rafforzamento della pubblica amministrazione è un fattore cruciale per utilizzarne in maniera rapida e piena le risorse messe a disposizione in tutti i comparti”, ha detto ancora il Governatore.

29 Maggio 2023

Nella Ue cure pediatriche insoddisfacenti per il 3,6% dei bambini. In Italia sono l’1,8%

Dal Quotidiano Sanità del 29 maggio 2023

Lo rileva Eurostat che segnala un aumento di 2 punti percentuali rispetto all’ultimo rapporto del 2017 (1,6%). Evidenziato anche come il 4,4% degli under 16 europei non riceve cure dentistiche adeguate. Anche in questo caso l’Italia è sotto la media con l’1,2%.

Nel 2021, il 3,6% dei bambini europei di età inferiore ai 16 anni nelle famiglie con bambini aveva esigenze mediche insoddisfatte. Un dato che segna un aumento di 2 punti percentuali rispetto all’ultimo rapporto del 2017 (1,6%). Questa quota era più alta (5,3%) per i bambini che vivono in famiglie con un adulto, ma leggermente inferiore al 3,4% per le famiglie con due o più adulti. Lo rileva Eurostat.
Tra i membri dell’UE, le quote più elevate di bambini con esigenze mediche insoddisfatte che vivono in famiglie con bambini sono state segnalate in Polonia (7,3%) e Lettonia (6,4%), seguite da Ungheria e Romania (entrambi 4,7%) e Spagna (4,6%) .

Al contrario, le quote più basse sono state riportate in Austria (0,3%) e Lussemburgo (0,4%), seguite da Croazia (0,9%) e Malta, Lituania e Cipro (tutte con l’1,5% ciascuna). In Italia siamo all’1,8%.

Il 4,4% dei bambini non aveva cure dentistiche adeguate

Nel 2021, la situazione per le cure dentistiche era simile anche se leggermente peggiore rispetto alle esigenze mediche insoddisfatte, poiché il 4,4% dei bambini che vivevano in famiglie con bambini non riceveva le cure dentistiche di cui avevano bisogno, con un aumento di 1,8 punti percentuali dal 2017. dati per tutti i paesi dell’UE, 11 ha registrato una percentuale di bambini con esigenze di cure dentistiche insoddisfatte superiore alla media dell’UE.

Questa percentuale era più alta nelle famiglie con un adulto, con il 7,1% dei bambini che non riceveva le cure dentistiche di cui aveva bisogno. Nel frattempo, il 4,0% dei bambini che vivono in famiglie con due o più adulti aveva bisogni insoddisfatti di cure odontoiatriche.

Nel 2021, tra i membri dell’UE, le quote più elevate di bambini con bisogni insoddisfatti di cure dentistiche che vivono in famiglie con bambini sono state registrate in Lettonia (7,7%), seguita da Spagna (7,1%), Ungheria (7,0%), Slovenia (6,8 %) e Portogallo (6,4%).

In fondo alla scala, le quote più basse sono state registrate in Lussemburgo (0,6%), Croazia (0,8%), Svezia (1,1%), Austria e Italia (entrambe con 1,2%).

22 Maggio 2023

76esima Assemblea Oms. Il Dg Tedros: “Sebbene la visione di ‘Salute per tutti entro il 2000’ non sia stata realizzata, il suo spirito e la sua ambizione restano vivi”

Dal Quotidiano Sanità del 22 maggio 2023

L’intervento del direttore generale che ha ripercorso le principali tappe della storia dell’Oms. Tra le tante ricordate quella fondamentale della dichiarazione di Alma Ata del 1978 sulla salute per tutti che oggi si incarna nell’obiettivo della copertura sanitaria universale. E tra i tanti ricordi anche l’ira dei dipendenti Oms contro la decisone di rendere tutta l’area del campus di Ginevra “smoking free” che colmò con un’aggressione all’allora direttore del programma contro il fumo

Nel 1977, Ali Maow Maalin era un 23enne che lavorava come cuoco in un ospedale nel porto di Merca, in Somalia.
Oltre ai suoi doveri in cucina, Maalin aveva lavorato come vaccinatore nel programma di eradicazione del vaiolo dell’OMS, che aveva dato la caccia agli ultimi casi di vaiolo rimasti tra i gruppi di nomadi lungo il confine della Somalia con il mio paese, l’Etiopia.

Nell’ottobre di quell’anno, due bambini con il vaiolo di un gruppo nomade di pastori furono inviati in un campo di isolamento vicino a Merca. L’autista che li stava trasportando si è fermato all’ospedale dove lavorava Maalin per chiedere indicazioni.

Maalin si è offerto di accompagnarli e l’autista ha chiesto se fosse vaccinato. Maalin disse: “Non preoccuparti, andiamo”. Non era vaccinato.

Maalin è stato in contatto con i bambini infetti per 15 minuti. Ma questo è bastato.

Nove giorni dopo ha iniziato a sentirsi male e ha sviluppato un’eruzione cutanea. Gli è stata diagnosticata la varicella e mandato a casa. Ma Maalin sapeva che non era varicella.

Era troppo spaventato per andare al campo di isolamento, ma un’infermiera dell’ospedale ha riferito che era malato.

L’ospedale ha smesso di prendere i pazienti mentre tutti all’interno sono stati vaccinati e messi in quarantena.

Nel frattempo, un team ha iniziato a vaccinare tutti coloro che circondavano la casa di Maalin: più di 50.000 persone in due settimane.

Ali Maow Maalin è stato l’ultimo caso registrato di vaiolo naturale. Ha continuato a lavorare con l’OMS nella campagna di eradicazione della poliomielite in Somalia. Diceva che la Somalia era l’ultimo paese a sbarazzarsi del vaiolo, e voleva assicurarsi che non fosse l’ultimo a sbarazzarsi della poliomielite, e aveva ragione.

Nel 2013, durante una campagna per contrastare una riacutizzazione della poliomielite, contrasse la malaria e morì pochi giorni dopo, all’età di 59 anni.

La campagna per debellare il vaiolo è stata lanciata nel 1959 dal Direttore Generale dell’OMS Dr. Marcolino Candau, e si è conclusa ufficialmente nel 1980 con la dichiarazione dell’Assemblea Mondiale della Sanità “che il mondo e tutti i suoi popoli hanno conquistato la libertà dal vaiolo”.

Rimane il più grande risultato nella storia della salute pubblica e l’unica malattia umana ad essere stata debellata fino ad oggi.

Ma oggi siamo sulla soglia dell’eradicazione di altre due malattie: la poliomielite e il verme di Guinea.

Quando il Programma globale di eradicazione della polio è stato lanciato nel 1988 sotto la guida del Direttore generale Hiroshi Nakajima del Giappone, si stimavano 350.000 casi all’anno. Finora quest’anno ci sono stati solo tre casi.

E quando il Guinea Worm Eradication Program iniziò nel 1986, c’erano circa 3,5 milioni di casi umani in 21 paesi. L’anno scorso sono stati segnalati solo 13 casi da quattro paesi.

Finiremo il lavoro. Dobbiamo. Ma il nostro lavoro non sarà finito.

Sono cresciuto accanto a Maalin, in Etiopia. In Africa siamo tutti vicini.

Uno dei miei primi ricordi è camminare con mia madre per le strade di Asmara – allora Etiopia, ora Eritrea – e vedere manifesti su una malattia chiamata vaiolo e un’organizzazione che la stava sradicando dalle nostre comunità.

Non avevo mai sentito parlare di vaiolo prima. Non avevo mai sentito parlare dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non avrei potuto indicare Ginevra su una mappa.

Ma sapevo che a volte le malattie potevano insinuarsi nei bambini e portarseli via.

Lo sapevo, perché è quello che è successo a uno dei miei fratelli, il mio fratello minore.

Non so che malattia l’abbia preso. Forse il morbillo.

Ma molto probabilmente è stato preso da una malattia che si sarebbe potuta prevenire con un vaccino.

I vaccini hanno portato il vaiolo nell’oblio. Ma milioni di bambini in tutta l’Africa e nel mondo – bambini proprio come mio fratello – hanno continuato a essere portati via da malattie per le quali i bambini di altri paesi erano immunizzati.

Ecco perché, nel 1974, l’OMS ha lanciato il programma allargato di immunizzazione, per garantire a tutti i bambini, in tutti i paesi, il potere salvavita dei vaccini, inizialmente per sei malattie principali: difterite, pertosse, tetano, poliomielite, morbillo e tubercolosi .

A quel tempo, solo il 10% circa dei bambini del mondo riceveva tre dosi di vaccino anti-difterite, tetano e pertosse (DTP). Grazie all’Expanded Program on Immunization, o EPI, ha raggiunto l’86% nel 2019, ma da allora è diminuito a causa delle interruzioni della pandemia di COVID-19 e della grandissima campagna degli anti-vaxxer.

Oggi, più di 30 malattie sono prevenibili con il vaccino e l’EPI ne raccomanda 12 come essenziali per ogni Paese. Attraverso il sostegno dell’OMS ai paesi per garantire l’accesso ai vaccini a tutti i bambini, stiamo contribuendo a evitare più di 4 milioni di morti ogni anno.

I vaccini sono tra le più potenti innovazioni nella storia umana.

Grazie ai vaccini, malattie un tempo temute come la difterite, il tetano, il morbillo e la meningite possono ora essere facilmente prevenute:

– I vaccini ora ci danno la speranza di eliminare il cancro cervicale;
– I vaccini ci stanno aiutando a spegnere le epidemie di Ebola più velocemente;
– Per la prima volta possiamo dire che la malaria è una malattia prevenibile con il vaccino;
– I vaccini sono stati fondamentali per porre fine al COVID-19 come emergenza sanitaria globale;
– E i vaccini ci hanno portato alla soglia dell’eradicazione della poliomielite.

Per più di 20 anni, milioni di bambini in tutto il mondo hanno goduto dei benefici dei vaccini grazie al lavoro di Gavi, the Vaccine Alliance.

E negli ultimi 12 anni, quel lavoro è stato guidato dal mio amico e fratello Seth Berkley, che si dimetterà ad agosto.

Sotto la sua guida, Gavi ha introdotto nuovi vaccini contro il cancro cervicale, la malaria, la polmonite, la meningite, la poliomielite e ha raggiunto l’incredibile traguardo di immunizzare 1 miliardo di bambini.

Durante la pandemia, Seth è stato un sostenitore dell’equità dei vaccini attraverso la partnership di Gavi in COVAX, che ha fornito quasi 2 miliardi di dosi di vaccino a 147 paesi.

Offro a Seth la mia profonda gratitudine per la sua leadership e collaborazione e non vedo l’ora di lavorare con il suo successore, il dottor Muhammad Pate, per realizzare il potere dei vaccini per ancora più bambini.

La scomparsa del vaiolo ha coinciso con la consapevolezza che il raggiungimento della visione fondamentale dell’OMS per il più alto standard di salute raggiungibile per tutte le persone non poteva essere raggiunto una malattia alla volta.

Richiederebbe un approccio olistico che fornisse i servizi sanitari di cui le persone hanno bisogno, dove e quando ne hanno bisogno, ma che migliorasse anche l’alfabetizzazione sanitaria, la nutrizione, l’acqua e i servizi igienico-sanitari e altri driver di malattia.

Era un approccio che ora conosciamo come assistenza sanitaria primaria, e il suo capo architetto e sostenitore era il terzo direttore generale dell’OMS, il dottor Halfdan Mahler. A proposito, ha una T nel mezzo, che sta per Theodore, quindi condividiamo lo stesso nome.

Sotto la guida del dottor Mahler, il termine “Salute per tutti” è stato coniato per la prima volta come tema dell’Assemblea mondiale della sanità nel 1977.

E sotto la guida del dottor Mahler, la Dichiarazione di Alma-Ata è stata negoziata e adottata nel 1978, un impegno fondamentale per l’assistenza sanitaria di base come piattaforma per raggiungere una visione audace: Salute per tutti entro il 2000.

È stata una pietra miliare nella sanità pubblica che ha cambiato il modo in cui i paesi pensavano, progettavano e fornivano servizi sanitari e continua a farlo.

Sebbene la visione di Salute per tutti entro il 2000 non sia stata realizzata, il suo spirito e la sua ambizione sono perdurati e oggi il concetto di assistenza sanitaria di base rimane il fondamento del nostro impegno condiviso per la copertura sanitaria universale.

Cinque anni fa, ho avuto l’onore di unirmi ai nostri colleghi dell’UNICEF e ai Ministri della Salute di tutto il mondo in Kazakistan, luogo di nascita della Dichiarazione di Alma-Ata, per rinnovare il nostro impegno per la sua visione nella Dichiarazione di Astana.

Il dottor Mahler in seguito descrisse l’adozione della Dichiarazione di Alma-Ata come un “momento sacro” e un “consenso sublime”.

Ma nel 1981, appena tre anni dopo Alma-Ata, e appena un anno dopo che l’Assemblea Mondiale della Sanità aveva dichiarato debellato il vaiolo, emerse una nuova minaccia, come il mondo non aveva mai visto prima.

Negli Stati Uniti sono stati segnalati i primi casi di una misteriosa nuova malattia, una malattia che è apparsa per la prima volta negli uomini gay e in pochi mesi è stata segnalata in tutto il mondo, colpendo persone di tutte le età e sessualità.

Non ci vollero altri due anni per identificare la causa di questa nuova malattia, un retrovirus che ora conosciamo come HIV.

L’HIV ha rappresentato una nuova sfida per l’OMS; una sfida che non sempre ha affrontato con successo.

Ha evidenziato il fatto che una sfida sanitaria globale di queste dimensioni e velocità non poteva essere affrontata da una sola agenzia, ma richiedeva all’OMS di lavorare con partner in tutto il sistema delle Nazioni Unite e oltre.

Ha anche evidenziato in modo nuovo e netto le vaste disuguaglianze nella salute globale. Quando i primi trattamenti antiretrovirali divennero disponibili nel 1987, solo i paesi ad alto reddito potevano permetterseli.

All’inizio del secolo, la gravità dell’epidemia globale di HIV ha spinto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad adottare una risoluzione sull’HIV, la prima volta che ha considerato un problema sanitario come una minaccia alla sicurezza globale.

Ma le disuguaglianze continuarono. Nel 2003, solo 400.000 persone ricevevano ARV nei paesi a basso e medio reddito.

Sin dalla campagna per l’eradicazione del vaiolo, l’OMS aveva sviluppato un comprovato know-how per fornire medicinali essenziali alle persone che ne avevano bisogno, ovunque si trovassero.

E così, sotto la guida dell’allora Direttore Generale Dr JW Lee, dalla Repubblica di Corea, l’OMS ha lanciato l’iniziativa “3 per 5” – per portare gli ARV a 3 milioni di persone entro il 2005.

Ci sono voluti altri due anni per raggiungere l’obiettivo, ma “3 per 5” ha gettato le basi per la drammatica espansione dell’accesso agli ARV che ha invertito la tendenza all’HIV.

Purtroppo, il dottor Lee non è vissuto abbastanza per vedere la realizzazione della sua visione. Domani ricorre l’anniversario della sua scomparsa, avvenuta nel maggio 2006.

Per la maggior parte dei primi 50 anni della sua storia, il lavoro dell’OMS si è concentrato principalmente sulle malattie infettive che affliggono i paesi a basso reddito.

Ma durante quei decenni, una nuova pandemia si stava diffondendo quasi incontrollata, alimentata dal più letale agente non infettivo della storia: il tabacco.

Il legame tra fumo e cancro ai polmoni è stato dimostrato dal ricercatore britannico Richard Doll nel 1952, poco dopo la fondazione dell’OMS, ma la prevalenza del fumo ha continuato a salire per decenni.

In effetti, alcune delle foto dei primi anni dell’OMS mostrano uomini negli uffici – e sì, erano per lo più uomini – seduti alle loro scrivanie, che fumano.

Nel 1988 il dottor Mahler ha vietato il fumo all’interno degli edifici dell’OMS. Ha rotto il proprio posacenere con un martello nell’atrio dell’OMS e si è impegnato a smettere di fumare.

Ma è stato solo nel 2013 che l’intero campus della nostra sede centrale è diventato privo di fumo. Il direttore della Tobacco Free Initiative dell’epoca, il dottor Armando Peruga, fu persino malmenato un paio di volte dallo staff dell’OMS per aver detto loro di non fumare nel campus.

Alcuni paesi hanno fatto i propri sforzi per frenare i danni del tabacco, ma è diventato chiaro che, a differenza delle epidemie localizzate, il tabacco era una minaccia globale che richiedeva una risposta globale.

I fondatori dell’OMS avevano previsto questa necessità nell’articolo 19 della nostra Costituzione, che consentiva agli Stati membri di adottare convenzioni o accordi su qualsiasi minaccia per la salute.

Ma era una disposizione che rimase dormiente fino alla metà degli anni ’90, quando un avvocato americano, la dottoressa Ruth Roemer, propose per la prima volta l’idea di un trattato internazionale sul controllo del tabacco.

La stessa dottoressa Roemer era stata una forte fumatrice e per un breve periodo suo marito aveva lavorato per l’OMS.

La dottoressa Roemer propose la sua idea a Neil Collishaw, che allora era a capo dell’unità di controllo del tabacco dell’OMS.

Collishaw era favorevole, ma scettico. L’adozione di una convenzione richiederebbe una maggioranza di due terzi degli Stati membri e, all’epoca, solo una decina di paesi disponeva di forti politiche di controllo del tabacco.

Ma la dottoressa Roemer non è una persona che accetta un no come risposta. È così che nascono molte delle migliori idee sulla salute globale, e spesso c’è una donna dietro di loro.

A poco a poco, l’idea prese piede e nel 1996 l’Assemblea mondiale della sanità adottò una risoluzione che chiedeva una convenzione quadro internazionale sul controllo del tabacco.

Tuttavia, come troppe risoluzioni, è stato lento diventare realtà.

Ci vollero altri due anni prima che l’idea cominciasse ad andare avanti, guidata da un nuovo Direttore Generale con un forte impegno nella lotta contro il tabacco, ed esperienza politica come Primo Ministro della Norvegia, la dottoressa Gro Harlem Brundtland.

Non appena la dott.ssa Brundtland è entrata in carica, ha fondato la Tobacco Free Initiative e ha iniziato a sostenere incessantemente la convenzione quadro.

Ma doveva affrontare un nemico astuto e dotato di risorse adeguate. Voi sapete a chi mi sto riferendo.

Nel 1999, è emerso che per molti anni le compagnie del tabacco si erano infiltrate nell’OMS pagando consulenti per minare il lavoro dell’OMS. Il personale della Tobacco Free Initiative ha persino iniziato a controllare le intercettazioni telefoniche.

Le tattiche erano snervanti, ma non hanno funzionato.

I negoziati sulla convenzione quadro sono iniziati nel 2000 e si sono protratti per due anni e mezzo.

Infine, vent’anni fa oggi, il 21 maggio 2003, e quasi 30 anni dopo che la dottoressa Roemer propose per la prima volta l’idea, la 56esima Assemblea Mondiale della Sanità adottò la Convenzione quadro dell’OMS sul controllo del tabacco.

Nei 20 anni trascorsi da allora, grazie all’OMS FCTC e al pacchetto tecnico MPOWER (che sta per: Monitor tobacco use and prevention policies; Protect people from tobacco smoke; Offer help to quit tobacco use; Warn about the dangers of tobacco; Enforce bans on tobacco advertising, promotion and sponsorship; Raise taxes on tobacco, ndr) che lo supporta, la prevalenza del fumo è diminuita di un terzo a livello globale.

Due terzi della popolazione mondiale è ora protetta da almeno una misura MPOWER.

L’OMS FCTC è la prova vivente del potere degli accordi globali di guidare un cambiamento di paradigma nella salute globale.

L’adozione della FCTC dell’OMS ha coinciso con la prima di una serie di epidemie, epidemie e pandemie che hanno segnato i primi due decenni del 21° secolo e che sono state significative nel plasmare l’OMS di oggi.

Nel febbraio 2003 sono stati segnalati i primi casi di una strana nuova malattia respiratoria causata da un agente patogeno sconosciuto che in seguito si è rivelato essere un coronavirus. Suona familiare? Era l’epidemia di SARS.

Più o meno nello stesso periodo, sono stati segnalati i primi casi umani di influenza aviaria H5N1, suscitando timori di una pandemia influenzale causata da un virus che ha ucciso 6 persone su 10 infettate.

Sebbene SARS e H5N1 abbiano entrambi causato il panico globale, nessuno dei due ha causato una pandemia globale, grazie in gran parte alla forte leadership del dottor Brundtland.

La sua leadership è stata anche determinante nella revisione del regolamento sanitario internazionale che è seguita, che includeva la disposizione per un direttore generale di dichiarare un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale.

Anche se lei stessa non ha mai avuto bisogno di utilizzare tale disposizione, il suo successore, quattro anni dopo, dal direttore generale Dr Margaret Chan, dalla Cina, quando un nuovo virus influenzale ha scatenato la prima pandemia del 21° secolo: H1N1 .

Mentre l’H5N1 era altamente patogeno ma non altamente trasmissibile, l’H1N1 era il contrario. Sebbene si sia diffuso rapidamente in tutto il mondo, ha causato malattie in gran parte lievi e, per una pandemia, relativamente pochi decessi.

Tuttavia, l’H1N1 ha messo in luce una pericolosa breccia nelle difese del mondo contro le pandemie.

I vaccini sono stati sviluppati rapidamente, ma quando i poveri del mondo hanno avuto accesso, la pandemia era finita.

Quell’esperienza ha portato allo sviluppo, sotto la guida del dottor Chan, del Pandemic Influenza Preparedness Framework, un impegno storico tra gli Stati membri a lavorare insieme di fronte a una pandemia influenzale per condividere campioni di virus e vaccini.

Ma l’inchiostro era appena asciutto sul PIP Framework quando scoppiò una nuova e mortale epidemia, causata non dall’influenza, ma da uno dei virus più temuti al mondo: l’Ebola.

Per più di due anni, il mondo ha guardato con orrore mentre Ebola assediava l’Africa occidentale.

E sebbene non sia mai diventata una pandemia globale, l’epidemia di Ebola nell’Africa occidentale ha evidenziato la necessità di riforme sostanziali del lavoro dell’OMS per prepararsi e rispondere alle emergenze.

Ciò ha portato, nel 2015, ancora una volta sotto la guida del dottor Chan, alla creazione del Programma per le emergenze sanitarie dell’OMS e del Fondo di emergenza per le emergenze, uno strumento di finanziamento flessibile che ha consentito all’OMS di sbloccare oltre 350 milioni di dollari per rispondere rapidamente a centinaia di emergenze negli ultimi otto anni.

Ognuna di queste epidemie, epidemie e pandemie ha insegnato al mondo nuove lezioni e ha portato a nuovi accordi e nuovi strumenti per mantenere il mondo più sicuro.

Ma anche così, il mondo è stato colto di sorpresa e trovato impreparato alla pandemia di COVID-19, la più grave crisi sanitaria dell’ultimo secolo.

Negli ultimi tre anni, il COVID-19 ha sconvolto il nostro mondo.

Sono stati segnalati quasi 7 milioni di morti, ma sappiamo che il bilancio è parecchie volte superiore, almeno 20 milioni.

La pandemia ha causato gravi disagi ai sistemi sanitari e gravi sconvolgimenti economici, sociali e politici.

Il COVID-19 ha cambiato il nostro mondo e deve farlo.

Nel 2020 ho descritto il COVID-19 come un tunnel lungo e buio.

Ora siamo usciti dalla fine di quel tunnel.

Per essere chiari, COVID-19 è ancora con noi, uccide ancora, sta ancora cambiando e richiede ancora la nostra attenzione, ma non rappresenta più un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale.

La fine del COVID-19 come emergenza sanitaria globale non è solo la fine di un brutto sogno da cui ci siamo svegliati. Ci deve insegnare che non possiamo semplicemente continuare come abbiamo fatto prima.

Questo è un momento per guardare dietro di noi e ricordare l’oscurità del tunnel, e poi guardare avanti, e andare avanti alla luce delle tante lezioni dolorose che ci ha insegnato.

La principale di queste lezioni è che possiamo affrontare minacce condivise solo con una risposta condivisa.

Come la Convenzione quadro dell’OMS sul controllo del tabacco, l’accordo pandemico che gli Stati membri stanno ora negoziando deve essere un accordo storico per apportare un cambio di paradigma nella sicurezza sanitaria globale, riconoscendo che i nostri destini sono intrecciati.

Questo è il momento per noi di scrivere un nuovo capitolo nella storia della salute globale, insieme;

Per tracciare un nuovo percorso in avanti, insieme;

Per rendere il mondo più sicuro per i nostri figli e nipoti, insieme.

Nei tre quarti di secolo dalla fondazione dell’OMS, il mondo ha assistito a importanti miglioramenti nella salute.

L’aspettativa di vita a livello globale è aumentata da 46 a 73 anni, con i maggiori incrementi nei paesi più poveri.

Quarantadue paesi hanno eliminato la malaria, abbiamo respinto le epidemie di HIV e tubercolosi, portato la poliomielite e il verme di Guinea sull’orlo dell’eradicazione e ampliato l’accesso alle cure curative per l’epatite C.

Solo negli ultimi 20 anni la mortalità materna è diminuita di un terzo e quella infantile si è dimezzata.

Solo negli ultimi cinque anni sono stati approvati nuovi vaccini per Ebola e malaria che ora stanno salvando vite umane.

Naturalmente, l’OMS non può rivendicare il merito esclusivo di questi successi: la natura stessa di ciò che facciamo implica lavorare con i partner per sostenere l’innovazione e i paesi mentre implementano politiche e programmi che guidano il cambiamento.

Ma è difficile immaginare che il mondo avrebbe visto gli stessi miglioramenti se l’OMS non fosse esistita.

Le sfide di oggi sono molto diverse da quelle che abbiamo affrontato nel 1948:

– Le malattie non trasmissibili ora rappresentano il 70% di tutti i decessi a livello globale;
– Il tabacco uccide ancora 8,7 milioni di persone ogni anno;
– I tassi di obesità sono saliti alle stelle;
– La pandemia di COVID-19 ha evidenziato l’enorme fardello dei disturbi mentali e la debolezza dei servizi sanitari;
– La resistenza antimicrobica minaccia di annullare un secolo di progresso medico;
– Persistono grandi disparità nell’accesso ai servizi sanitari, tra e all’interno dei paesi e delle comunità;
– E la minaccia esistenziale del cambiamento climatico sta mettendo a repentaglio l’abitabilità stessa del nostro pianeta. Una crisi climatica è una crisi sanitaria.

Anche l’OMS deve affrontare le proprie sfide istituzionali.

Negli ultimi 20 anni le aspettative del mondo nei confronti dell’OMS sono cresciute enormemente, ma le nostre risorse no.
Poi c’è la sfida di essere un’organizzazione tecnica e scientifica in un ambiente politico e sempre più politicizzato.

Si tratta di sfide scoraggianti e complesse. Non li risolveremo in questa Assemblea Mondiale della Sanità e potremmo non risolverli nel corso della nostra vita.

Ma poco a poco stiamo costruendo una strada che i nostri figli e nipoti percorreranno e che continueranno a costruire.

A volte l’edificio è lento. A volte la strada è tortuosa e accidentata.

Ma la destinazione è certa, ed è più vicina ora rispetto a quando i nostri antenati iniziarono nel 1948.

È la destinazione immaginata dal primo direttore generale dell’OMS, il dottor Brock Chisholm dal Canada, uno dei padri della Costituzione dell’OMS: il più alto livello possibile di salute per tutte le persone.

Tedros Adhanom Ghebreyesus
Direttore generale dell’Oms

Traduzione dall’inglese a cura della redazione

19 Maggio 2023

Decreto Bollette. La Camera vota la fiducia al Governo. Ecco tutte le misure di interesse sanitario

Dal Quotidiano Sanità del 18 maggio 2023

Le aziende del Ssn, al fine di ridurre l’utilizzo delle esternalizzazioni, potranno incrementare la tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive del personale sanitario. Anticipata al 1° giugno 2023 l’operatività del fondo destinato all’erogazione dell’indennità di pronto soccorso per il personale della dirigenza medica e del comparto sanità. Si elimina il vincolo di esclusività per personale infermieristico e ostetriche. Nuove misure per specializzandi medici, medici veterinari, odontoiatri, biologi, chimici, farmacisti, fisici e psicologi.

La Camera ha approvato nel pomeriggio la questione di fiducia posta ieri dal governo sull’articolo unico del disegno di legge di conversione così come approvato, con modifiche, dalle Commissioni Finanza e Affari Sociali.
Nella giornata di ieri è saltata la norma sulla stabilizzazione dei precari di Irccs e Izs dopo il parere negativo espresso dalla Commissione Bilancio. Molte le misure di interesse sanitario contenute nel provvedimento, a partire dall’istituzione di un fondo da 1.085 milioni per limitare l’impatto dei 2,2 miliardi di payback previsti a carico delle imprese produttrici di dispositivi medici.

Viene rivista la stretta nei confronti dei gettonisti, permettendo sia la prosecuzione dei contratti in essere che la possibilità di far ricorso a queste esternalizzazioni, seppur per una sola volta, in tutte le specialistiche che lo riterranno necessario e non più solo per l’emergenza-urgenza. I laureati in odontoiatria e protesi dentaria e per i laureati in medicina e chirurgia abilitati all’esercizio della professione di odontoiatra, l’abolizione del requisito della specializzazione ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici per dirigente medico odontoiatra e ai fini dell’accesso alle funzioni di specialista odontoiatra ambulatoriale del Servizio sanitario nazionale. Potranno inoltre esercitare le attività di medicina estetica non invasiva o mininvasiva al terzo superiore, terzo medio e terzo inferiore del viso.

Si prevede poi la possibilità di costituire posti fissi della Polizia di Stato in strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate dotate di un servizio di emergenza-urgenza, in considerazione del bacino di utenza e del livello di rischio della struttura. Fino al 31 dicembre 2025 si allargano le maglie dei concorsi per l’accesso alla dirigenza medica del Ssn nella disciplina di Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza. Si introduce una misura sperimentale volta a consentire che i medici in formazione specialistica, su base volontaria e al di fuori dell’orario dedicato alla formazione, possano assumere incarichi libero-professionali presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri fino a 8 ore settimanali.

Si elimina fino al 31 dicembre 2025 il vincolo di esclusività per personale infermieristico e ostetriche. Introdotte infine nuove misure di assumere a partire dal terzo anno di specialistica medici, medici veterinari, odontoiatri, biologi, chimici, farmacisti, fisici e psicologi.

Ecco tutte le misure di interesse sanitario presenti nel testo all’esame della Camera.

Articolo 8 (Contributo statale per il ripiano del superamento del tetto di spesa dei dispositivi medici)
Si istituisce, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, un fondo da ripartire tra le regioni e le province autonome, quale contributo statale al ripiano del superamento del tetto di spesa dei dispositivi medici relativo agli anni da 2015 a 2018 (comma 1), e dispone sul relativo riparto e sull’utilizzo delle quote derivanti dallo stesso (comma 2).

Prevede, inoltre, che le aziende fornitrici di dispositivi medici, qualora non abbiano attivato un contenzioso o rinuncino allo stesso, possano versare a ciascuna regione e provincia autonoma, entro il 30 giugno 2023, in luogo della quota intera, una somma pari al 48 per cento di quanto dovuto a titolo di contributo al ripiano (comma 3). In sede referente questa parte del testo è stata modificata allo scopo di chiarire a quale specifico contenzioso occorra rinunciare per l’accesso al beneficio in questione, nonché al fine di indicare gli effetti giuridici del versamento della quota ridotta e i connessi adempimenti delle regioni e delle province autonome. L’articolo dispone, altresì, in ordine alle modalità di compilazione della fattura elettronica riguardante i dispositivi medici e alle modalità di verifica della corretta compilazione (comma 4 e comma 5).

Infine (comma 6), prevede che, ai fini dell’assolvimento dell’obbligo di ripiano, si possano richiedere finanziamenti assistiti dalla garanzia del Fondo già costituito presso il Mediocredito Centrale Spa (Fondo finalizzato ad assicurare una parziale assicurazione ai crediti concessi dagli istituti di credito a favore delle piccole e medie imprese).

Articolo 9 (IVA su payback dispositivi medici)
L’articolo prevede che, in relazione ai versamenti effettuati dalle aziende produttrici di dispositivi medici alle regioni, le aziende possono portare in detrazione l’IVA determinata scorporando la medesima dall’ammontare dei versamenti effettuati (comma 1). Il computo dell’IVA sarà effettuato dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano e si baserà sulle fatture emesse dalle aziende nei confronti del Servizio sanitario nazionale (comma 1-bis), mentre le aziende stesse potranno richiedere a regioni e province autonome riferimenti e copie delle fatture in questione (comma 1- ter). Gli importi del costo del bene e del costo del servizio, entrambi riportati nelle fatture elettroniche, saranno indicati separatamente (comma 1-quater). Il diritto alla detrazione sorge nel momento in cui sono effettuati i versamenti e i relativi costi sono deducibili nel periodo d’imposta nel quale sono effettuati i medesimi versamenti (comma 2). Il comma 3 disciplina le modalità di esercizio del diritto alla detrazione dell’imposta.

Articolo 10 (Disposizioni in materia di appalto, di reinternalizzazione dei servizi sanitari e di equità retributiva a parità di prestazioni lavorative, nonché di avvio di procedure selettive comprensive della valorizzazione dell’attività lavorativa già svolta)
L’articolo, oggetto di diverse modifiche e integrazioni durante l’esame in sede referente, disciplina gli affidamenti a terzi dei servizi medici ed infermieristici, operati – esclusivamente in caso di necessità e urgenza – dalle aziende e dagli enti del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) per sopperire alla carenza di organico. Sono delineati presupposti, modalità e limiti di tali affidamenti, rinviando per la definizione di linee guida a un successivo decreto del Ministro della salute, da adottarsi previo parere dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac). Sono previste esenzioni da tale disciplina per alcune specifiche tipologie di contratti. Inoltre, si preclude la ricostituzione del rapporto di lavoro con il Ssn al personale sanitario che interrompa volontariamente il rapporto di lavoro dipendente con una struttura pubblica per prestare la propria attività presso un operatore economico privato che fornisce i servizi medici ed infermieristici alle aziende e gli enti dell’Ssn.

Sono altresì introdotte delle norme volte alla reinternalizzazione dei servizi sanitari, attraverso procedure selettive per il reclutamento del personale da impiegare per l’assolvimento delle funzioni precedentemente esternalizzate; in tale ambito, si prevede la valorizzazione del personale impiegato in mansioni sanitarie e socio-sanitarie corrispondenti nelle attività dei servizi esternalizzati, che abbia garantito assistenza ai pazienti per almeno sei mesi di servizio e non si sia in precedenza dimesso, in costanza di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con il Ssn, dalle dipendenze dello stesso. Si prevede, infine, la possibilità di visita senza preavviso dei locali degli enti del Servizio sanitario nazionale nonché nelle strutture socio- sanitarie pubbliche, da parte dei membri del Parlamento.

Articolo 11(Incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive e anticipo dell’indennità nei servizi di emergenze-urgenza)
L’articolo 11 prevede che per l’anno 2023 le aziende e gli enti del Servizio Sanitario nazionale, allo scopo di far fronte alla carenza di personale medico e infermieristico presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri, e di ridurre l’utilizzo delle esternalizzazioni, possono ricorrere alle prestazioni aggiuntive previste dalla contrattazione collettiva nazionale per il personale medico ed infermieristico, consentendo, in deroga alla contrattazione, un aumento della relativa tariffa oraria fino a 100 euro lordi onnicomprensivi, per il personale medico, e a 50 euro lordi onnicomprensivi per il personale infermieristico, al netto degli oneri riflessi a carico dell’amministrazione.

L’aumento dovrà avvenire nel limite degli importi di cui alla tabella B allegata al presente decreto, pari a complessivi 50 milioni di euro per il personale medico e a complessivi 20 milioni di euro per il personale infermieristico per l’anno 2023.

Con una disposizione inserita durante l’esame referente, viene poi prevista l’applicazione delle disposizioni sopra illustrate anche al personale medico e infermieristico operante nei pronto soccorso pediatrici e ginecologici afferenti ai presìdi di emergenza-urgenza e accettazione (DEA) di I e II livello del Servizio sanitario nazionale.

Al relativo finanziamento accedono tutte le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, in deroga alle disposizioni legislative che stabiliscono per le autonomie speciali il concorso regionale e provinciale al finanziamento sanitario corrente.

Mediante una modifica all’articolo 1, comma 526 della legge di bilancio 202316, viene poi previsto un incremento a decorrere dal 1 giugno e fino al 31 dicembre 2023 delle risorse destinate alla corresponsione dell’indennità di pronto soccorso, pari a 100 milioni di euro complessivi, dei quali 30 destinati alla dirigenza medica e 70 al personale del comparto sanità.

Resta fermo l’incremento a regime di 200 milioni di euro delle citate risorse dal 1 gennaio 2024 già previsto dalla citata disposizione.

Alla copertura degli oneri di cui ai commi 1 e 3 si provvede a valere sul livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato, che a tal fine è incrementato di 170 milioni di euro per l’anno 2023.

Articolo 12 (Misure per il personale dei servizi di emergenza-urgenza)
L’articolo 12, modificato durante l’esame referente, definisce particolari misure a favore del personale sanitario medico dei servizi di emergenza- urgenza fino al 31 dicembre 2025, prevedendo innanzitutto un regime temporaneo per l’ammissione – di tale personale con determinati requisiti – ai concorsi per l’accesso alla dirigenza medica del Ssn nella disciplina di Medicina d’emergenza e urgenza, ancorché non in possesso di alcun diploma di specializzazione.

L’assunzione può avvenire anche in deroga alle incompatibilità previste a legislazione vigente per l’assunzione di incarichi libero-professionali presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del Ssn – purché in ambiti strettamente correlati alla specializzazione intrapresa-, per un massimo di 8 ore settimanali, con una remunerazione integrativa di 40 euro lordi, valutabile nell’ambito del curriculum formativo e professionale nei concorsi per dirigente medico del Ssn.

Il personale medico in formazione può peraltro prestare la propria collaborazione volontaria e occasionale, con contratto libero-professionale, agli enti e alle associazioni che, senza scopo di lucro, svolgono attività di raccolta di sangue ed emocomponenti, purché al di fuori dell’orario dedicato alla formazione specialistica e fermi restando gli obblighi formativi, fino all’adozione di un apposito regolamento in materia.

Si prevede inoltre la possibilità, sempre fino al 31 dicembre 2025, della trasformazione del rapporto di lavoro da impegno orario pieno a impegno orario ridotto o parziale, in deroga ai contingenti previsti dalle disposizioni vigenti, per il personale, dipendente e convenzionato, operante nei servizi di emergenza-urgenza degli enti del SSN in possesso dei requisiti per il pensionamento anticipato previsti dall’ordinamento vigente, comunque entro i limiti d’età già previsti e previa apposita autorizzazione degli enti del Ssn interessati.

Peraltro, al personale sanitario per cui il primo accredito contributivo decorre successivamente al 1° gennaio 1996, è riconosciuto, ai fini dell’accesso alla pensione di vecchiaia ed alla pensione anticipata, l’incremento dell’età anagrafica con un coefficiente di trasformazione pari a due mesi per ogni anno di attività effettivamente svolta nei servizi di urgenza ed emergenza presso aziende ed enti del Ssn, nel limite massimo di 24 mesi.

Articolo 13 (Norme transitorie in materia di compatibilità con altre attività per il personale di enti ed aziende del Ssn e stabilizzazione personale tecnico e professionale del Ssn)
Il comma 1 dell’articolo 13 modifica la normativa transitoria che consente lo svolgimento, da parte del personale rientrante nelle professioni infermieristiche od ostetrica ovvero nelle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione ed appartenente al comparto contrattuale pubblico della sanità, di altre prestazioni al di fuori dell’orario di servizio; la novella di cui al presente comma 1 proroga il termine finale di applicazione della normativa dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2025 e sopprime il limite del monte ore complessivo settimanale per le suddette prestazioni, limite che era pari a otto ore; si inserisce inoltre la previsione – riformulata in sede referente – di un monitoraggio da parte del Ministero della salute sull’attuazione della disciplina transitoria in esame.

Il comma 1-bis, introdotto in sede referente, estende al personale tecnico e professionale reclutato dagli enti del Servizio sanitario nazionale una disciplina transitoria in tema di stabilizzazione, posta dall’articolo 4, comma 9-septiesdecies, del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 1983 con riferimento al personale dirigenziale e non dirigenziale sanitario, sociosanitario e amministrativo dello stesso Ssn.

Articolo 14 (Modifiche all’articolo 1, comma 548-bis, della legge 30 dicembre 2018, n. 145)
Modifica una disciplina in tema di reclutamento, a tempo determinato e con orario a tempo parziale, di medici specializzandi e di altri professionisti sanitari in corso di specializzazione, posta dall’art. 1, co. 548- bis della legge di bilancio 2019 (L. 30 dicembre 2018, n. 145). Per effetto delle modifiche introdotte, la disciplina in questione è divenuta a regime (da transitoria che era) e consente anche più di una proroga del contratto a tempo determinato con gli specializzandi; inoltre, è venuto meno il limite di durata di 12 mesi della proroga, fermo restando che il contratto non può avere durata superiore alla durata residua del corso di formazione specialistica ed è prorogabile fino al conseguimento del titolo di formazione specialistica; infine, in base a un’integrazione apportata dalle Commissioni, si introduce un termine per l’adozione dei già previsti accordi tra le regioni o le province autonome e le università interessate per la definizione, per i soggetti interessati dai summenzionati rapporti di lavoro a tempo determinato, delle modalità di svolgimento della formazione specialistica, e si introduce una norma di chiusura da applicare in caso di mancata adozione degli accordi in questione.

Articolo 15 (Disposizioni in materia di esercizio temporaneo di attività lavorativa in deroga al riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie conseguite all’estero)
L’articolo 15, modificato durante l’esame referente, consente l’esercizio temporaneo in deroga, fino al 31 dicembre 2025, relativo a qualifiche di professioni mediche, sanitarie o di interesse sanitario conseguite all’estero, presso strutture sanitarie o socio-sanitarie, pubbliche o private o private accreditate, comprese quelle del Terzo settore.

In attesa del raggiungimento della prevista intesa da adottarsi in Conferenza Stato-Regioni per la definizione della disciplina di dettaglio, e comunque non oltre sei mesi dall’entrata in vigore della legge in esame, continua ad applicarsi la normativa vigente in materia con riferimento alle deroghe tuttora applicate. Si demanda ad un’Intesa della Conferenza Stato-Regioni e Province autonome, da dottarsi entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge in esame, la definizione della relativa disciplina.

Inoltre, fino al 31 dicembre 2025, la norma esame prevede l’applicazione degli articoli 27 (ingresso in casi particolari) e 27-quater (ingresso e soggiorno per lavoratori altamente qualificati) del T.U. delle norme in materia di immigrazione anche al personale medico e infermieristico assunto – in base alla predetta disciplina derogatoria – presso strutture sanitarie o socio sanitarie, pubbliche o private, sulla base del riconoscimento regionale, con contratto libero-professionale ovvero con contratto di lavoro subordinato, entrambi anche di durata superiore a tre mesi, a carattere rinnovabile.

Viene conseguentemente abrogata la disposizione vigente ora organicamente trasposta nella disciplina di deroga in esame, oltre che la previsione della procedura di comunicazione della deroga da parte del professionista interessato presso l’Ordine competente, a pena della sospensione del riconoscimento fino alla comunicazione dell’avvenuta ottemperanza.

Articolo 15-bis (Ulteriori misure per fare fronte alla grave carenza di operatori di interesse sanitario)

L’articolo, inserito in sede referente, è espressamente finalizzato a fare fronte alla grave carenza di operatori di interesse sanitario in tutto il territorio nazionale sia in ambito pubblico sia in ambito privato, con particolare riferimento al settore della medicina sportiva. Viene prevista, allo scopo anzidetto, una nuova possibilità di inserimento nell’elenco speciale ad esaurimento dei massofisioterapisti, riservata a quanti abbiano conseguito il titolo di massofisioterapista sulla base di corsi triennali attivati entro il 31 dicembre 2018.

Articolo 15-ter (Disposizioni in materia di accesso ai concorsi pubblici per dirigente medico odontoiatra e alle funzioni di specialista odontoiatra ambulatoriale del Servizio sanitario nazionale, nonché di attività di medicina estetica)
L’articolo, introdotto in sede referente, abolisce, per i laureati in odontoiatria e protesi dentaria e per i laureati in medicina e chirurgia abilitati all’esercizio della professione di odontoiatra, il requisito della specializzazione ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici per dirigente medico odontoiatra e ai fini dell’accesso alle funzioni di specialista odontoiatra ambulatoriale del Servizio sanitario nazionale. Inoltre, consente agli odontoiatri di esercitare alcune specifiche attività di medicina estetica non invasiva o mininvasiva, ed abroga la disposizione che attualmente preclude, salvo alcune eccezioni, la contemporanea iscrizione all’Albo di odontoiatra e ad altro Albo professionale.

Articolo 16 (Disposizioni in materia di contrasto agli atti di violenza nei confronti del personale sanitario)
L’articolo 16, comma 1, modifica l’articolo 583-quater c.p., introducendo una specifica sanzione (reclusione da 2 a 5 anni) per le lesioni non aggravate procurate agli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni.

Il comma 1-bis prevede la possibilità di istituire presidi fissi della Polizia di Stato presso le strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate dotate di un servizio di emergenza-urgenza, a tutela dell’ordine e sicurezza pubblica nonché per garantire l’incolumità del personale ivi operante.

10 Maggio 2023

Infezioni ospedaliere chirurgiche. In Europa 1,6 casi ogni 100 interventi. In Italia incidenza più bassa rispetto alla media europea

Dal Quotidiano Sanità del 9 maggio 2023

Monitorati circa 2.500 ospedali di 13 Paesi per un totale di 1,2 milioni di interventi. In tutto poco meno di 20mila casi di infezione con una percentuale variabile dallo 0,6% per la chirurgia della protesi del ginocchio al 9,5% per la chirurgia del colon aperto. Sotto osservazione nove tipi di procedure chirurgiche: innesto di bypass coronarico, colecistectomia a cielo aperto e laparoscopica, chirurgia del colon a cielo aperto e laparoscopica, taglio cesareo, protesi dell’anca, protesi del ginocchio e laminectomia. La situazione italiana migliore o in media per tutti gli indicatori.

Tra il 2018 e il 2020, sono state segnalate quasi 20.000 infezioni del sito chirurgico (SSIs) su un totale di oltre 1,2 milioni di interventi chirurgici in 13 paesi UE/SEE che partecipano alla sorveglianza sulle SSIs coordinata dall’ECDC e che ha monitorato oltre 2.500 ospedali che fanno parte di questa rete di sorveglianza. L’incidenza è quindi di circa 1,6 casi ogni cento interventi.

Le SSIs sono tra le più comuni infezioni nosocomiali acquisite dai pazienti durante la loro degenza in ospedale o in altre strutture sanitarie.

Le SSIs sono associate a degenze ospedaliere postoperatorie più lunghe, possono richiedere ulteriori procedure chirurgiche, possono richiedere cure intensive e possono comportare una maggiore morbilità e mortalità.

Il protocollo dell’ECDC per la sorveglianza delle SSIs comprende nove tipi di procedure chirurgiche: innesto di bypass coronarico, colecistectomia a cielo aperto e laparoscopica, chirurgia del colon a cielo aperto e laparoscopica, taglio cesareo, protesi dell’anca, protesi del ginocchio e laminectomia.

La percentuale di SSIs variava a seconda del tipo di procedura chirurgica, variando dallo 0,6% per la chirurgia della protesi del ginocchio al 9,5% per la chirurgia del colon aperto.

Quasi un terzo di tutte le SSIs sono state diagnosticate negli ospedali, mentre la metà è stata rilevata dopo la dimissione dall’ospedale.

Per il restante 20% circa delle SSIs, la data di dimissione era sconosciuta e non è stato possibile stabilire il luogo di rilevamento delle SSIs.

Complessivamente, le specie Enterococcus (17,6%), Escherichia coli (17,2%) e Staphylococcus aureus (15,2%) sono stati i microrganismi più frequentemente riportati che causano le SSIs.

Il numero di paesi UE/SEE partecipanti è rimasto lo stesso nel 2018-2019 rispetto al 2017, ma sia il numero di paesi segnalanti che il numero di procedure chirurgiche segnalate sono diminuiti nel 2020.

Questo perché la pandemia di COVID-19 ha influenzato la raccolta di dati come è accaduto anche per altre attività di sorveglianza della salute pubblica in tutti i paesi dell’UE/SEE.

In proposito l’Ecd rileva che il fatto che non tutti i paesi UE/SEE partecipino a questo sistema di sorveglianza limita la rappresentatività dei risultati.

Tuttavia, osserva sempre l’Ecdc, la sorveglianza rimane una componente chiave nella prevenzione delle infezioni nosocomiali e uno strumento prezioso per monitorare l’efficacia delle misure di prevenzione e controllo.

I dati italiani a confronto con gli altri Paesi monitorati
Complessivamente l’Italia presenta una situazione migliore rispetto alla media per otto indicatori, mentre per quello della chirurgia della protesi del ginocchio, è in perfetta media europea, come si può riscontrare dalle tabelle seguenti del rapporto Ecd.
In Italia si rileva una media di 1,2 casi di infezione su 100 interventi chirurgici effettuati a fronte della media europea di 1,6 casi.

5 Maggio 2023

Mur e Salute adottano il Piano Formativo Nazionale per la Medicina di Genere

Da Quotidiano Sanità del 5 maggio 2023

La formazione, per la natura trasversale della tematica, dovrà da un lato diffondere tra tutti i professionisti coinvolti una cultura verso un nuovo approccio capace di riconoscere l’impatto delle differenze di sesso e genere, al fine di adattare ad esse la propria pratica e, dall’altro, dovrà intercettare i bisogni formativi specifici di ciascun professionista, tenendo conto delle diverse qualifiche professionali e delle diverse aree di competenza.

Il Ministro della Salute e il Ministro dell’Università e della Ricerca hanno sottoscritto il decreto di adozione del Piano Formativo Nazionale per la Medicina di Genere (in attuazione dell’’articolo 3, comma 4, della Legge 11 gennaio 2018, n. 3).
Il documento, predisposto in collaborazione col Centro di Riferimento per la Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità ed esperti regionali in medicina di genere, è stato sottoposto al Consiglio Superiore di Sanità, il quale ha istituito un gruppo di lavoro, in seno alla Sezione II.

Il Piano integra quanto già sancito dal Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere in materia di formazione e ha lo scopo di fornire indicazioni sulla formazione in medicina di genere, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e di quelle sociali, economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona.

In particolare, la formazione, per la natura trasversale della tematica, dovrà da un lato diffondere tra tutti i professionisti coinvolti una cultura verso un nuovo approccio capace di riconoscere l’impatto delle differenze di sesso e genere, al fine di adattare ad esse la propria pratica e, dall’altro, dovrà intercettare i bisogni formativi specifici di ciascun professionista, tenendo conto delle diverse qualifiche professionali e delle diverse aree di competenza.

Solo tramite un approccio che integri questi diversi aspetti sarà infatti possibile fornire ai professionisti strumenti per erogare prestazioni che non siano solo volte a garantire qualità e appropriatezza, ma anche equità e inclusione.

Il Piano, non solo offre un inquadramento generale sulla tematica della medicina di genere, fornendo le principali definizioni e i riferimenti nazionali e internazionali, ma individua i soggetti coinvolti, le aree di applicazione, le modalità e i contenuti della formazione in medicina di genere. Infine, definisce le modalità della verifica della sua applicazione.

26 Aprile 2023

Farmaci. Bilancia commerciale UE in positivo anche nel 2022: abbiamo esportato più del doppio di quanto importato. Italia tra i primi 5 grandi esportatori. Al top Germania e Belgio

Dal Quotidiano Sanità del 26 aprile 2023

Lo rileva un’analisi di Eurostat che registra un incremento dell’export farmaceutico della UE tra il 2002 e il 2022 del 474%, a fronte di un aumento dell’import nello stesso periodo del 250%. Nel 2022 abbiamo esportato farmaci e prodotti farmaceutici per 287 miliardi di euro contro i 112 miliardi di import con un surplus commerciale di 175 miliardi di euro, il più alto dal 2002. I maggiori esportatori sono Germania e Belgio e poi Irlanda, Paesi Bassi e Italia. Stati Uniti e Svizzera i principali partner commerciali dell’UE.

Tra il 2002 e il 2022, le esportazioni dell’UE di medicinali e prodotti farmaceutici verso paesi al di fuori dell’UE sono aumentate notevolmente rispetto alle importazioni.

Le esportazioni sono infatti passate dai 50 miliardi di euro nel 2002 ai 287 miliardi di euro nel 2022 pari a un incremento del 474%. Rispetto al 2021 (235 miliardi di euro di export), l’incremento è stato del 22%.

Lo rileva Eurostat che sottolinea come siano aumentate anche le importazioni che sono passate da 32 miliardi di euro a 112 miliardi di euro tra il 2002 e il 2022, pari a un incremento del 250%. La crescita c’è stata anche nel 2022 con un aumento del 12% rispetto al 2021 che ha fatto registrare un import di 100 miliardi di euro.

Con le esportazioni extra-UE che crescono più delle importazioni, il surplus commerciale dell’UE in prodotti medicinali e farmaceutici ha raggiunto i 175 miliardi di euro, il valore più alto dal 2002 (18 miliardi di euro).

I maggiori esportatori e importatori sono stati la Germania e il Belgio
Nel 2022, la Germania è stato il maggiore esportatore extra-UE dell’UE (68 miliardi di euro), seguita da Belgio (56 miliardi di euro), Irlanda (42 miliardi di euro), Paesi Bassi e Italia (ciascuno con circa 22 miliardi di euro).

I maggiori importatori extra-UE di medicinali e prodotti farmaceutici sono stati il Belgio (21 miliardi di euro), seguito da Germania (19 miliardi di euro), Paesi Bassi (18 miliardi di euro), Spagna (10 miliardi di euro) e Italia (9 miliardi di euro).

Stati Uniti e Svizzera sono rimasti i principali partner commerciali dell’UE
La principale destinazione delle esportazioni extra-UE di medicinali e prodotti farmaceutici nel 2022 sono stati gli Stati Uniti, che rappresentano quasi un terzo (33%) di tali esportazioni, seguiti a distanza da Svizzera (13%), Regno Unito (7%), Cina e Giappone (entrambi 6%).

Le importazioni farmaceutiche nell’UE provengono principalmente dagli Stati Uniti, che rappresentano il 35% di tutte le importazioni dell’UE di questi prodotti, seguiti dalla Svizzera (34%), dal Regno Unito (9%), dalla Cina (5%) e da Singapore (4 %).

Per quanto riguarda il commercio tra l’UE e gli Stati Uniti, tra il 2002 e il 2022 le esportazioni dell’UE di medicinali e prodotti farmaceutici sono cresciute di oltre il 9% all’anno e le importazioni dell’UE sono cresciute di quasi il 7% all’anno. Durante questo periodo, la bilancia commerciale è stata a favore dell’UE, registrando un surplus di 54 miliardi di euro nel 2022.

Per quanto riguarda la Svizzera, tra il 2002 e il 2022 le esportazioni dell’UE sono cresciute di quasi il 10% all’anno e le importazioni sono cresciute di quasi l’8% all’anno. Nello stesso periodo, l’UE ha registrato un disavanzo commerciale con la Federazione elvetica pari a -8 miliardi di euro nel 2009, 2012, 2019 e -9 miliardi di euro nel 2021. Nel 2022 è stata registrata una riduzione di questo disavanzo, con la bilancia commerciale segnalata a -€ 1 miliardo.

19 Aprile 2023

Eccesso mortalità. A Febbraio per la prima volta col segno “meno” dal periodo pre Covid. Ma in Italia risale dopo il calo di gennaio

Dal Quotidiano Sanità del 18 aprile 2023

Lo rileva Eurostat che sottolinea come dopo il balzo al +19,7% di dicembre 2022 si sia passati al -2% di febbraio. In Italia l’eccesso di mortalità resta comunque basso (+0,8% a febbraio) anche se appare in risalita rispetto al -4,7% registrato a gennaio.

Per la prima volta da febbraio 2020 (periodo pre-pandemia di COVID-19), non si è registrato un eccesso di mortalità nell’UE nel suo complesso poiché l’indicatore è sceso al di sotto del valore di riferimento (numero medio di decessi per lo stesso periodo nel 2016-2019) assestandosi a -2% nel febbraio 2023.

Lo rileva Eurostat nel suo ultimo report.

In confronto, il tasso di mortalità in eccesso era dell’8% nel febbraio 2022 (39.000 decessi aggiuntivi), del 6% nel febbraio 2021 (26.000 decessi in eccesso) e di quasi -3% nel febbraio 2020.

Il tasso di mortalità in eccesso si è mantenuto elevato nell’ultimo trimestre del 2022, raggiungendo +12% in ottobre, +9% in novembre e +19% in dicembre, il valore più alto registrato del 2022.

Gennaio 2023 ha invece registrato un calo significativo fermandosi a +3% rispetto al mese precedente e poi ha continuato a scendere fino al valore negativo di febbraio.

Nel febbraio 2023, due terzi dei paesi dell’UE non hanno registrato morti in eccesso. Tra i paesi che hanno registrato valori positivi, Grecia e Cipro hanno registrato i tassi di mortalità in eccesso più elevati (entrambi +12% sopra la media mensile nazionale per il 2016-19), seguiti da Portogallo con +6%, Paesi Bassi e Francia, entrambi al 4%, Malta con il 2% e Italia, Irlanda e Austria, tutte con percentuali attorno al +1%.

In Italia va tuttavia rilevato che a gennaio l’eccesso di mortalità era sceso al -4,7%.

I maggiori picchi di decessi in eccesso nell’UE sono stati registrati nell’aprile 2020 (+25%), nel novembre 2020 (+40%), nell’aprile 2021 (+21%) e nel novembre 2021 (+27%).