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3 Agosto 2022

Case e Ospedali di comunità. Approvati i requisiti di autorizzazione all’esercizio e in via preliminare i requisiti di accreditamento istituzionale

In Sardegna nell‘elenco degli interventi finanziati con le risorse PNRR e PNC, sono inserite 50 Case delle comunità e 13 Ospedali di Comunità. Nieddu: “Auspichiamo di vedere una sanità che funzioni e sia all’altezza delle aspettative dei cittadini e dei pazienti. Continuiamo pertanto, nonostante la presenza di difficoltà oggettive che non dipendono da noi, come la carenza di specialisti, ad andare avanti per supportare ed incentivare, per quel che è nelle nostre possibilità, il nostro Ssr in prospettiva di una maggior efficienza nell’assistenza sanitaria prestata”
Case e Ospedali di comunità al via anche nell’isola. Nella sua ultima seduta la Giunta sarda ha deliberato l’approvazione dei ‘requisiti di autorizzazione all’esercizio e approvazione preliminare dei requisiti ulteriori di accreditamento istituzionale’ anche per queste strutture.

“Requisiti che sono stati rappresentati attraverso delle schede redatte da un gruppo di lavoro di competenza tecnica della materia – spiega a Quotidiano Sanità l’Assessore Mario Nieddu -, istituito grazie alla collaborazione con la direzione del mio assessorato”.

“Ricordo – prosegue l’esponente di Giunta – in riferimento alla L.R. n.24/2020 di riforma del sistema sanitario regionale – che con l’art. 44 abbiamo previsto l’individuazione nella Casa della salute, denominata Casa delle comunità ai sensi del decreto n. 77/2022, la struttura che raccoglie in un unico spazio l’offerta extra-ospedaliera del servizio sanitario, integrata con il servizio sociale, in grado di rispondere alla domanda di assistenza di persone e famiglie con bisogni complessi. E con l’art. 45 successivo, viene istituito l’Ospedale di comunità (OsCo), quale presidio di raccordo funzionale tra l’ospedale per acuti e i servizi territoriali. Ricordo che la finalità dell’Ospedale di comunità è fornire adeguati livelli di cura alle persone che non hanno necessità di ricovero in ospedali per acuti, ma che hanno comunque bisogno di un’assistenza sanitaria protetta che non può essere resa a domicilio, e limitatamente a periodi di tempo medio-brevi”.

Ripercorrendo inoltre i passi che hanno portato all’attuale delibera, l’Assessore prosegue: “In Giunta regionale abbiamo poi approvato la deliberazione n. 48/47 del 10 dicembre 2020 con la quale è stato recepito l’Atto n. 17/CSR del 20 febbraio 2020 di Intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, attraverso cui sono stati approvati i requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi dell’Ospedale di comunità. Mediante questa delibera abbiamo quindi demandato al Piano regionale dei servizi sanitari della Regione Sardegna la definizione degli indirizzi per l’individuazione e l’implementazione degli Ospedali di comunità. Piano regionale dei servizi sanitari riferito al triennio 2022-2024, deliberato nel mese di marzo scorso, e che prevede la riorganizzazione della rete territoriale e dell’offerta di servizi, ed il potenziamento del distretto sociosanitario quale punto di riferimento per l’assistito rispetto alla complessità della rete dei servizi e favorisce la presa in carico globale dell’assistito”.

“Sappiamo inoltre che anche la voce Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) promuove la realizzazione di Case e Ospedali della Comunità – rileva Nieddu -, la cui realizzazione è finanziata attraverso la ripartizione del Piano nazionale per gli investimenti complementari (PNC), come rilevabile dal decreto del Ministro della Salute del 20 gennaio 2022. Con l’approvazione quindi della recente deliberazione n.18/32 del 10 giugno 2022, la Giunta regionale ha approvato in via definitiva l’elenco degli interventi finanziati con le risorse PNRR e PNC, tra i quali sono inseriti anche 50 Case delle comunità e 13 Ospedali della Comunità”.

“Per ottemperare ora al Contratto istituzionale di sviluppo (CIS) sottoscritto dal Governatore Solinas e dal Ministro Speranza e finalizzato all’esecuzione e alla realizzazione degli investimenti della Missione 6 – conclude l’esponente di Giunta -, abbiamo dunque individuato ed approvato i requisiti rappresentati dalle schede di cui in allegato. Auspichiamo di vedere una Sanità che funzioni e sia all’altezza delle aspettative dei cittadini e dei pazienti. Continuiamo pertanto, nonostante la presenza di difficoltà oggettive che non dipendono da noi, come la carenza di specialisti, ad andare avanti per supportare ed incentivare, per quel che è nelle nostre possibilità, il nostro Ssr in prospettiva di una maggior efficienza nell’assistenza sanitaria prestata”.

1 Agosto 2022

Telemedicina: dal Pnrr 2,8 miliardi per l’innovazione digitale, a Roma l’Health&BioTech summit

L’Healt&BioTech summit è stata l’occasione per sottolineare l’importanza della digitalizzazione del sistema sanitario, viste soprattutto le nuove possibilità offerte dal Pnrr

Due miliardi e 800 milioni di euro. È questa la cifra stanziata dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) per la digitalizzazione del sistema sanitario italiano. Tra gli obiettivi prefissati dal Piano per il 2025 figurano: 200mila pazienti assistiti con la telemedicina, l’85% dei medici di base che alimenteranno il fascicolo sanitario elettronico e la digitalizzazione di 280 ospedali.

In generale, la sanità digitale consente di fornire una migliore e più puntuale assistenza ai pazienti, anche a distanza, come sottolineato a Roma durante la seconda edizione dell’Health&BioTech summit, il convegno promosso da Msd, Deloitte e Intesa Sanpaolo Rbm Salute.

Telemedicina: Quali sono i vantaggi della digitalizzazione?

Riduzione delle liste di attesa, delle disuguaglianze nell’accesso ai servizi, delle ospedalizzazioni, migliore adesione alle terapie e agli screening anticancro e ottimizzazione dei costi. Il Fascicolo Sanitario Elettronico, il pilastro della sanità digitale, è lo strumento con cui il cittadino può tracciare e consultare tutta la storia della propria vita sanitaria, condividendola in maniera sicura con gli operatori sanitari.

Tuttavia, come ha evidenziato il sottosegretario alla salute Andrea Costa, intervenuto all’evento che si è tenuto mercoledì 27 luglio a Roma,se da una parte il Pnrr offre una straordinaria possibilità di innovazione, dall’altra: “le risorse da sole non bastano, è necessario un nuovo modo di concepire l’ecosistema digitale e per fare questo bisogna poter contare su un sistema che consenta l’interoperabilità dei dati senza il quale non sarà possibile ottenere i risultati che auspichiamo”.

In un simile contesto allora l’Health&BioTech summit assume ancora più importanza in quanto, favorendo il dibattito sul valore della trasformazione digitale della sanità tra rappresentanti istituzionali, del mondo accademico-scientifico e delle aziende, alimenta la cooperazione tra settore pubblico e privato.

L’Health&BioTech Accelerator program

In ragione di questo sforzo comune va letta anche la seconda edizione dell’Health&BioTech Accelerator program, inclusa nell’Health&BioTech summit, che ha premiato le 6 startup più innovative tra le 1000 che hanno partecipato, provenienti da più di 40 Paesi. Il progetto è stato coordinato da Deloitte officine Innovazione in collaborazione con diversi partner tecnico scientifici, tra cui i major partner Msd Italia e Intesa Sanpaolo Rbm Salute.

“L’Health&BioTech Accelerator è una eccellenza italiana che mostra come il paradigma dell’Open Innovation sia quello vincente: solo con una stretta sinergia tra tutti gli attori dell’innovazione possiamo accelerare e stare al passo sulle grandi frontiere di trasformazione che stanno coinvolgendo sempre più settori industriali, tra cui anche quello della salute e delle biotecnologie, settori prioritari per il nostro Paese”, commenta Francesco Iervolino, Partner Deloitte Officine Innovazione e Life Sciences & Health Care Innovation Leader Deloitte Central Mediterranean.

Nel corso del summit è intervenuto anche Massimo Tessitore, AD e DG di InSalute Servizi, nuova società della Divisione Insurance di Intesa Sanpaolo ( partecipata al 65% da Intesa Sanpaolo Vita e al 35% da Blue Assistance, che appartiene a Reale Group), ed ha dichiarato: “il progresso digitale e tecnologico può avere un impatto fondamentale per l’innovazione di tutto il sistema di gestione delle persone e dei loro bisogni e percorsi di cura, e proprio con l’obiettivo di sviluppare maggiormente i prodotti e servizi digitali di Intesa Sanpaolo Rbm Salute è nata InSalute Servizi, con cui vogliamo contribuire a dare un’ulteriore spinta a questa trasformazione in corso, evolvendo l’offerta e le modalità di partnership con strutture convenzionate”.

Telemedicina: prima e dopo la pandemia

Nella fase pre-pandemica la sanità digitale era ancora agli albori. Secondo un’indagine condotta dall’istituto Superiore di Sanità, tra il 2014 e il 2017 sono state accertate circa 350 esperienze sporadiche di telemedicina e che solo un cittadino su dieci utilizzava il fascicolo sanitario elettronico. Due anni dopo, nel 2019, il ministero della Salute ha avviato una ricerca sulle esperienze, a livello regionale, di telemedicina. Dalla mappatura è emerso che nel 2018 erano attivi 282 progetti, con distribuzione piuttosto eterogenea tra le regioni.

Come si può facilmente intuire, durante la pandemia le iniziative di telemedicina sono aumentate in maniera esponenziale, stimolate soprattutto dal settore privato, che quindi non si è limitato solamente alla diffusione globale di farmaci e vaccini contro il Covid-19.

“Da marzo 2020, le aziende farmaceutiche – ricorda Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore delegato di Msd Italia – hanno attivato ben 247 iniziative di telemedicina che hanno apportato importanti benefici per le persone affette da patologie croniche che hanno potuto continuare a seguire i propri percorsi di cura senza spostarsi dal proprio domicilio. Nel corso della pandemia, in diverse Regioni italiane sono stati perfezionati algoritmi capaci di favorire l’aderenza alle terapie da parte dei pazienti e che hanno permesso ai medici di controllare e monitorare in tempo reale lo stato di salute dei pazienti. Msd – assicura ancora Nicoletta Luppi – intende continuare a supportare questi progetti al fine di superare, proprio grazie alle tecnologie digitali, le difficoltà che la pandemia ha causato all’assistenza in presenza dei pazienti, favorendo, pertanto, una ripresa ‘accelerata’ anche della buona salute”.

Da parte sua, lo Stato italiano è impegnato da diverso tempo nella trasformazione digitale della sanità. Negli ultimi 8 anni, infatti, sono stati approvati più di 10 provvedimenti nazionali sulla sanità digitale, di cui l’ultimo (D.L. 27 gennaio 2022, n.4) definisce il ruolo dell’AGENAS (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali). In base al decreto legge, la piattaforma nazionale di telemedicina sarà gestita proprio da AGENAS, con l’obiettivo di favorire l’adozione a livello locale di soluzioni di telemedicina secondo modelli applicabili su larga scala. D’altra parte, la strategia nazionale nell’ambito del Pnrr è proprio questa: far sì che una piattaforma nazionale di telemedicina possa essere il punto di partenza di nuovi progetti e soluzioni all’interno dei sistemi regionali.