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31 Agosto 2022

Un invito ai partiti per un impegno a favore degli anziani fragili: dieci target per giustizia, equità e diritto alla libertà nella vecchiaia

Lo ha lanciato l’Associazione Italiana di Psicogeriatria stilando dieci punti sui quali si auspica che i partiti possano trovare convergenze operative nella prossima legislatura. I principi ai quali si ispira il documento guardano alla giustizia, all’equità e al diritto alla libertà: condizioni possibili solo attraverso un’adeguata organizzazione civile e una competenza e conoscenza da parte dei pianificatori e legislatori sulle problematiche legate all’invecchiamento.
Tra poche settimane andremo a votare. L’Associazione Italiana di Psicogeriatria esprime alcune indicazioni che potrebbero essere colte da tutti i partiti a favore di ogni persona fragile per età, per condizione di salute e per collocazione sociale.

I principi ai quali si ispira questo documento guardano alla giustizia, all’equità e al diritto alla libertà: condizioni possibili solo attraverso un’adeguata organizzazione civile e una competenza e conoscenza da parte dei pianificatori e legislatori sulle problematiche legate all’invecchiamento.

1. Impegno ad evitare discussioni e decisioni attorno alle persone anziane che siano incentrate solo su problematiche di “risparmio” e di “spreco”. Ogni provvedimento deve essere attuato sulla base dell’utilità individuale e collettiva, pur con la dovuta attenzione ad appropriatezza ed efficienza. Chi ha lavorato e creato condivisione sociale, cultura e ricchezza per il nostro Paese ha un credito di riconoscenza e rispetto che non si deve valutare in termini economici. Per rispondere a questa esigenza, primaria per ogni società civile, è necessario strutturare in modo radicalmente nuovo la formazione degli operatori sanitari e dell’assistenza a tutti i livelli, da quello universitario agli altri luoghi di formazione. Oggi mancano operatori preparati umanamente e tecnicamente per la cura degli anziani fragili, con le gravissime conseguenze che oggi rendono precario il lavoro di molti servizi.

2. La persona anziana ha bisogno della protezione necessaria per il suo livello di fragilità. Non hanno efficacia provvedimenti generici fondati solo sull’età, che non è di per sé indicatore della necessità di supporto. E’ necessario considerare tra i criteri per la ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale la deprivazione sociale, indicatore di svantaggio in termini di istruzione, di capacità economica e di relazioni. In questa prospettiva, le forze politiche devono dedicare particolare attenzione all’organizzazione dei servizi per gli anziani fragili nelle regioni meridionali del nostro Paese, abbandonando lo storico disinteresse.

3. I luoghi di vita devono essere organizzati in modo accogliente e sicuro. È inutile e offensivo invitare gli anziani a uscire di casa e a vivere nella comunità se le strade sono deserte, inospitali, talvolta frequentate da persone non amiche, spesso con barriere architettoniche. Attenzione allo spopolamento dei centri storici e alla scomparsa di luoghi naturali di incontro. E’ necessario studiare modalità urbanistiche dove la persona fragile possa trovare punti di appoggio fisico e psicologico.

4. La solitudine dell’anziano e i danni da questa provocati devono essere al centro dell’attenzione del legislatore e degli amministratori di ogni livello. Troppi sono stati recentemente i drammi provocati dalla solitudine dei singoli e delle coppie. È un fenomeno che tende a diventare sempre più pervasivo; vanno quindi organizzati sistemi per creare socialità e favorire i contatti; nei casi più gravi, è necessario prevedere forme di accompagnamento diretto da parte dei servizi.

5. Gli anziani devono essere aiutati nell’utilizzazione delle nuove tecnologie, almeno quelle di base, per potersi mettere in contatto con i servizi senza sentirsi esclusi e impotenti. Non devono diventare barriere che provocano disagi e crescenti diseguaglianze. Attuare programmi di digitalizzazione diffusi nel territorio.

6. È necessario riorganizzare profondamente l’assistenza all’anziano nel territorio. Il PNRR contiene indicazioni quantitative non sempre realizzabili e utili rispetto alla cura delle persone fragili. Andrà rivisto che rispetto a contenuti e obiettivi quando si dovranno stendere i piani attuativi, identificando in particolare alternative al ricovero ospedaliero realmente efficaci sul piano clinico-assistenziale, che però non pongano sulle famiglie carichi di lavoro insostenibili. Attenzione particolare deve essere data al lavoro di caregiving, per facilitarne il compito in un’atmosfera di protezione sul piano organizzativo ed economico.

7. L’assistenza nell’ospedale deve essere riorganizzata tenendo conto della forte prevalenza delle persone molto anziane tra i degenti. È necessario diffondere una cultura e un’organizzazione che rispetti le esigenze della persona non più giovane colpita da una malattia acuta. Da rivedere anche la disponibilità di posti letto ospedalieri, in particolare nelle aree mediche, per evitare dimissioni inadeguate. Un ospedale adatto agli anziani fragili sarebbe per le sue caratteristiche un ospedale migliore per tutti. E’ necessario un intervento radicale per la riorganizzazione del pronto soccorso, porta d’accesso all’ospedale spesso irrispettosa dei bisogni di cura e assistenza posti dalle malattie croniche e dalle fragilità.

8. Le case di riposo (RSA) siono al centro dell’impegno delle comunità sul piano dei finanziamenti, fino ad ora assolutamente insufficienti, e del personale, che deve essere in quantità adeguata e con ottima preparazione professionale. Le comunità di ogni livello devono porre le residenze degli anziani al centro delle loro attenzioni e della loro vita. Lo stato nazionale deve intervenire per integrare l’attività regionale quando questa, per problematiche economico-organizzative, non è in grado di dare risposte adeguate.

9. I servizi territoriali e ospedalieri devono prevedere modalità di cura e accoglienza delle persone affette da demenza, che hanno esigenze specifiche e sono particolarmente fragili.

10. Infine: l’anziano è costruttore di futuro. L’organizzazione politica che non accetta questa posizione non costruisce una comunità equilibrata e giusta.

25 Luglio 2022

Un italiano over-60 su 5 è fragile e oltre 1 milione di anziani sono affetti da fragilità severa. L’indagine di Italia Longeva

Sono quasi 4 milioni gli over 60 con fragilità di grado moderato o severo che necessita di un monitoraggio e un’assistenza continui per evitare che precipiti portando con sé disabilità gravi, ospedalizzazioni e decessi. I più colpiti sono gli anziani con basso reddito e chi vive al Sud, ma non mancano le eccezioni. Servizi di assistenza domiciliare e RSA non proporzionati al numero di fragili in 3 Regioni su 4.
Il Covid, con l’alto tributo di vite tra gli anziani, ha portato alla ribalta il concetto di fragilità, una condizione tipica dell’invecchiamento caratterizzata da un’aumentata vulnerabilità ad eventi acuti e che si associa ad una mortalità fino a 5 volte più elevata. “Ma la fragilità, oggi tanto decantata, non è mai stata misurata, né tanto meno utilizzata per programmare servizi territoriali di long-term care adeguati alla complessità degli anziani. La pandemia ha fatto capire che il problema è lì e che dobbiamo sfruttare l’opportunità del PNRR per ripensare un servizio sanitario orientato alla presa in carico delle persone fragili”, spiega Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva, l’Associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva del Ministero della Salute.
A confermare questa urgenza sono i dati dell’Indagine di Italia Longeva “La mappa della fragilità in Italia: gradiente geografico e determinanti sociodemografici” che, per la prima volta, ha misurato e mappato la fragilità tra la popolazione ultrasessantenne in Italia: più di 1 over-60 su 5 – quasi 4 milioni di persone – presenta una fragilità di grado moderato o severo che necessita di un monitoraggio e un’assistenza continui per evitare che precipiti portando con sé disabilità gravi, ospedalizzazioni e decessi. Un rischio fortemente correlato alla multimorbidità, con 13 milioni di over-60 (3 anziani su 4) che, stando all’indagine, sono affetti da cinque o più malattie croniche.

L’indagine, curata per Italia Longeva da Davide Vetrano, geriatra ed epidemiologo al Karolinska Institutet di Stoccolma, in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), è stata presentata oggi al Ministero della Salute nel corso della settima edizione degli “Stati Generali dell’assistenza a lungo termine – Long-Term Care SEVEN”, l’appuntamento annuale di Italia Longeva che riunisce gli attori che, ai vari livelli, si occupano di programmare e gestire l’assistenza agli anziani. Al centro del confronto, le sfide in atto per la riorganizzazione, l’integrazione e la digitalizzazione della rete dei servizi territoriali, alla luce del PNRR e del DM 77. Tra i focus della due-giorni, il ruolo dei farmaci equivalenti nell’ambito della long-term care, approfondito nell’Indagine di Italia Longeva sul “Processo di prescrizione dei farmaci equivalenti in Italia”.

Nello studio presentato questa mattina, la fragilità è stata valutata attraverso un indice di fragilità altamente predittivo (basato sulla prevalenza di 25 deficit tra malattie croniche, aspetti funzionali e nutrizionali, selezionati da un algoritmo informatico validato) e facilmente implementabile nel database in uso ai medici di medicina generale, applicato su un campione di 440mila over-60 rappresentativi della popolazione italiana, riferito all’anno 2019.

Il 6,5% della popolazione over-60 (circa 1.200.000 persone) è affetto da fragilità severa, percentuale che varia a seconda delle aree del Paese, con in testa le regioni del Sud e Isole (8,2%), rispetto a quelle del Centro (6,2%) e del Nord (5,3%). La maglia nera per maggior numero relativo di anziani affetti da fragilità grave spetta alla provincia di Rieti (14,4%),seguita da Salerno (12%) e Trapani (11,9). Campania e Sicilia presentano ben 7 province tra le prime 10 con le percentuali più elevate di soggetti con fragilità severa. Di contro, le città che mostrano una minore concentrazione di anziani con fragilità grave, con valori fino a dieci volte inferiori, sono Asti (1,9%), Macerata (2,1%) e Bolzano (2,4%).

A determinare il livello di fragilità della popolazione entrano in gioco anche variabili di tipo socio-demografico: la fragilità severa cresce all’aumentare dell’età, passando dallo 0,8% nella fascia 60-65 anni al 17,3% negli ultraottantenni, ed è maggiore nelle province con più bassi valori di reddito medio pro-capite (MEF, 2019). Non mancano, tuttavia, province con valori di reddito estremamente differenti ma con livelli di fragilità simile: è il caso di Foggia e Pavia che a fronte di un reddito medio pro-capite rispettivamente di 15mila e 22mila euro, registrano entrambe l’8% di over-60 con fragilità severa, ad indicare che le disuguaglianze socioeconomiche spiegano solamente parte del problema.

“Il lavoro nato dalla collaborazione tra geriatri e medici di medicina generale – aggiunge Bernabei – ha concretizzato la fragilità in una misura fruibile e interpretabile, sia per i medici che per i decisori, per meglio declinare l’assistenza agli anziani. Riconoscere per tempo la fragilità, consente al medico di intervenire sul singolo paziente con una presa in carico personalizzata prima che la condizione precipiti ulteriormente. Ma non solo: sapere quali Regioni e Province d’Italia sono caratterizzate da una più alta prevalenza di fragilità e multimorbidità permette di destinare alla long-term care risorse, professionisti, strutture e servizi adeguati a rispondere puntualmente ai bisogni dei più vulnerabili”.

“L’ambulatorio del medico di medicina generale rappresenta per i cittadini la porta di ingresso al sistema sanitario nazionale. Il MMG è colui che conosce la storia clinica del paziente meglio di chiunque altro: informazioni sanitarie essenziali, aggiornate e di elevata qualità per una corretta stratificazione della popolazione come previsto dal DM 77 – spiega Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg). Negli ultimi, anni la Simg ha investito le sue energie proprio in questa direzione, con la validazione dell’indice di fragilità utilizzato nello studio presentato oggi e che rappresenta uno strumento di pregio per la profilazione dei cittadini fragili”.

Partendo dal presupposto che la presenza di fragilità severa determina il bisogno di cure domiciliari o residenziali, l’indagine di Italia Longeva ha analizzato anche il rapporto tra il tasso di fragilità, l’offerta regionale di posti letto nelle residenze socio-assistenziali (RSA) e i servizi di assistenza domiciliare (ADI). Il quadro che emerge è ancora una volta eterogeneo lungo la penisola: solo 5 regioni su 20 – Piemonte, Liguria, Veneto, Marche e Friuli Venezia Giulia – offrono servizi di ADI o RSA proporzionati al numero di anziani con fragilità severa residenti nella stessa regione.

D’altra parte, i dati del Ministero della Salute sull’offerta di assistenza domiciliare (ADI) e residenziale (RSA), censiti da Italia Longeva all’interno dell’Indagine, mostrano una situazione pressoché invariata rispetto all’anno precedente, sia per numero di assistiti che per giornate di presa in carico. Nel 2021, solo il 2,3% dei quasi 14 milioni di over-65 residenti in Italia ha beneficiato di cure residenziali e poco più del 2,9% del totale (400.000 anziani) ha ricevuto assistenza domiciliare, in molti casi limitata a prestazioni episodiche, a basso livello di intensità assistenziale e con estrema variabilità regionale.

“Il Pnrr è, per il Servizio sanitario nazionale, l’occasione per modernizzare la rete dell’assistenza territoriale ma è indispensabile una cabina di regia che ‘governi’ la fragilità. Non basta potenziare i servizi di ADI, è necessario collegarli con l’ospedale e con le nuove strutture previste dal Pnrr, facendo sì che l’anziano venga preso in carico nel posto migliore a seconda del grado di complessità dei suoi bisogni”, conclude il presidente di Italia Longeva.